ADELE: QUANDO IL PALCO CREA TERRORE
di Massimo Di Paolo – Molte ormai le popstar che chiedono scusa alle frotte dei fan con retorica e lacrime in abbondanza prima di andare via. Per un break da ricondizionamento. La modalità sempre la stessa, dopo un successo importante e profuso, il ritiro per scoppiamento. Non vogliamo essere cinici semmai, con una sorta di pietas che sa di umano, desideriamo comprendere ed accogliere il contatto con il limite che certe condizioni di vita, fuori ogni principio di realtà, porta inevitabilmente a toccare. L’ultima che ha buttato la spugna Adele -Laurie Blue Adkins, 36 anni- voce meravigliosa, dopo un successo da capogiro che l’ha fatta apparire in quasi tutte le classifiche: rock, pop, R&B, hip-hop, dance e Latin, ora siamo ai saluti, al “The end”.
Il futuro non è scritto. Per ora vince la parte profonda che dà nausea, tremori, paura da palcoscenico. Adele aveva già manifestato un forte stato di sofferenza e di disagio preferiva le registrazioni in studio, l’arena la intimoriva da sempre. Nel 2016 confessò che lo stress la stava divorando, poi la gestione della salute, delle sue corde vocali -sembrava questo il motivo- la indussero ad alternare uno stop and go protratto. Vite al limite quelle delle star, da cui i giovani del mondo bevono modelli, comportamenti e non senso. Quasi alcolizzata nel periodo Covid poi rientrata dalle sue bevute che sfioravano le quattro bottiglie prima delle 11 del mattino. Eppure molte artiste/i sono e resteranno, per molto tempo ancora, i modelli di gran parte delle nuove generazioni che con loro abitano costantemente sotto lo stesso tetto dei social. Cento concerti consecutivi in quel ring dalle mille e una notte quale è il Colosseum Theatre del Caesar Palace di Las Vegas ma il destino di Adele non è stato quello della principessa Shahrazād.
Essere star vuol dire giocare con parti nascoste di sé, pezzi rimossi dormienti, con la depersonalizzazione acquattata dietro l’angolo, con i vortici della girandola emotiva che allontana dalla vita reale, distoglie dalla convivenza: con il “normale”. Anche un fisico bestiale può ammalarsi. Con Someone Like You diventava una delle migliori voci della storia e con Rolling in the Deep la mutazione in star.
Panorama condiviso quello del dropout, del vuoto, della depressione tra volti noti. Storia nota e ripetuta, nazionale e non. “Me la sto facendo sotto, non ho progetti per il futuro”: c’è stata Whitehouse finita a tragedia, Justin Bieter, il grande Vasco casalingo, e ancora Tiziano Ferro, Kekko dei Modà, Sangiovanni appena dopo Sanremo 2024 e Angela Mango di cui si conosce ancora poco. Nazionali e non dicevamo con un nesso comune: l’estremo bisogno di tornare a rammendare sé stessi con bagni di semplicità, di realtà, di lavoro manuale. Stessi significati, stesse grida di aiuto, stesse terapie. Marco Mengoni suggerisce, con il suo ultimo disco dal titolo “Mandare tutto all’aria” di resettare, portare tutto a zero, per poter ricominciare,
Intanto tra interessi e qualche critica, “Libri & Visioni” suggerisce di Adele, 21, ilsecondo album in studio della cantautrice britannica, pubblicato il 19 gennaio 2011 dalla XL Recordings.
E per una interessante lettura del mondo della musica e dell’arte a braccetto con il disagio personale e la creatività: “Il pericolo di essere sana di mente”, di Rosa Montero, edito da Ponte Alle Grazie. Un libro fuori dal comune anche per chi si sente semplicemente stravagante come un artista, e non sa, se liberarsi della stravaganza che lo rende creativo o della creatività per essere normale.