NATALE AL CLASSICO

di Massimo Di Paolo – A Notre Dame sono tornate a suonare le campane in una Parigi raccolta e partecipe, a Sulmona le porte del Liceo Ovidiosono tornate ad aprirsi. Porte che si aprono campane che suonano: e festa sia. Molti, a Sulmona, hanno già scritto della riapertura del “Liceo Classico con enfasi, emozioni, ricordi e quel tanto di dovuta retorica. Anche quando si è antagonisti politici -nel merito e nelle prassi- quando c’è di mezzo la nostra Città, patrimonio emotivo innanzitutto, oltre che storico e antropologico, allora non possono esserci né schieramenti né ciniche contrapposizioni. Riaprire una Scuola, in un territorio depresso da anni, è un segno di resistenza che va innanzitutto condiviso con tutti e tra tutti. Nessuna fascia, nessun primato, nessuna esclusività. Pirandello scriveva “Sogno di Natale”, festa delle emozioni, anestesia dei ragionamenti sottili: sapevamo di avere bisogno di aprire, per una volta, la scatola dei decori, di mettere la ghirlanda alla porta. Una cerimonia sostanzialmente sobria, semplice, giusta, con poche star e politici misurati nel parlare: non si è celebrato, per fortuna nostra, il trionfo del narcisismo. Ha vinto la Scuola. Ora occorre costruire, ricostruire diremmo. Uscire dalle utopie dei ricordi, rendere attuali le reminiscenze emotive dei più vecchi, accettare visioni protese verso il futuro, utili, necessarie ai tempi moderni. Non si può restare fermi al progetto di riapertura di una scuola del passato: è in gioco il concetto di empatia con il mondo moderno, con i significati che gli studenti di oggi devono essere in grado di declinare. Non è più sufficiente abitare il Classico, occorre fin da subito, abitare ciò che si trova oltre le mura tirate a lucido. Occorre che i giovani di Sulmona tuttapossano mettere al centro dello studio e del sapere, in ogni sua forma, la propria soggettività, la propria giovinezza e il tempo presente. Henry David Thoreau diceva: “Non importa quello che stai guardando, ma quello che riesci a vedere”. La Città addobbata con scritte latine, il Liceo che torna, gruppi di appartenenza: si rischia di tracciare la linea tra chi può esserci e chi no. Si rischia di tornare al Classico della “scuola di classe” di lontana memoria che, dichiaratamente, evidenziava appartenenze di ceto, di diversità sociale. Un inno alla disuguaglianza. Una Scuola democratica, figlia di una democrazia matura, oggi più di ieri, non può che essere “Scuola sociale”, scuola di tutti. Scuola inclusiva nei fatti, che sa riconoscere le diversità, che non ha bisogno di creare steccati simbolici, club per aristocratici. L’antico continua a mantenere il suo valore di rappresentanza per tutte quelle generazioni che hanno profondamente creduto nella Scuola e nella formazione come strumento di crescita, di democrazia, di libero pensiero, di pari opportunità. Il Liceo Classico in Italia vive un momento di grandi interrogativi, di resistenze e di deboli propositi. A Sulmona il “Liceo Ovidio” mantiene la ricchezza dei tempi passati e importanti obblighi per i tempi futuri. Sulmona tutta si è stretta intorno all’edificio “riconsegnato alla Città”, nella speranza di interpretare una metamorfosi attesa per un luogo cosi simbolico ma anche strategico. Quale Augurio condividere se non la speranza di vedere spazi di aggregazione intensamente vissuti; movimenti studenteschi proattivi, sperimentazioni, contaminazioni tra cultura umanistica, scientifica, economica e sociale; una Agorà dove si possa immaginare il possibile per la Città: rintracciare prospettive, mescolanza sociale e intellettuale. Un luogo simbolo non solo per la memoria sedimentata, non solo per le generazioni trascorse. Luogo di ri-nascita, in cui la vecchia borghesia agisca spontaneamente le proprie dismissioni a favore di un nuovo cantiere per giovani talenti, per idee, per energie, per uguaglianze. Raffaele la Porta, pedagogista visionario e progressista, anticipava il cambiamento della Scuola senza indebolirne la solidità della formazione, senza la paura di smarrire l’eredità dei classici nelle prodigiose e complesse realtà dell’era moderna.

Buon Natale a tutti!

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