PER IL VOCABOLARIO DELLE AREE INTERNE

di Massimo Di Paolo In giorni recenti, alcuni giovani sulmonesi hanno dato alla stampa -per motivi diversi- alcune riflessioni interessanti sui valori della Giostra cavalleresca, mettendo a fuoco soprattutto la partecipazione, lā€™animazione, lā€™emotivitĆ  diffusa; a loro dire, aspetti importanti per strutturare aggregazione e incentivare la ā€œrestanzaā€. La tematica forse va associata ad una precedente lettera dei ā€œsaggiā€, pubblicata in altra testata, su tematiche correlate alla condizione di spopolamento e di crisi diffusa che si sta vivendo. Ā Gli appunti e le considerazioni fatte aprono lā€™annosa, quanto seria questione, di Sulmona e della erosione demografica e socio economica che sta subendo. Non possiamo nascondere che dinanzi a problemi complessi, spesso le analisi restano molari o perlomeno soggettive ma anche ricche diretorica, tanto da far crescere pregiudizi e limiti di ragionamento.

Proviamo a condividere delle riflessioni. Ā Per trovare una start line da cui partire, usiamo il titolo molto metaforico di un famoso film che usciva nel 1963 si intitolava ā€œ Ieri, oggi domaniā€ di Vittorio De Sica. Nel 1963 -dati Istat- si registravano in Italia 24 milioni di under 30 (48%) e 7 milioni di over 60 (14%). Oggi gli under 30 sono circa 16 milioni -il 27% degli italiani- mentre un terzo della popolazione ha 60 anni e oltre cioĆØ 19 milioni pari a quasi il 32%. Sempre come sintesi appare importante ricordare che nascono pochi figli ā€“ 1,2 figli per donna ā€œscusate la crudezza della statisticaā€- lā€™Italia, si suole dire, ĆØ entrata nellā€™inverno demografico. A fronte di questo fenomeno che caratterizza tutta lā€™Italia cā€™ĆØ la questione delle are interne – e Sulmona con esse – che maggiormente soffrono per una sovrapposizione di fatti che precedono lo spopolamento. Servizi carenti o assenti, insieme a scarsa occupazione, hanno aggravato i problemi innescando processi migratori significativi prevalentemente di popolazione giovanile colta e portatrice di competenze. Si sono erosi prima i diritti fondamentali di cittadinanza sgretolati da un approccio efficientista alla cosa pubblica intaccando prioritariamente sanitĆ , scuola e trasporti. La chiamano economia di scala come riferimento e misura di ogni cosa: scuole, ospedali, uffici pubblici, forze dellā€™ordine, poste e perfino le parrocchie. Il Censis nel 57Ā° rapporto del 2023 aveva dato lā€™allarme lo chiamava sonnambulismo: un atteggiamento sociale caratterizzato da immobilismo difensivo, con insicurezza e senso di impotenza che si evidenzia con giovani in fuga, salari fermi, lavoro carente con precarietĆ  permanente, pochi investimenti, servizi rari e degradati nel funzionamento, ma soprattutto, assenza di reazioni, di ā€œcolpi di reniā€ verso un destino subito. In questo contesto piĆ¹ di un milione di giovani negli ultimi dieci anni hanno lasciato lā€™Italia. Si sono spostati prevalentemente in Europa ma, cosa importante, i giovani che ci lasciano sembrano avere cultura e mentalitĆ  che facilitano lo spostamento verso un loro ā€œPaese percepitoā€. Dato ciĆ², si torna ad alcuni passaggi rintracciabili nei dibattiti perSulmona e al valore della Giostra cavalleresca. Se bastasse creare, anche attraverso unā€™aggregazione diffusa e persistente, una qualitĆ  di legami e di partecipazione per poter contrastare lo scivolo verso una condizione di margine della nostra Sulmona sarebbe cosa facile. Certo i legami interpersonali, lā€™associazionismo, la partecipazione, le relazioni sociali migliorano molto il senso della permanenza, rafforzano la radice ma non sono sufficienti. Ā Sentirsi parte di un contesto per molti ĆØ cosa determinante per la restanza, per molti altri meno. Molte le indagini effettuate sui fattori che fanno restare nei paesi di origine, alcuni scontati qualcuno piĆ¹ complesso.

CENTRO STORICO DI SULMONA

Per esempio le rendite da posizione di chi resta, i livelli di capitali e di proprietĆ  familiari, ma anche i minori livelli di autonomia personale posseduti, di padronanza delle lingue straniere, di competenze trasversali e delle cosiddette discipline STEM.

Chi parte oggi non affronta certo i gap culturali simili ai nostri nonni quando, negli anni Cinquanta e Sessanta, lasciavano il Sud per migrare nel Nord dellā€™Italia. In Europa e non solo, i giovani trovano condizioni economiche migliori ma anche psicologiche, in societĆ  fiorenti e piĆ¹ dinamiche della nostra. Ma soprattutto trovano Cittadinanza attraverso un benessere fatto di molto altro: stipendi decenti, inclusione, pari opportunitĆ , merito, welfare, asili nido, trasporti, infrastrutture, sensazione di evoluzione e costruzione del futuro personale. Per molti le usanze, le feste, le amicizie, la cultura locale, pur se importanti, non bastano. Ā Non bastano se nei paesi ai margini i diritti personali vengono, di fatto,negati e i principi di uguaglianza erosi. I risultati evidenti, che spesso non si narrano, sono tristemente potenti e dolorosi. Innanzitutto lā€™abbandono dei giovani delle urne e della significativitĆ  della vita politica. PerchĆØ continuare a crederci se lo Stato e le sue rappresentanze periferiche negano a me, alla mia famiglia i diritti, i servizi, la qualitĆ  dei servizi e le ragioni del restare? E nel paradosso creatosi la politica diventa una possibilitĆ , un mestiere per chi fatica a trovare collocazione.Dā€™altronde lā€™altro aspetto dellā€™impoverimento sociale che stiamo vivendo ĆØ il consenso. Il ā€œpolitically correctā€ diventa una competenza per integrarsi. La ā€œlibertĆ  di essereā€ comporta dei rischi, il consenso no. I ā€œrestantiā€ troppo spesso sono costretti ā€œa pagareā€ la loro scelta con il consenso al potente di turno. Il bisogno di collocazione e di stabilizzazione ĆØ forte e ogni possibilitĆ  va misurata. Accettata. Il pensiero critico addomesticato, il rendersi disponibile unā€™evidenza nellā€™attesa che succeda qualcosa di straordinario. Un altro aspetto definisce la condizione dei giovani nella restanza. Il divario tra chi ā€œnasceā€ fortunato e chi non lo ĆØ. Il divario tra caste, gruppi, classi diventa sempre piĆ¹ rigido, incolmabile. Il clima omertoso, delle vicinanze, delle logge locali, rende impermeabile ogni forma di passaggio con la fine definitiva di ogni forma di mobilitĆ  sociale.Bisognerebbe che lā€™Italia diventasse piĆ¹ europea e non una semplice appendice del Sud Europa. Intanto che fare? Abitare la rarefazione appare possibile se si accetta una dimensione altra di organizzazione sociale e di economia territoriale. Vincoli trasformati in opportunitĆ , dirigenze pubbliche ostinate a svolgere ruoli e funzioni con motivazioni nuove, politiche autoctone focalizzate alla cura, al ripristino, alla normalizzazione dei conflitti, sperimentazioni di piccole ma preziose attivitĆ  imprenditoriali di nicchia, lā€™adozione di stili di vita sobri. Parafrasando Piaget, il mantenimento delle tradizioni, delle culture locali, della storia urbana e territoriale, trova spazio nei processi di ā€œassimilazione e accomodamentoā€ che trasformano cose antiche in nuove opportunitĆ . Le iniziative puntiformi sono determinanti ma non sufficienti. Si potranno avere risultati solo invertendo la rotta nel campo degli interventi di Welfare. Buona salute, buona istruzione, buona mobilitĆ , buoni servizi civili per una partecipazione alla festa della cittadinanza. Ā Sulmona delle Giostre o dei cartelloni estivi potrebbe farcela? La sola socializzazione, tra clarini, tamburini e sbandieratori, puĆ² assumere le vesti di una determinante da contro esodo? Le politiche giovanili centrate sulle notti bianche e la movida possono essere le strategie per uno sviluppo alternativo? Il vivere nella Sulmona delle amministrazioni fragili, delle chiusure, dei podestĆ , delle contrapposizioni e delle mancanze ĆØ come vivere in una Italia estrema. Si ĆØ detto che una Giunta comunale, di una cittadina o di un paese interno, da sola non puĆ² farcela, ĆØ vero. Forse quello che da soli potremmo fare ĆØ tentare di ripristinare un equilibrio tra persone, risorse e luoghi.

Questa, per ora, la sfida.

9 thoughts on “PER IL VOCABOLARIO DELLE AREE INTERNE

  • Frecati! Tramp non ti basta raccogliere tartufi vorresti fare altro da moltlo ma ti hanno segato riposto nel nulla e ora fai il difensore di questi?

  • Temp se lei leggesse con calma senza rabbia e incazzature, probabilmente non scriverebbe simili contrapposizioni basiche per contenuto ma piene di stizza, di rivalsa. Di rabbia appunto. Forse prende qualche obolo dal gruppo di turno. Peccato se potesse tornare libero forse offrirebbe contributi piĆ¹ utili. Ma evidentemente lavora per qualcuno! rilegga e non scriva corbellerie! Ɖ di parte, svolge il lavoro piĆ¹ pudrito che si possa fare.

    • Sentenzio, piuttosto che “evocare a fantasia” sulla mia persona, l’articolo se lo rilegga lei dall’inizio e casomai replichi alle “mie” riflessioni collegandole a “quelle” riportate nell’articolo.
      Grazie.

  • Anche questa settimana si ĆØ rinnovato lā€™appuntamento editoriale ā€œestivoā€ con le ā€œriflessioni a inserimento liberoā€.
    Stavolta lo spunto pare siano le riflessioni (piĆ¹ o meno valide) di ā€œuna parte di giovani sulmonesiā€ alle quali vengono ā€œaccozzate riflessioniā€ di natura socio-politica che nulla hanno a che vedere con la giostra e tantomeno con le competenze del Comune di Sulmona.
    Per caritĆ , lā€™esamina della situazione che viviamo ĆØ corretta, crisi demografica, lavoro incerto e con salario insufficiente, servizi sanitari, trasporti sempre piĆ¹ risicati e esternalizzati, chi puĆ² negare che non sia cosƬ, in tutta Italia?
    Poi viene lā€™esamina degli erosi diritti e il primo ā€œmastodontico erroreā€ ĆØ la citata ā€œeconomia di scalaā€ che ĆØ prettamente un principio economico e non socialeā€¦ e di chi sarebbe la colpa? Del Comune di Sulmona?
    E il Comune di Sulmona o un qualsiasi altro Comune che deve riequilibrare quello che il Governo Centrale ha compromesso e volutamente avallato?
    Quali baggianate racconta?
    Da quel che racconta sembra che ā€œquelli che il Governoā€ siano estranei a tutto ciĆ², eppure ci sono fino e oltre il collo.
    Parla di disamore per la politica da parte dei giovani, ma le varie riforme elettorali (e sempre a togliere) quali il celebre ā€œmattarellumā€ con la riduzione delle preferenze da 3 a 1 e lā€™introduzione del maggioritario del 1993, seguita poi nel 2005 dalla porcata del ā€œporcellumā€ di Calderoli con lā€™abolizione delle preferenze e la bella trovata delle liste bloccate che per lā€™appunto bloccano chi non ĆØ allineato nel partecipare alla vita politica attiva ĆØ forse opera dei Comuni?
    Parla di SanitĆ , ma il passaggio nel 1993 dalle USL alle ASL (che non ĆØ un solo semplice cambio di sigle) ĆØ o non ĆØ stato lā€™inizio dello smantellamento del SSN per passare ad uno privatistico (governo Ciampi)? E la riforma Bindi del 1999 per lā€™attivitĆ  privata dei medici negli ospedali non ĆØ anchā€™essa un ulteriore tassello alla caduta allā€™accesso alle cure universali e gratuite?
    Parla di lavoro, ma lā€™abolizione della scala mobile del 1992 del Governo Amato? Lā€™introduzione del lavoro interinale e della legge Biagi del 1997? E il decreto Sacconi del 2011? E la legge Fornero del 2012? E nel 2015 Il Job Act del rottamatore (degli italiani)? Il decreto Poletti del 2014 che ha incentivato contratti e tempo determinato e di apprendistato?
    E secondo lei e senza essere patetico, i Comuni (ovviamente capofila Sulmona) cosa possono in materia di voto, sanitĆ  e lavoro?
    O piĆ¹ onestamente ĆØ un maldestro e non riuscito tentativo di plagio politico della gioventĆ¹ locale nella ā€œcaliente estate politica sulmoneseā€ che ha solo arroventato i cervelli e non gli animi?
    Una aggiunta voce nel mucchio sul muro di gomma!

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  • Terapia elettroconvulsivante a chi crede ai giornalisti per tentare di ripristinare un equilibrio tra persone

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  • Pezzo che inquieta molto e lascia capire piĆ¹ cose di quelle che si leggono. Occorrerebbe unā€™analisi storica e sociale in parallelo per puntualizzare il tutto.
    Complimenti

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  • Caro Di Paolo come sempre i tuoi sono approfondimenti seri. certo ci vorrebbe un giornale intero per esaminarli ma nel tanto ciarpame che c’ĆØ in giro leggere cose pensate e chiare interessa molto e da il senso di come le cose andrebbero capite. Ora sul cosa fare abbiamo qualche dubbio visto i governanti della cittĆ  che giĆ  stanno banchettando per sopravvivere. non c’ĆØ stato un progetto per risolvere la questione da anni Centofanti, Federico, Ranalli, Casini, Di Piero: il nulla. Amministratori che non hanno lasciato nulla neppure un tentativo per pensare ad arginare la caduta di Sulmona. Parole solo un mare di parole.

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  • Mai si considera; per quale motivo; il nuovo evento, non della ” libertĆ  di essere”, ma della libertĆ  sessuale, specialmente raggiunto dalle femmine.
    Un grande filosofo ha stabilito che “il maggiore piacere per l’uomo ĆØ quello sessuale”. Pertanto i giovani che maggiormente hanno queste esigenze tendono a vivere in ambienti potenziali dove ĆØ maggiore la possibilitĆ  di partners occasionali che sono piĆ¹ variabilmente disponibili in grandi cittĆ  internazionali che non in piccoli
    ambienti sociali molto meno anonimi come le povere cittadine di umili province ove si colloca Sulmona.

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  • Tanto giusto ma se non ci arrivano i politici e amministratori, che speranza c’ĆØ a Sulmona.
    Bisognerebbe considerare un incontro di anime perse e vedere se ci sono reazioni positive ma di certo cosƬ non c’ĆØ speranza.

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