ARRIVANO I RISARCIMENTI PER LIMMARI MA L’ECCIDIO È SEMPRE PIÙ “POVERO”
di Luigi Liberatore – Questione di poco, manca qualche incastro ragionieristico e poi l’unica superstite e i familiari dei martiri di Pietransieri saranno risarciti. Verrà risarcita pure l’amministrazione comunale di Roccaraso di cui Pietransieri è la popolosa frazione che in più giorni del novembre del 1943 vide decimata la sua popolazione dai tedeschi. L’apice della mattanza si ebbe il pomeriggio del 21 novembre quando le ultime pistole-machinen fissarono numericamente la strage: 123 vittime. Sotto le gonne scomposte della mamma trovò scampo Virginia Macerelli, unica superstite. Perché avvenne? Perché la popolazione non volle aderire all’ordine di evacuazione emanato da Kesselring, ritenuta perciò solidale o connivente con la resistenza. E io suppongo che quello fu atto di resistenza nel senso pieno del termine anche se privo di consapevolezza ideologica o militare. Ma fu resistenza e come tale l’eccidio è stato sempre commemorato con onori istituzionali più elevati resi da uomini politici di grande caratura. Nessuno si senta coinvolto o compromesso dalla mia tesi secondo cui questo eccidio esce impoverito benché stiano arrivando i risarcimenti. Mi sono chiesto quale contributo passionale possano aver portato gli esponenti della Lega cui è stata consegnata quest’anno la celebrazione in ricordo dell’eccidio, visto che quelle quattro parole recate dal presidente della Camera, Lorenzo Fontana, peraltro in un italiano pasticciato, mi sono sembrate vuote come gli slogan. Penso che la presenza fosse più per rendere un favore ad Alberto Bagnai, fiorentino, eletto parlamentare per la Lega qui in Abruzzo cui non bastava avere già un presidente “forestiero” . Limmari più povero? Sì. Nessuno ha dimenticato che a rendere onore ai martiri di Pietransieri sono saliti Giuseppe Saragat, Giovanni Spadolini, Giovanni Leone, cioè capi di stato e capi di governo. Come dimenticare la presenza autorevole di “Bulow”, nome di battaglia di Arrigo Boldrini, partigiano e politico di fede incrollabile nei valori della patria. Mi par di sentire ancora la voce tonante di Paolo Emilio Taviani vagare giù per le valli del martirio in un appassionato discorso tenuto a cospetto della popolazione sotto una bufera di neve. Limmari più povero? Sì. Mi sono chiesto cosa c’entrassero quest’anno i leghisti con questa storia di sangue e tribolazioni, cioè di patria, se non sanno come declinarla, venuti a darci una manciata di luoghi comuni proprio loro, esponenti di un partito il cui capo storico diceva: “Quando vedo il tricolore m’incazzo”. Condannato per vilipendio della bandiera italiana. Limmari più povero? Sì.