VENTISETTE ANNI DAL DELITTO DEL MORRONE: RIFLESSIONI E MISTERI IRRISOLTI

Oggi ricorrono ventisette anni da una delle tragedie più sconvolgenti che la comunità abruzzese ricorda con sgomento: il delitto del Morrone. Il 20 agosto 1997, le sorelle Diana e Silvia Olivetti, insieme all’amica Tamara Gobbo, intrapresero un’escursione verso la cima del Monte Morrone, nel cuore dell’Abruzzo appenninico. La loro avventura si trasformò in un incubo che avrebbe segnato profondamente la memoria collettiva di tutta la regione e non solo.

Quel giorno, le tre giovani, dopo circa due ore di cammino, si imbatterono in un uomo trasandato, Halivebi Hasani, un pastore macedone. L’uomo, inizialmente sembrava offrire loro assistenza, ma presto si rivelò un aguzzino. Seguendole nel bosco di Mandra Castrata, Hasani le minacciò con una pistola e le costrinse ad addentrarsi tra gli alberi. Nonostante i disperati tentativi di Diana e Silvia di offrire i loro averi e di implorare per la loro vita, Hasani aprì il fuoco. Silvia venne colpita all’addome e Tamara fu mortalmente ferita. Diana subì un’aggressione sessuale e fu uccisa con un colpo di pistola al cuore.

L’aggressore non tentò di fuggire, e le prove raccolte dagli investigatori furono sufficienti a identificarlo anche grazie ad un identikit realizzato dalla descrizione fatta dell’assassino da  Silvia unica sopravvissuta all’ eccidio. L’arresto di Hasani avvenne la stessa sera, vicino allo stazzo di Capoposto, rifugio del pastore. In seguito, emerse che le armi utilizzate erano state fornite dall’allevatore per il quale lavorava il macedone. L’allevatore ammise di averle nascoste, temendo un coinvolgimento nella vicenda. Hasani confessò l’omicidio e il tentato omicidio, ma negò l’accusa di stupro.

Nel 1999, la Corte d’Assise dell’Aquila condannò Hasani all’ergastolo per omicidio plurimo, tentativo di omicidio, violenza sessuale, e detenzione abusiva di armi. Mario Iacobucci fu condannato a un anno di reclusione per porto e detenzione di armi clandestine. Nonostante la condanna, rimanevano alcuni misteri irrisolti. Nel 2021, Giuseppe Bellelli, procuratore di Sulmona, dichiarò che il delitto scosse profondamente l’Abruzzo e che il dolore per la tragedia persiste ancora oggi.

Maria Trozzi, giornalista e autrice del libro-inchiesta Il sentiero delle Signore, sottolinea che nonostante la condanna di Hasani, restano delle ombre sul caso. Tra queste, il mistero della “quarta pistola”, un’arma mai ritrovata, e un bossolo di proiettile scoperto solo nel 1998. Trozzi evidenzia anche la mancanza dello Stub, tampone per rilevare residui di sparo, in un’epoca in cui le tecnologie investigative erano meno avanzate. Questi dettagli lasciarono dubbi e interrogativi irrisolti.

Inoltre, si è ipotizzato che qualcuno possa aver assistito al crimine, ma, come confermato dal procuratore Bellelli, non sono emersi elementi sufficienti per riaprire le indagini.

A distanza di ventisette anni, il delitto del Morrone continua a rappresentare un tragico capitolo nella storia della regione, ricordato non solo per la sua brutalità, ma anche per i misteri che ancora avvolgono la vicenda. La memoria delle vittime e il dolore delle famiglie rimangono indelebili, testimoni di una tragedia che l’Abruzzo non dimenticherà mai.

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