IL RANCIO CHE NON ARRIVA!

di Luigi Liberatore – Se Sulmona avesse caso mai posseduto un esercito e fosse stata obbligata a combattere per difendersi dall’assalto dei nemici, avrebbe perso ogni battaglia. Almeno se la città fosse stata governata dagli attuali amministratori. Sapete perché sarebbe stata conquistata? Perché i suoi soldati sarebbero morti di fame. Lasciamo questa immagine da basso medioevo e facciamo i conti con la realtà attuale, quella quotidiana che assilla le famiglie ma soprattutto gli scolari della città i quali sono costretti a portare da casa sia la merenda che il pasto. Oddio, non è poi la fine del mondo soprattutto se ci rapportiamo ad altre realtà, o se volete a città di altre nazioni sopraffatte dalle guerre dove i ragazzi non vanno nemmeno a scuola e devono semmai sfuggire ai bombardamenti. Ma Sulmona fa parte della nostra civiltà occidentale, messa al riparo dalla guerra ma come se fosse in guerra non riesce ad assicurare a scolari e studenti la refezione. È scandaloso che al termine di un appalto milionario non si riesca ad obbligare l’impresa aggiudicataria dell’appalto per la fornitura dei pasti a mettere sui banchi dei refettori  le scodelle piene di cibo. Sapete perché? Perché la società non ha una cucina attrezzata, un centro di cottura come si dice in termini odierni. L’anno scolastico è già avanti, ma le procedure per “sfamare” i ragazzi sono di là da venire. Buoni amministratori avrebbero già risolto i problemi con una pedata nel retro della società, ma se non l’hanno fatto vuol dire che pure l’appalto sa di rancido. Ragazzi, aspettate ancora un pochino. Male che va Sulmona sarà obbligata a chiamare l’esercito per allestire una cucina da campo. Come in guerra…

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