TUTTA LA CITTÀ NE PARLA
di Massimo Di Paolo – E che dire. Si pensava che il solleone insieme al cartellone di feste e giostre, potesse tenere ferma per qualche tempo la questione politica sulmonese. Panem et circenses sembrava facesse effetto anche da noi. La giostra, il prolungamento delle chiusure e l’ampliamento degli spazi mangerecci -spacciati per strategie turistiche- sembravano tattiche sufficienti per politiche demagogiche, utili per mantenere tutti distratti e contenti. Per conservare i piccoli poteri e quel che rimane del consenso popolare. Non è andata così. D’altronde la storia di questa ultima amministrazione è ormai evidente. Né morta né vita, un limbo agonico interminabile. La peggiore a fronte delle speranze che i vanagloriosi, i parolai, gli intellettuali di sinistra e i disonesti avevano calato dagli spalti. Quattro assessori alla cultura saltati in una manciata di mesi. Sold out.
Commissioni convocate per elargire un “consolo” ai consiglieri che ormai vegliano una dimensione di sindacatura defunta per vitalità, coraggio, visione e pro-attivismo. Tutti si mangiano le mani per la scelta fatta ai tempi e i rumors sono incontenibili anche tra le fila della maggioranza. Ormai il danno è stato fatto e la città sta pagando un caro prezzo. Non si tratta di acredine o di fatti personali si tratta, appunto, di fatti. Fatti che si sostanziano da osservazioni che non possono più essere nascoste.
Un bilancio privo di anima e di visione, privo di un pur minimo segnale di innovazione e di indirizzo al cambiamento, nato e licenziato senza colpo ferire, con la partecipazione massiva di un PD ben lontano da orientamenti di centrosinistra. Un regolamento per il funzionamento del Consiglio comunale pressoché ignorato, il Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali distorto, le funzioni assessorili percepite e agite come in un campo scout, le dimensioni gestionali del personale lasciate intatte per incapacità e paura. Il resto, bypassando le ombre per la mensa, il terreno della caserma dei VVFF, la casetta di Roncisvalle, l’ospedale, il Cogesa, ecc. cerimoniali e frasi fatte. La cronaca locale, che in alcuni casi può apparire ammaestrata, cerca di dare un puntello, ed è anche giusto per non deprimersi totalmente.
È giusto dare notiziole belle, piccoli successi, progetti che vanno a compimento -ci mancherebbe- ma il ragionamento si inceppa facilmente dinanzi alle evidenze. Sostanzialmente allo sbaraglio, senza una regia. O meglio: allo sbaraglio per la comunità, ma molto attenti al perseguimento delle prebende di casta, di gruppo o personali. L’uscita, con la porta sbattuta, della Tuteri, di Accardo e di Ramunno hanno la stessa anima, lo stesso motivo e lo stesso significato. Una condizione di mancanza di metodo. Il “metodo”, per gli intellettuali che possiedono il senso critico ma che non vogliono sporcarsi le mani con processi che richiedono programmazione, organizzazione, decisione, rischio, capacità di scelta e possibilità di fallimento, è la dimensione che riesce a tradurre le idee in cose reali. Il capo non lo ha, non lo persegue, e non gli interessa. Il “metodo” richiede fatica, troppa coerenza e troppo rischio. Troppa responsabilità. Galleggiare e sopravvivere ad oltranza: le ragioni delle cenette di programmazione. Un laboratorio politico nato a Sulmona e sconosciuto in campo nazionale, che vede il PD con Fratelli d’Italia a braccetto sotto il sole, ormai fuori da quelle collusioni rette da rapporti personali e professionali che all’inizio di mandato apparivano poco chiare e camuffate. D’altronde pur di non morire, l’amministrazione Di Piero ci ha abituati a misurarci con travasi e codardie politiche. Incitatus, il cavallo di Caligola, rischiò di diventare console. Noi siamo stati in grado di elaborare un copione neorealista altrettanto unico e stravagante.
Già, la codardia, ci sarebbe da scriverne molto. Pur di restare, tutti si nascondono dietro il “per il bene della Città”. A tal proposito: si riesce a capire le rappresentanze di Italia Viva che come indole sono propensi alla “riscossione”, ma ci viene da dire, che fine hanno fatto i valori fondanti del M5S e la radice, l’enfasi di Sbic sul bene comune? E restiamo attoniti, anche con una certa pietas, per l’Assessore Berardi trovatosi in una condizione di ambivalenza politica, ideologica e forse personale. Ma anche per l’Assessora Paola Fiorino immersa in una nube di nebbia che la rende invisibile dinanzi a problematiche sociali esplosive.
Detto questo: forse è arrivata l’ora di tornare a pensare a un governo di “Unità cittadina” e non di salute pubblica testimonianza di un fallimento. La sinistra, purtroppo, non è riuscita a creare nulla e non ha messo in piedi il cantiere per Sulmona. Resistere è un fatto patriottico, e, dopo la galleria degli orrori che ha mortificato i valori istituzionali e della pubblica amministrazione, a Sulmona occorre avviare i lavori. Chi lo deve fare, chi deve aprire un confronto, chi deve spronare alla raccolta? Intanto la lista dei papabili sindaci cresce nelle “segrete stanze” e già si intravede il germe che avvelena il grano.
L’analisi del Preside sempre profonda ed esaustiva. Pietra tombale su una Amministrazione senza ne’ capo ne’ coda che boccheggiando tira a campare per il “bene della città “(ma chi glielo chiede??). E certo anche le precedenti amministrazioni sono incappate in incidenti di percorso del tipo. Qui la differenza è che non si riesce a garantire il minimo sindacale: riparare una buca o un semaforo….
E beh allora ora siamo bravi ! Amministrazione modello per efficienza e doveri se si sporca non si pulisce così i cattivi capiscono. Se c’è qualcosa di vecchio che non va si lascia stare e’ colpa di quelli di prima. Se la città va a rotoli non si aggiusta non si fa manutenzione tanto e’ colpa di quelli di prima. Se si sono dimessi nella precedente amministrazione ora tocca a noi. Se il sindaco di prima si è dimesso noi resistiamo!!!
Temp ma quanto ti ruga, quanto sei incazzato, quanto ti manca !
Sentenzio, dove avrei scritto queste tue affermazioni?
Era si un confronto con la passata amministrazione, e lo si poteva fare ugualmente anche con le ancor precedenti e la sostanza non cambiava.
Sinteticamente, la risposta la trovi negli ultimi 2 righi del commento.
Non ci si ricorda che nella precedente giunta vi furono anche lì dimissioni dell’assessore alla cultura, precisamente nel maggio 2018 con Bencivenga Alessandro e nel febbraio 2020 con Cozzi Manuela. Per non dimenticare le dimissioni in blocco del Vice Sindaco Luigi Biagi, e degli assessori Piero Fasciani, Stefano Mariani e Mauro Tirimacco nel gennaio 2020.
Non in ultimo e qui la vince a mani basse la precedente amministrazione, le dimissioni del Sindaco nel dicembre 2017 (vicenda Centrale Snam) e dell’agosto 2018 (verifica di programma chiesto da Andrea Ramunno).
Peccato l’aver e/o l’usare poco memoria o per meglio dire indirizzata ad capocchiam su quel che interessa far notare.
Va fatta notare ai lettori la poca pertinenza di alcune delle foto inserite nell’articolo e che non sono minimamente riconducibili all’attività del Comune, ma da addebitarsi unicamente al mal costume dei concittadini.
E’ PROPRIO VERO CHE TUTTA LA CITTA’ NE PARLA E NE RICORDA GLI ACCADIMENTI PRESENTI E PASSATI.