SULMONA, ASSENZA DI METAMORFOSI

di Massimo Di Paolo – Non molto tempo fa, su “Strumenti & Parole”, si preannunciava la bonaccia politica settembrina. Cosi è stato, e sembra che la ferma sia ancora in atto a Sulmona. Quando la politica diventa sonnolenta priva di sbalzi di umore, due sono le narrazioni possibili. La prima: carboni accesi sotto la cenere. Fuori metafora significa che è iniziato il tempo del riordino e del possibile, i gruppi politici -partiti formali, civici, nuove sperimentazioni, dispersi senza casa- cercano di addensarsi e di riorganizzare una possibile alleanza: di propositi e di coesione futura. Non facile per i “sulmontini” ormai votati a un destino del tutti contro tutti di antica memoria. Di fatto, i venti autunnali portano già il sentore delle prossime amministrative e nelle segrete stanze già iniziano i primi ragionamenti. In verità alcuni movimenti sono stati espressi pubblicamente con riorganizzazioni territoriali e investiture date per certo -basti pensare all’operazione effettuata in grande stile da Forza Italia con la benedizione tacita del futuro e possibile candidato Sindaco-. Come sempre, è anche il momento del “traccheggio”, si sonda il terreno si dà disponibilità a tutti, si fa del buonismo aspettando di posizionarsi. I mandriani, avvezzi alla pianificazione a medio termine, hanno urgenza di portare a compimento riscatti e sostituzioni: fanno i conti -dei portatori di voti- e costruiscono l’alternativa che si vorrebbe in tempi brevi. Dicevamo che la ferma politica può avere un secondo significato: la mancanza di contenuti e dibattito, parimenti all’assenza di un progetto strutturato per la città. Una sorta di “tirare a campare” per l’intera comunità. In verità questa lettura porta a riflettere sulla grave condizione che si sta vivendo, frutto di un impoverimento territoriale ampio e complesso leggibile con diverse prospettive. La più inquietante sorge osservando -con una visione a grandangolo- le notizie che caratterizzano l’informazione sui diversi canali cittadini. Una frammentazione di cronaca priva di contenuti importanti se non per le dovute e rare eccezioni. Una dominanza di “fatterelli” più di colore che di riflessione. Pochi gli approfondimenti, le grandi tematiche, i grandi propositi, le visioni e le aspettative, ormai messe sott’olio. Quando la politica dorme la camomilla si diffonde e si rischia di diventare paesello. Il pericolo coinvolge anche l’informazione locale sempre più semplice canovaccio che rischia di passare “a servizio” di qualcuno perdendo in autorevolezza e obiettività.Eppure per l’Abruzzo l’autunno si presenta caldo con problematiche esplosive che coinvolgono direttamente la nostra Valle. La Sanità in rosso, con debiti e assenze da brividi che non fanno ben sperare per la riorganizzazione del nostro ospedale e dei servizi sanitari territoriali. Ospedale di Primo livello si diceva, ma le molte narrazioni e testimonianze sono inquietanti ancora oggi:le condizioni strutturali, i servizi, l’organizzazione e quant’altro,non esprimono, oggi come ieri, quell’accettabilità e quell’efficienza auspicata. L’agricoltura, e la gestione delle acque,è ormai divenuta un’emergenza che rimanda al meraviglioso   film “Siccità” di Paolo Virzì. Il futuro dell’automobile, il solo pensarci fa venire la pelle d’oca. La Marelli di Sulmona può fare da cartina di tornasole con produzione notturna sospesa, cassa integrazione e silenzio sulle circa cinquecento famiglie sospese nell’incertezza.Un silenzio camuffato da comunicati ambivalenti, da contraddizioni prive di sostanza, da tavoli istituzionali coperti di bianco. La questione lavoro. Dalla Regione i dati diffusi sull’occupabilità appaiono privi di ogni tipo di analisi, poco significativi, ma ricchi di propositi sentiti e detti già da molti anni,il tutto per presentare operazioni di facciata privi di sostanza -vedasi la prossima fiera del lavoro “Progress” di Lanciano, la decantata riorganizzazione dei Centri per l’impiego, la parcellizzazione senza affinità territoriale degli ITS e degli Istituti professionali-  e senza mai affrontare tematiche importanti soprattutto per territori come la Valle Peligna priva di ogni forma di rilancio per le piccole e medie imprese, priva di un progetto di riqualificazione industriale e soprattutto tagliata fuori dai grandi flussi finanziari correlati al PNRR regionale. Ma tant’è. Forse è meglio seguire la cronaca che, tutto sommato, ci invita a restare contenti e a rallegrarci.

D’altra parte, si dirà: Sulmona dei divari non conta, e non puoi farci niente.

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