ASSOLTO L’ARCHITETTO PRATOLANO ZAVARELLA: CADONO LE ACCUSE PER GLI APPALTI SUI BENI MONUMENTALI

Era finito al centro di una delle inchieste più complesse sul recupero post-sisma del patrimonio culturale vincolato, ma per l’architetto Antonio Zavarella, originario di Pratola Peligna, è arrivata l’assoluzione dall’accusa di corruzione. Il collegio del Tribunale dell’Aquila ha prosciolto Zavarella anche dall’accusa di falso ideologico, caduta in prescrizione. Difeso dagli avvocati Antonella Di Nino e Angelo Pace, Zavarella esce così dal processo che lo aveva visto imputato insieme ad altre 22 persone.

“Siamo soddisfatti. È una sentenza che restituisce giustizia al nostro assistito” – hanno commentato i legali al termine della lettura del dispositivo.

La vicenda risale al 2017, quando i carabinieri avevano avviato un’indagine sulle gare d’appalto per il recupero di beni monumentali danneggiati dal sisma. Nel mirino della procura erano finite presunte irregolarità relative ai ribassi nelle gare, che, secondo l’accusa, le ditte esecutrici avrebbero recuperato attraverso varianti assegnate con procedure negoziate o affidamenti diretti. Tra i progetti sotto esame, lavori su edifici simbolo come l’Abbazia celestiniana di Sulmona, le Mura civiche dell’Aquila, la Torre medicea di Santo Stefano di Sessanio e altre chiese e monumenti storici.

Zavarella, all’epoca dei fatti, era stato anche arrestato e la procura aveva richiesto per lui una condanna a sette anni e otto mesi di reclusione. Tuttavia, al termine del processo, le accuse sono cadute nel merito, scagionandolo da ogni responsabilità penale.

Degli originari 23 imputati, solo una persona è stata condannata: Lionello Piccinini, che dovrà scontare sei anni di reclusione, a fronte di una richiesta di pena di dieci anni.

 

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