COSTRETTA A “OZIARE” SUL POSTO DI LAVORO, LA ASL CONDANNATA A PAGARE 150 MILA EURO
E’ stata per lungo tempo calpestata la dignità della lavoratrice, tenuta in stato di forzata inattività dopo essere rientrata a lavoro come impiegata amministrativa, con perdita totale delle mansioni e totale dequalificazione”. Lo ha messo nero su bianco il giudice del lavoro del Tribunale di Sulmona, Alessandra De Marco, che ha condannato la Asl 1 a risarcire per 150 mila euro un’infermiera in pensione che prestava servizio nell’ospedale peligno. Il Tribunale ha ritenuto l’azienda sanitaria “colpevole di avere per anni sottoposto la propria dipendente a eventi stressogeni che hanno determinato l’insorgere di una malattia psichica particolarmente grave, oltre ad averla costretta ad assentarsi dal lavoro senza mai riconoscere le patologie da cui era affetta, che non le consentivano di svolgere il lavoro di infermiera, con perdita totale per molti mesi dello stipendio”. La donna era stata costretta a mettersi in malattia e dopo l’assenza forzata dal posto di lavoro, per circa un anno e mezzo, veniva confinata per l’intero orario lavorativo su una sedia. Dopo la pensione aveva così intentato l’azione legale. (ANSA)