IL GRIDO TENERO DI ELISABETTA BIANCHI PER SULMONA TERZO POLO AQUILANO
di Luigi Liberatore – Guardate, io non sono mai tenero con gli altri. Nemmeno con me stesso. Anzi, provo per me quel sentimento, che sentimento poi in fondo non è, che gli altri disapprovano e che provano per me un motivo di disapprovazione. In poche parole, io non sono simpatico per quello che dico. Lo so. Devo riconoscere che Reteabruzzo fa davvero tanti sforzi a tenermi in redazione e ad accogliere le mie opinioni e io non faccio molto perché mi trattengano. Ho l’impressione che questa sarà la mia ultima chanche, tuttavia la voglio dedicare ad Elisabetta Bianchi, esponente politico (ininfluente come me) della città di Sulmona che in una sua nota ha denunciato la incapacità della amministrazione comunale di inserirsi in ambito regionale quale terzo polo. E’ lucida Elisabetta Bianchi quando dice che la Valle Peligna è nella condizione di superare le logiche territoriali, cioè di superare l’orticello più piccolo per avviarsi lungo un itinerario per cui Sulmona possa introdursi tra i poli di attrazione regionale. Tuttavia provo per lei le stesse sensazioni che provo per me: un sogno. No, cara Elisabetta Bianchi, Sulmona non uscirà facilmente dalle logiche del piccolo cabotaggio fino a che saprà scrollarsi di dosso il peso del “familiarismo” e assumere il compito di guida territoriale. Il capoluogo di regione aspetta che Sulmona resusciti da questo provincialismo politico che non so se dichiarare di destra o di sinistra, e aspetta che sappia anche assumere la capacità di introdurre nel circuito politico l’Altosangro che senza Sulmona e la Valle Peligna è destinato ad essere “res nullius”. Cara Elisabetta Bianchi, lei ha avuto in questo momento storico (chiedo venia a Benedetto Croce) la capacità critica di avviare elementi di analisi in faccende che sfuggono alla gente che passeggia, che va a fare la spesa nei centri commerciali come che sia un momento schietto e lineare di appartenenza ad una realtàsociale e territoriale. Ho la sensazione, tuttavia, che Sulmona, Valle peligna e Altosangro siano realtà territoriali uniche da introdurre nell’ambito di un sogno. Come da lei prefigurato. Pure io, con le sue esternazioni, sento di perdermi nel suo sogno politico.
Inna nzitutto non approfonderei più di tanto le qualità politiche dell’intera vallata.
Al tenero opporrei l’amaro della realtà in cui ci hanno piombato, per scelte bislacche ma ben ponderate e ben volute con il placet locale.
Il tutto per insussistenza, falsità e in primo luogo di incapacità.
Forse (quasi certo) non si muoverà foglia da nessuna parte, ma non lo vedo così negativo il rinvangare e ricordare il come questo territorio sia caduto in basso e calpestato quotidianamente.. e il tutto nel più totale silenzio e obbedienza di chi dovrebbe aver cura di questa parte di Regione.
Detto ciò, non vedo dove si “veda” e perchè si “neghi” il sogno di ritornare ad essere una città di “peso”.
D’altronde la funzione del sogno è anche quella di un “espresso desiderio” di diventare realtà… vuol forse lasciare intendere che siamo appagati di questa “mesta odierna realtà”?
Sogno che non si percepisce se sia stato inserito negli obiettivi dell’attuale sindacatura. L’attuale amministrazione non si sforza più di tanto di tenere la popolazione al corrente della strategia adottata per cercare di ridare la dignità perduta alla comunità di questo territorio..