CLASS ACTION CONTRO I TEPPISTI? SULMONA FACCIA SUL SERIO…
di Luigi Liberatore – Ci risiamo. Ci risiamo con gli atteggiamenti barocchi rispetto ad un fenomeno tutto angoli e asperità che merita, invece, decisioni, azioni e non enunciazioni. Non è solo fonte di preoccupazione il rigurgito teppistico che da giorni, anzi da molte notti incendia il centro storico di Sulmona. E non urti la sensibilità di nessuno quel termine “incendia”,
soprattutto dei più delicati osservatori del fenomeno, perché non è facile alzarsi la mattina per andare al lavoro e trovarsi
l’auto magari sfregiata da quello che si definisce il popolo della notte. Come non è accettabile che non si possa dormire perché un pugno di ragazzacci, una masnada di ubriaconi e varia umanità prendano possesso fisicamente del centro della città e dei vicoli storici di Sulmona. Ci risiamo. Ci risiamo anche con la proposta stravagante di una class action quale premessa per arginare il fenomeno che finirebbe nell’esilio dei suggerimenti, appunto stravaganti, come della insufficiente promessa dell’amministrazione comunale di adeguare il territorio con altre telecamere che non sortiscono effetto manco sul piano della deterrenza. Ho letto con interesse il pensiero espresso sulla vicenda dal professor Massimo Di Paolo il quale
accarezza questo rinascente fenomeno con lucidità di “scuola” ma con una visione romantica che se gli fa onore non porta certamente a soluzioni. Con la stessa umiltà con la quale mi piego alla sua esperienza di docente e di conoscitore dei problemi giovanili, mi va di fargli presente che non può esserci nulla di gradevole in questa storia, anche a voler essere teneri e accomodanti con la psicologia.
Guardate, Sulmona ha un centro storico che geograficamente si può tenere in una mano e una popolazione notturna, parlo di quella disordinata, fatta da qualche decina o poco più di persone: qualche teppistello “oriundo”, alcuni disagiati e quei liceali che sono obbligati a strafare sennò che liceali sarebbero. Ecco lo spartito che comunque desta allarme perché viene percepito come fenomeno aggressivo e destabilizzante. Sulmona, tuttavia ha un bel corpo di vigilanza urbana retto da un comandante
che ha già dato segnali di saperci fare se non altro per esperienza formata in territori “eccentrici”. C’è il Commissariato, la Tenenza dei carabinieri, quella della Finanza e poi pure i Vigili del Fuoco, all’occorrenza. Non siamo mica a Milano, in via Padova o nel quartiere del “Corvetto”. Bhe, basterebbe disporre servizi notturni, anche interforze, nemmeno ossessivi durante la settimana per evitare il ripetersi di atti contrari alla civile convivenza.
Deroghe agli orari dei pubblici esercizi o divieti di vendita di bevande alcoliche possono anche giovare, ma l’importante che si faccia sul serio. E perché no: Anche facendo fronte con la repressione.