IL CAMPER DELLA PREVENZIONE? UN TOCCO DI MAQUILLAGE…

di Luigi Liberatore – La ASL aquilana ha comunicato i dati relativi alle prestazioni offerte dal “Camper della prevenzione” in favore delle popolazioni da maggio e fino a questi giorni. Cito gli interventi su territorio: 108 come 108 sono i comuni della provincia. A vederli, e pure ad analizzarli, sembrerebbe che i dati snocciolati a bordo di quel quattroruote della salute abbiano  soddisfatto ogni esigenza dei quasi trecentomila abitanti in provincia di Aquila. Dati sulla popolazione estratti dall’ultimo censimento. Guardate, il “camper” ha visitato quasi seimila utenti ai quali ha offerto ecocardiogrammi, analisi dei nei, spirometrie, pap test e mammografie pari a diecimila prestazioni sanitarie. Dico che ho rispetto per il personale medico viaggiante il quale ha affrontato questo tour impegnativo forse più di una Parigi-Dakar, tuttavia reputo l’iniziativa solo e soltanto una manifestazione di propaganda dacché  nelle piazze e nei centri in cui ha sostato la roulotte non c’è stata la ressa dei bisognosi. No. È salito su quel Camper solo una ristretta fetta di popolazione peraltro in linea con le tendenze e gli approfondimenti in tema di sanità personale. C’è stato un tempo in cui si muovevano su quattro ruote solo le biblioteche erranti o i commercianti ambulanti, facendo dovunque il pieno. Era il mitico dopoguerra. Vedere la Sanità adesso, seppur in forma di prevenzione,  andare col camper in giro ci imbarazza e ci rimanda indietro al tempo “Per chi suona la campana”. La ASL aquilana fa tenerezza e rabbia allo stesso tempo perché ci sono ospedali “amputati”, quelli di periferia soprattutto che potrebbero viaggiare in autonomia se solo venisse loro consentito di operare e non sentirsi umiliati e offesi da roulottes con tanto di gagliardetto aziendale per operazioni di maquillage utili per nascondere, semmai, le rughe della sanità pubblica. Mi ero sbagliato: le nefandezze di un sistema che arretra e che trova motivo di apparire con una roulotte, lasciando poi morire professionalità chirurgiche acclarate con la chiusura inopinata di sale operatorie. Per non parlare di ambulatori senza “sparatrap”…