ABBATTIMENTO CERVI IN ABRUZZO RINVIATO A NOVEMBRE

Previsto per oggi, è stato rinviato a novembre, in zona Cesarini, l’avvio della caccia selettiva di 469  cervi, nei territori degli Ambiti territoriali di caccia di Avezzano, Sulmona, area Subequana, L’Aquila e Barisciano e al di fuori delle aree protette e delle aree ad esse contigue.

La decisione dell’assessorato all’Agricoltura, presieduto da Emanuele Imprudente, vice presidente della Regione, è dovuto al fatto che gli Ambiti territoriali di caccia, gli Atc devono ancora emanare gli avvisi pubblici per l’assegnazione dei capi da abbattere, e mancano ancora da definire aspetti tecnici relativi ai vari regolamenti a cui i selecontrollori devono attenersi, e per definire la selezione degli stessi, tra i cacciatori dei singoli atc. Ritardi ci sarebbero anche per l’acquisto di tutte le fascette necessarie a punzonare e identificare i capi abbattuti.

A ritardare l’iter è stato del resto il ricorso al tar presentato dal Wwf e altre associazioni ambientaliste.

L’abbattimento è stato deciso, in base agli studi dell’Ispra che documentano un sovrannumero dei cervi in alcune aree della regione, con la delibera di Giunta dell’8 agosto, e che ha provocato veementi polemiche da parte del mondo ambientalista, in tutta Italia: più di 134.000 persone hanno sottoscritto una petizione on line, altre 60.000 hanno scritto direttamente al Presidente Marco Marsilio sempre per chiedere lo stop alla caccia. Tantissime personalità del mondo della cultura e dello spettacolo hanno preso posizione, ieri da ultimo  Franz Di Cioccio, batterista della Pfm originario di Pratola Peligna, “invece di uccidere basta far migrare gli animali. Le nuove tecnologie e le nuove ricerche ci insegnano che, usando le frequenze, si può ottenere lo stesso risultato senza eliminare gli animali, i quali cercano solamente di vivere la loro vita al meglio. Oppure far trovare loro del cibo con anticoncezionali”.

In ogni caso il Tar ha rigettato il ricorso contro la delibera di abbattimento, ma le associazioni ambientaliste,  hanno annunciato un ricorso urgente al Consiglio di Stato mentre l’associazione Appennino Ecosistema è pronta a presentare denunce penali nei confronti sia dei cacciatori che del presidente della Regione Marco Marsilio se gli abbattimenti verranno attuati senza l’autorizzazione di Incidenza ambientale.

A illustrare le ragione della scelta lo stesso presidente Marsilio, “É una triste necessità, non siamo per niente contenti di doverlo fare e so perfettamente che nell’adottare questa scelta mi sarei guadagnato quintalate di impopolarità. Però è necessario farlo perché quando una specie diventa in sovrannumero sottrae spazio alle altre e noi abbiamo specie molto delicate come l’orso Marsicano e il camoscio d’Abruzzo che rischiano, se non teniamo sotto controllo la popolazione dei cervi, di non avere più la nutrizione sufficiente: un cervo adulto mangia circa 20 chili di vegetazione al giorno”.

“Interi branchi di cervi sono stati anche recentemente filmati – ha aggiunto – e sono diventati molto virali perché è uno spettacolo bellissimo da vedere, ma consumano tanta vegetazione e questo è un problema che zoologi, biologi, faunisti, veterinari, dirigenti e direttori dei parchi regionali e nazionali hanno segnalato e che l’Ispra, ente per la protezione e la ricerca ambientale che ha una competenza sulla fauna selvatica, ha certificato e riconosciuto”.

Secondo Marsilio la questione principale è “mantenere l’equilibrio ambientale, poi c’è anche la sicurezza stradale con l’incremento degli incidenti e il tema degli agricoltori, perché nessuno può pensare di risolvere il problema facendo non so quante mila chilometri di recinzioni elettrificate in piena campagna: tutte queste soluzioni che vengono proposte adesso come soluzioni alternative, sono quelle che abbiamo già adottato, ma non sono sufficienti”.

“Registro che la Regione Abruzzo – ha sottolineato – è l’ultima regione in Italia ad aver aperto la caccia, ad averlo fatto solo in una provincia su quattro, solo nelle aree fuori parco e per un numero limitato di capi”.

Di parere opposto il fronte ambientalista: “L’ordinanza del Tar Abruzzo che non ha accolto la richiesta di sospensiva della delibera è stata sicuramente una profonda delusione per i proponenti, ma anche per i tantissimi abruzzesi che si aspettavano da parte della magistratura amministrativa uno stop alla scelta della Regione.  L’ordinanza, come del resto già l’ISPRA, ha definitivamente cancellato ogni possibile dubbio sul fatto che la scelta di aprire la caccia al cervo sia una scelta politica della Giunta . Non vi sono ragioni legate ai danni o rischi di incidente stradali, ma solo la volontà di far cacciare i cervi come richiesto da anni dalle parti più retrive del mondo venatorio. Finora la Regione Abruzzo aveva detto di no: con la delibera 509 dell’8 agosto, la Giunta Marsilio ha inteso prendersi la responsabilità di far cacciare i cervi, compresi i piccoli appena nati. E lo ha fatto nel peggiore dei modi, stabilendo persino un tariffario per ogni capo ucciso da pagare agli Ambiti Territoriali di Caccia, gestiti dai cacciatori che poi sono gli stessi che hanno fatto la maggior parte dei monitoraggi sui cervi”.

Non è stata accolta la mozione proposta dalla minoranza del Consiglio Regionale che chiedeva la revoca della delibera che aprirà la caccia al Cervo in Abruzzo, nella discussione di venerdì in terza commissione è stata, infatti, respinta con 18 voti contrati e 12 favorevoli.

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