MARCO SCARPONI: LA SICUREZZA STRADALE IN NOME DEL FRATELLO MICHELE

“Prima della morte di mio fratello, il problema delle morti sulla strada non mi toccava come lo fa ora”. E’ quanto ha affermato Marco Scarponi, presidente della Fondazione Michele Scarponi e fratello del ciclista tragicamente scomparso nel 2017 a causa di un incidente stradale mentre era in sella alla sua bicicletta, nella giornata formativa dedicata all’educazione stradale, organizzata dal Panathlon Club Sulmona. L’evento, intitolato “La strada è di tutti, a partire dal più fragile!”, ha coinvolto gli studenti delle prime classi degli istituti superiori cittadini ed è stata un’occasione per riflettere sull’importanza della sicurezza stradale.

L’incontro, apertosi con l’inno nazionale intonato dai giovani talenti del canto Federica Tollis e Davide Settevendemie, si è svolto nell’aula magna del Liceo scientifico “Enrico Fermi”, ed ha visto la partecipazione di numerosi relatori e figure significative nel campo della sicurezza. Marco Scarponi ha sottolineato come la perdita del fratello lo abbia spinto a diventare un attivista per la sicurezza stradale. “Le nuove norme sul codice della strada non piacciono perché sono un passo indietro. Non mettono al bando la velocità, che è la prima causa di morte, e non considerano la mobilità sostenibile”, ha aggiunto, esprimendo preoccupazione per la direzione che le recenti riforme stanno prendendo.

Ricordando la vita del fratello Michele, vincitore della Tirreno-Adriatico nel 2009 e del Giro d’Italia nel 2011, Marco Scarponi ha dichiarato: “Michele era un grande campione, ma soprattutto una persona generosa e attenta agli altri. La sua passione per il ciclismo andava oltre la competizione; era un uomo che amava la vita e credeva fermamente nella sicurezza sulle strade. È per questo che la sua memoria deve continuare a vivere attraverso iniziative come questa”. Inoltre, sempre rivolto ai giovani, ha invitato al rispetto dei limiti di velocità: “Bisogna andare piano perché la velocità uccide e la macchina è un’arma che può fare vittime anche se non lo vogliamo”.

La giornata, organizzata in collaborazione con l’Avis, ha avuto come obiettivo principale quello di sensibilizzare i giovani sulle norme di sicurezza attraverso proiezioni di video e la condivisione di esperienze significative. Presenti i comandanti della polizia locale, Domenico Giannetta, e dei carabinieri, Tony Di Giosia, insieme all’ispettore della polizia stradale, Pasquale Iulianella, che hanno evidenziato l’importanza di un approccio comunitario alla sicurezza stradale.

Il professor Tommaso Paolini, autore del libro “Il Paradiso in Bicicletta”, ha anche condiviso la sua esperienza personale dopo essere stato investito da un’auto nel 2017 mentre pedalava. La presenza di atleti di spicco come Alessandra D’Ettorre e Venanzio De Panfilis ha ulteriormente arricchito l’evento, offrendo ai ragazzi un modello positivo da seguire. Da parte della polizia locale è stato allestito un banchetto con le attrezzature utilizzate lungo le strade per il controllo della velocità, che ha suscitato molto interesse.

Alessandro Carnevale, presidente del Panathlon, ha sottolineato: “Educare i giovani alla sicurezza stradale è fondamentale per garantire un futuro migliore e più sicuro per tutti”. La sua affermazione è stata sostenuta dalla dirigente scolastica del Polo scientifico tecnologico, Luigina D’Amico, e dalla professoressa Giovanna Ruscitti, intervenuta al posto della dirigente scolastica dell’Istituto d’istruzione Ovidio, Caterina Fantauzzi, che hanno ringraziato per l’organizzazione il Panathlon (presente anche il governatore dell’Area 7 Abruzzo-Molise, Luigi La Civita) e la Fondazione Michele Scarponi per il suo impegno continuo nella sensibilizzazione su temi cruciali come la sicurezza stradale.

In conclusione, la giornata ha rappresentato un momento di riflessione e impegno collettivo, richiamando l’importanza di prevenire incidenti attraverso la responsabilità e il rispetto sulle strade. Il Panathlon Club e la Fondazione Michele Scarponi continuano a lavorare insieme per promuovere una cultura della sicurezza stradale sempre più diffusa, contribuendo a formare una generazione di giovani più consapevoli e responsabili. (d.v.)