ALCUNE RIFLESSIONI SULLA SANITÀ (Seconda parte)

di Gianvincenzo D’Andrea –  Nella Sanità pubblica la mancanza di finanziamenti adeguati per assumere il personale sanitario (medico ed infermieristico) e per acquistare apparecchiature tecnologiche aggiornate ha portato ad una progressiva riduzione delle visite e degli esami specialistici che negli ultimi tempi ed in alcune aree del territorio nazionale ha raggiunto percentuali del 37% in meno. Nella situazione generale ,assai preoccupante, soltanto Lombardia, Toscana ed Emilia Romagna riescono a mantenere quasi immodificato il livello di attività espletato prima della pandemia Covid. Secondo i dati dell’ Agenas, l’Agenzia Nazionale per la Sanità, nello scorso anno all’interno della struttura pubblica sono state effettuate 100 milioni di visite e prestazioni radio-diagnostiche contro i 110 milioni del 2019. Questo cosa può significare?? Ce lo spiega l’ISTAT nel Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) ove viene segnalato che nel 2023 ha rinunciato alle cure il 7,6% degli italiani, ovvero 4,5 milioni. Di essi 2 milioni hanno rinunciato per i lunghi tempi di attesa e gli altri per motivi economici.
Tanti altri, però, di fronte alle inefficienze del Servizio Sanitario pubblico hanno scelto di rivolgersi al privato che ha visto incrementare notevolmente i propri ricavi di attività. . A spiegare lla dimensione.del fenomeno sono utili i dati dell’Osservatorio (Consumi Privati in Sanità) della Bocconi dai quali emerge che nel 2018 la spesa sanitaria privata ,ovvero quella pagata direttamente dal cittadino era dovuta per il 42% alle visite specialistiche e per il 26% agli e s a m i mentre nel 2022 le prime sono passate al 48% ed i secondi al 33% con tendenza ad un ulteriore aumento . Per il corrente anno viene  stimata una spesa sanitaria privata complessiva di 43,8 miliardi che nell’anno prossimo passerà a 44,7 miliardi. Ora se gli investimenti sulla Sanità Pubblica non sono tali da garantire la piena efficienza dei servizi erogati è scontato che altri si facevano avanti economicamente conquistino un mercato asai redditizio.
Comunque a far capire che il nostro Servizio Sanitario Nazionale, a meno di un consistente intervento di finanziamento (del quale al momento non si vede traccia) sia in una condizione di progressivo ed inarrestabile degrado lo dimostrano alcuni dati dell’attività delle Società di Assicurazione . Il primo, relativo alle polizze del ramo salute, evidenzia un aumento dei premi del 30% negli ultimi due anni e del 100% negli ultimi 10 anni. Il secondo riguarda la decisione di Unipol di acquistare i Centri Medici Sant’Agostino , di Generali Italia di stipulare una convenzione con il Gruppo San Donato e GKSD di fare la stessa cosa con Smart Clinic. D’altronde con un incremento costante del 5% annuo del giro d’affari degli ospedali privati era scontato che i gruppi finanziari e d assicurativi si muovessero per realizzare significativi investimenti e consistenti guadagni nel campo della salute. Il progressivo incremento delle prestazioni offerte dalla sanità privata per colpa di un Servizio Sanitario Nazionale reso incapace di soddisfare i bisogni dei cittadini (per i motivi in precedenza elencati ) ha prodotto, per trascinamento, un’altro elemento negativo che pesa sempre di più nelle tasche degli utenti: l’aumento del costo delle singole prestazioni.
Sempre secondo l’Osservatorio della Bocconi dal 2018 ad oggi le tariffe delle visite specialistiche sono aumentate in media del 57% (ed in alcuni casi del 108 %) con tendenza ad ulteriore aumento. In pratica gli italiani effettuano sempre più visite ed esami presso le strutture sanitarie private pagandole sempre di più e ciò in ossequio alla regola di mercato per cui quando aumenta la richiesta anche il prezzo dell’offerta aumenta. Come si vede si va delineando un quadro complessivo nel quale tende a ridursi il diritto alla salute, costituzionalmente garantito a tutti, mentre la diagnosi e la cura delle malattie sono permesse solo a pochi privilegiati. Come ho detto poc’anzi secondo l’Osservatorio della Bocconi dall”anno prossimo la s p e s a sanitaria privata (i soldi che escono dalle tasche dei cittadini ) sarà di 44,7 miliardi di euro. Orbene ipotizzando che rimanga costante per i prossimi dieci anni alla fine i cittadini italiani costretti curarsi privatamente spenderanno circa 447 miliardi di euro ; una cifra enorme per quella che si configura c o m e una vera e propria t a s s a sulla salute appaltata dallo stato agli imprenditori. E se di fronte alla condizione attuale del Servizio Sanitario Pubblico i responsabili istituzionali fanno finta di non capire quali siano le scelte giuste da mettere in atto per garantire il diritto alla salute per tutti un motivo c’è…..e se si riflette bene non è difficile comprenderlo.

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