IL BRAMITO DI MARCO MARSILIO, IL BELATO DI LUCIANO D’AMICO
di Luigi Liberatore – Io non ho votato alle regionali per il presidente in carica, Marco Marsilio, sperando di vincere. Ho votato per Luciano D’Amico, convinto di perdere. L’ho fatto, consapevolmente, pur sapendo che la sinistra avesse commesso il più grande errore mettendo contro quel dinoccolato “animale” politico di Marsilio un sognatore, utopista e per questo perdente prima ancora che gli elettori andassero a votare. Un signore davvero il professor d’Amico, gradevole, ma votato alla sconfitta. Questa mattina, su un quotidiano regionale, ho letto una sua intervista sulla questione dell’abbattimento dei cervi decretato dalla regione per il soprannumero e per i danni che gli animali arrecano ogni giorno agli agricoltori, e di rimando, agli allevatori abruzzesi. Mi sono soffermato sulle risposte date da Luciano D’amico al giornalista che nemmeno lo incalzava con domande insidiose, ma ho capito perché Marsilio, e quindi la destra, abbia vinto e la sinistra sia rimasta in retroguardia. Il capo della opposizione in Regione ha fatto capire che per lui la decisione di abbattere i cervi va evitata, che gli animali in esubero (poveri animali) vanno semmai trasferiti altrove e che l’uccisione dei cervi è una soluzione che non risolve il problema. Ha detto altresì, almeno questo ho capito, che gli agricoltori e gli allevatori posso difendersi alzando le reti di protezione per salvaguardare i terreni coltivati e di utilizzare semmai recinzioni elettrificate. Meno male che l’ex rettore universitario non ha parlato di spaventapasserida allestire nei campi; nel frattempo ho pensato che i cervi non vanno a votare sennò la sinistra vincerebbe dovunque se ci mettiamo pure gli orsi e i lupi. Marsilio, invece, ancorchè sia laureato in filosofia, ha stabilito semplicemente che i cervi vanno abbattuti e solo così contadini, agricoltori e allevatori potranno continuare a lavorare e a produrre per sé e per gli altri. Brutale quanto volete, tuttavia Marsilio ha inquadrato il problema su una scala pragmatica intesa a soddisfare le esigenze umane, senza peraltro passare per uno che maltratti gli animali. Il suo è un “bramito” politico. Luciano D’Amico, il fine rettore universitario ci porta lontano dalle urne, viaggia con una nobiltà di animo e al quale si può chiedere di farci sognare ma non di farci vincere elezioni politiche. Il suo, a differenza di Marsilio, è un belato. Buono per una ninna nanna con accanto un “bamby”.
Si vabbè, ma adesso poggia il fiasco.
Vediamo di concentrarsi su temi e problematiche urgenti per piacere.