L’ELEFANTE DA SPOSTARE

di Massimo Di Paolo – La bonaccia politica settembrina permette di rintracciare il senso della storia recente del Comune di Sulmona. Dopo i fuochi fatui dell’estate si ha la possibilità di osservare le condizioni e gli stati di avanzamento del “cantiere”.  Dopo circa tre anni di conflitti e manierismi mimetizzati, ci auguriamo sia arrivato il momento per prepararsi a governare. Occorre innanzitutto avere la capacità e il coraggio di lasciare da parte l’applausometro e deporre la giostra dei distinguo per poter aprire un ragionamento serio. Il vero elefante, che occupa ormai da tempo Palazzo San Francesco, è la mancanza della politica. Quella ricostruttiva, in grado di creare la visione e gli indirizzi. Quello che resta, ormai senza alternativa, è una marmellata senza differenziazione tra maggioranza e minoranza in Consiglio Comunale. Cosa grave, perchè lede il bisogno dei cittadini di essere rappresentati secondo idee e posizioni. Ma è anche una semplice, sostanziale, opportuna questione di igiene democratica.  Due eventi recenti possono riaprire un percorso soprattutto di ripensamento, di centratura e rianimazione della Politica, assente ingiustificata -da lungo tempo in verità – per colpe diffuse. Due opportunità: la lettera che Mario Pizzola ha condiviso recentemente con gli organi di stampa “L’inquietante silenzio della politica”, circa l’azione della Snam sul territorio – con la meravigliosa, significativa, utile, drammatica citazione “Prima vennero per …” del pastore protestante Martin Niemöbler – e la nascita, prossima futura, dell’Area Urbana Funzionale di Sulmona che non ha fatto notizia -molto meno dello struscio bulimico della notte bianca-. Per i meno attenti o a ridotta “sensibilità”, possono sembrare tematiche distanti non correlabili tra loro ma invece mantengono e contengono aspetti comuni importanti e strategici per un territorio. La devastante azione che si sta attuando nella zona di Case Pente è la testimonianza di una rarefazione di forza, potere locale, sensibilità politica, partecipazione democratica e rivoluzionaria. La “politica territoriale” presente sporadicamente, spesso con singhiozzi da rigurgito neonatale, è ormai assente, definitivamente avulsa dalla questione “Snam”.

La Valle Peligna da Pacentro

È una storia che fa da esempio, quella che sta accadendo a Case Pente, più sommessa e meno parlata della questione Cogesa, ma altrettanto significativa per capire e per avere la certezza, che l’elefante stanziale nei corridoi di Palazzo San Francesco, è la mancanza di una Politica espressa, presente e interpretata. Fatti i debiti cambiamenti – mutatis mutandis- arriviamo all’Area Urbana Funzionale di Sulmona ormai prossima alla sottoscrizione della convenzione previa delibera consiliare. Le AUF sono strumenti molto sofisticati e potenti per governare territori uscendo dalle anguste dimensioni dei campanili. Permettono di rammendare criticità, valorizzare caratterizzazioni locali, implementare difese politiche, culturali, etologiche e di sviluppo. Soprattutto sono delle grandi opportunità per “ragionare insieme”, per tessere progressivamente le direttrici di sviluppo di un territorio. Inoltre le Aree urbane delegano, danno potere, fanno assumere rappresentanza. A Sulmona, e ai suoi politici, spetterebbe la guida della coalizione territoriale fatta di 13 Comuni. Un riappropriarsi, ope legis, di una centralità, di un ruolo guida perso da molto tempo per cause dovute a insipienza, incuria e a semplice disimpegno. Disegnare una vocazione uniformando i bisogni emergenti, mantenendo le caratterizzazioni e le micro realtà storico-culturali non è cosa semplice, in particolar modo nelle realtà come le nostre con tradizioni e consuetudini politiche-amministrative strutturate su un “tutti contro tutti” in ordine sparso. Le Unità Urbane Funzionali richiedono unità di intenti, disciplina amministrativa, capacità di scelta, rappresentazione mentale di una unità socio-territoriale e non di frammentazioni. Richiedono progettualità-sistemica: urbana, ambientale, sociale ed economica. Non è cosa da poco ma rappresenta una grandissima occasione per rinnovare e ricollocare l’agire e il dovere politico al centro di un’alleanza tra spicchi di territorio.

Il campo è ampio e i settori di intervento molto differenziati. La rigenerazione degli spazi urbani rappresenta l’asse portante insieme alla tutela e valorizzazione degli ecosistemi ambientali – Case Pende ne è un esempio -. Altri settori restano la mobilità sostenibile, l’innovazione e i processi di attrazione turistico-culturale – non di semplice intrattenimento -.

Si dice: è una questione di fondi, di soldi disponibili. Certo è vero, noto è che non si fanno le nozze con i fichi secchi e le disponibilità previste non sono straordinarie. In prima battuta tre milioni di Euro, diversamente ripartiti per voci di spese. Possono sembrare molti, nella realtà riescono appena a scalfire i bisogni già emergenti. Ma è opportuno saper leggere l’evento: la costituzione dell’Area Urbana Funzionale resta una grande opportunità. Non per piccole vasche da rifare, pezze da mettere e siepi da tagliare, “L’inventario delle cose certe” è facile da scrivere sul taccuino. L’opportunità è rappresentata da ben altro: dalla possibilità di creare un tavolo permanente di studio e progettazione con le esperienze e le competenze migliori rintracciabili tra i 43 mila “compaesani” che danno vita all’Area Urbana afferente a Sulmona. È data dalla possibilità di creare un modello organizzativo, con prassi, funzioni e procedure standardizzate per aggredire sistemi territoriali sofferenti; è data dalla opportunità di creare momenti di “psicologia di comunità”per smussare campanili, resistenze, avversità, piccoli vantaggi da consuetudine; è data dalla possibilità di misurarsi con servizi di rango, per complessità e dimensioni, portatori di benefici diretti e indiretti a tutto il territorio. C’è dell’altro: la nascita dell’Area Urbana Funzionale impone la definizione di strategie di sviluppo e la rivisitazione di ruoli politici locali a partire dall’agire dei nostri rappresentanti regionali. In sostanza è necessario un salto di qualità che non è un segreto: è un metodo.

One thought on “L’ELEFANTE DA SPOSTARE

  • Penso che il problemi che causa oggi la Cogesa siano di gran lunga superiori a quelli che potrebbe causare la centrale di compressione snam

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