SUL FILO
di Annalisa Civitareale – La sabbia è fresca, quasi fredda. Il vento pure, mentre mi passa tra i capelli, sul viso. Sembra voler trattenere la sua tempesta, che pure in questo giorno di autunno pieno nessuno oserebbe rimproverargli. Il rumore delle onde, equilibrio perfetto di aria, temperatura e pressione, è un dono. È calma che culla e invita i pensieri ad andare lontani, seguendo la linea dell’orizzonte. Nelle orecchie “Walking the wire”. Gli “Imagine Dragons” colonna sonora di questa giornata in riva al mare. Tanti passanti. Qualcuno corre, qualcun altro gioca a lanciare un bastoncino che il suo cane gli riporta indietro, una coppia osserva questo quasi tramonto, tenendosi per mano. Un gabbiano solca il cielo che lentamente si veste dei colori della sera. Io scrivo. È la magia del mare. Ci penso spesso. Credo che ciascuno di noi abbia bisogno di un luogo, di un perimetro, di un confine in cui sentirsi abbracciato, al sicuro. A casa. Per me quel posto è il mare. Paradossale, forse. Abituata a vivere circondata dai monti. Strano anche. Il mare è ampi spazi. Sguardo che si perde verso l’infinito e l’aria. Aperta e frizzante, come oggi, sembra voler spazzare via ogni pensiero, brutto o cattivo, per fare spazio a silenzio e leggerezza. Tutto, dunque, fuorché limite. Ma è qui, con i piedi su questa spiaggia, un taccuino e una penna che io mi sento a casa. Forse perché all’aria, al mare, al vento non hai bisogno di spiegare quello che vuoi o di dimostrare ogni volta se o quello che sei. Davanti al mare non devi nascondere le lacrime, che il vento asciuga, non per cancellarle, ma per far posto ad altre, se necessario, o ad un sorriso, che proprio dagli occhi credo nasca, prima ancora che dalle labbra. Walking the wire. Anche le emozioni camminano su un filo sottile, sul quale è difficile restare in equilibrio, senza la tentazione di guardare giù. O puntare in alto. Che poi, a pensarci, ma nemmeno tanto, in alto c’è il cielo. Grigio stasera, di un grigio che trattiene i colori di un tramonto faticoso e timido, ma non a tal punto da non lasciare spazio al rosso. Che sa di vita, di rischi, di scelte. Di domani. Perché poi in fondo il cielo che cos’è, se non lo specchio del mare?