IL SETTORE BIOLOGICO È MINACCIATO: SOTTO ACCUSA IL DECRETO CONTAMINAZIONI (prima parte)

A cura del dottor Maurizio Proietti

Nel numero di ottobre 2024 della rivista Gambero Rosso, il titolo d’apertura non lascia spazio a dubbi: “Il nuovo decreto sul biologico ammazza il settore e riammette l’uso del glifosato” [*]. Il testo in questione è il decreto Contaminazioni, una bozza del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare e Forestale (Masaf) che ha già sollevato forti critiche, suscitando le preoccupazioni del settore biologico e l’intervento di figure pubbliche come la deputata Eleonora Evi, che ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro Francesco Lollobrigida.

Secondo Franco Ferroni, responsabile agricoltura per il WWF Italia, il decreto propone “limiti inverosimili” di residui di pesticidi anche per i prodotti biologici, penalizzando le aziende che puntano a ridurre l’impatto ambientale. Evi sottolinea come il testo normativo rappresenti un rischio per i coltivatori bio, minacciati dal “declassamento” dei loro prodotti a causa delle contaminazioni accidentali, spesso inevitabili, da colture convenzionali limitrofe che utilizzano pesticidi.

La questione centrale si trova nell’articolo 5 della bozza, che sembra introdurre una “tolleranza” per i residui accidentali nei prodotti biologici. Se il decreto entrasse in vigore nella sua forma attuale, il rischio è che i prodotti bio possano contenere glifosato e altri pesticidi in concentrazioni superiori alle tracce; una contraddizione profonda per un settore basato sull’assenza di sostanze chimiche di sintesi. L’impatto, sul piano della percezione pubblica, rischia di essere devastante: l’autenticità del biologico è parte fondamentale della fiducia dei consumatori.

Biologico e pesticidi: un paradosso che potrebbe minare la fiducia

Anche la rivista Il Salvagente critica aspramente il decreto, sottolineando come sia un “regalo al glifosato”. In un’indagine pubblicata sul numero di ottobre, la rivista ha rilevato tracce di glifosato in 11 su 14 campioni di farine analizzati, tra cui prodotti di marchi noti come Coop, Garofalo, Esselunga, Caputo e Conad. Sebbene i livelli di glifosato rilevati siano al di sotto dei limiti di legge, la sua presenza in alimenti di largo consumo solleva preoccupazioni sulla sicurezza alimentare e mette in discussione l’adeguatezza delle normative vigenti, che permettono livelli di contaminazione tollerati ma comunque presenti (approfondiremo nella seconda parte).

Per Il Salvagente, il principio di precauzione dovrebbe essere applicato rigorosamente, specialmente per un pesticida così controverso: anche a basse dosi, secondo studi scientifici, può comportare rischi per la salute, tra cui disturbi endocrini e patologie croniche.

Standard rigorosi o compromessi?

L’articolo 5 del decreto Contaminazioni sembra fornire un’apparente “tutela” per i prodotti bio, ma rischia di trasformarsi in un’arma a doppio taglio. Ecco un esempio: se un prodotto biologico, contaminato accidentalmente da coltivazioni convenzionali vicine, mostrasse tracce di glifosato 20 volte superiori al limite attuale, rimarrebbe formalmente “conforme” al decreto ma sarebbe percepito dai consumatori come compromesso. Di fronte a diciture come “residuo zero” o “meno residui”, ora adottate da diversi marchi convenzionali, la credibilità del biologico potrebbe subire un danno incalcolabile.

Infatti, le coltivazioni convenzionali, sostenute dalle grandi associazioni agricole come Coldiretti, sembrano favorire una sorta di agricoltura “greenwashed”, in cui si pubblicizzano prodotti a basso residuo di pesticidi, ma solo relativamente ad alcuni principi attivi selezionati. Questa dinamica, secondo i critici, rischia di orientare il mercato verso una preferenza per il convenzionale, relegando il biologico a un settore in cui la contaminazione da pesticidi potrebbe essere tollerata “per legge”, ma non accettata dai consumatori.

Il futuro del biologico in Italia: tra incoerenze normative e domanda in crescita

L’Italia è leader europeo nel settore biologico, con una superficie agricola dedicata tra le più estese e un crescente numero di aziende. I consumatori italiani si fidano del marchio biologico per motivi che vanno dall’impatto ambientale all’assenza di residui chimici, fino alla tutela della salute. Tuttavia, il decreto proposto sembra mettere a repentaglio l’intero ecosistema del biologico, in un momento in cui la domanda di prodotti sostenibili è in costante crescita.

L’evoluzione di questa bozza legislativa, così come il suo impatto potenziale, merita un’attenta analisi da parte di tutti gli attori coinvolti: consumatori, coltivatori biologici, associazioni di settore e istituzioni. Mantenere standard rigorosi e promuovere l’agricoltura biologica come alternativa realmente sostenibile e sicura rappresenta una sfida cruciale per l’Italia e per l’intera Unione Europea.

 


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Secondo l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’OMS, il glifosato è un probabile cancerogeno per l’uomo. È stato correlato a vari problemi di salute, tra cui malattie croniche, alterazioni ormonali e cancro, rendendolo uno dei pesticidi più discussi e controversi a livello mondiale.

Riferimenti

https://ilsalvagente.it/2024/10/13/due-decreti-tre-indicazioni-diverse-un-risultato-cosi-si-ammazza-il-bio/?inf_contact_key=6716a71faf9f3e9d8f21dcc66171d3e4d18a532c4142cb79caf2b269de1401fa

https://www.gamberorosso.it/notizie/decreto-biologico-glifosato-wwf-lollobrigida/

https://ilsalvagente.it/sfogliatore/reader/?prodid=235631

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