I MIGLIORI NUOTATORI DEL MONDO

di Massimo Di Paolo – Occhi azzurri in una cascata di capelli d’oro. Scendeva presto in spiaggia e presto iniziava a nuotare. In verità scivolava sull’ acqua increspando appena; si allontanava fino ai trecento metri con disinvoltura tanto da sembrare una riga a filo di orizzonte. La chiamavano “l’olandese” e faceva invidia forte. Era al centro delle confabulazioni d’ombrellone per il suo stile, il suo portamento, la sua disponibilità che dettavano indizi di una donna emancipata, autonoma, fatta di disinvoltura e salutare bellezza. Lontana assai dalla clientela estiva del mare nostrum. Era venuta dai Paesi Bassi per sposare un abruzzese, comprò casa sui colli teramani. A lei devo la mia passione per il nuoto nata grazie a quello che mi insegnò da bambino durante i mesi estivi. La incontravamo al mare, come ogni anno ai bagni “Da Gino”, a Pineto. A tredici anni feci il mio primo esame. Una prova iniziatica che mai ha lasciato la mia memoria e la mia storia di appassionato. Mi portò a “Cerrano Sub” e lì dovetti nuotare da solo fino agli scogli andata e ritorno. Lei sulla spiaggia, meravigliosamente, sorridente tifosa, un po’ mentore, un po’ maestra e un po’ valchiria. Dopo qualche anno non la incontrammo più.  Se ne parlava sulla spiaggia era diventata una compagnia per molti, forse perché il suo fare rompeva gli schemi ancora stantii con un femminismo mai volgare ma di sostanza, e soprattutto energico. Gino, organizzatore, bagnino, animatore e factotum dello stabilimento che portava il suo nome, stravedeva per quella donna che con un crawl disinvolto era l’unica a tenergli testa fino alla boa rossa di segnalazione. Gli occhi gli si illuminavano quando la vedeva arrivare e io, ormai giovanottino, ne capivo la fascinazione camuffata dalle lunghe nuotate. Il tempo decise diversamente Gino sposò Rosetta che gli stette vicino costantemente. Lui l’amò per tutta la vita.

Alla fine dell’estate del 1972 mi innamorai di Mark Andrew Spitz nuotatore statunitense. Era nato nel 1950 e vinse nella stagione olimpica che gli toccò, ben sette medaglie d’oro. Erano le Olimpiadi di Monaco dannate per i fatti terroristici che lasciarono il segno e per la vicinanza a Dachau che fin da subito ombrò il clima di quella Olimpiade. Chi nuota, e soprattutto chi impara da giovane a nuotare, ne rimane condizionato per tutta la vita: memorabile la lettura di “Tipi acquatici” con cui Oliver Sacks, neurologo e meraviglioso nuotatore –  il film “Risvegli”, con Robin Williams e Robert De Niro del 1990 prese il nome dal suo romanzo – apre uno dei suoi ultimi lavori da scrittore “Ogni cosa al suo posto”, edizioni Adelphi. Italiani popolo di navigatori ma poco nuotatori. La scuola, e la storia del nuoto è inglese, poi americana e poi ancora degli atolli del Pacifico. Si è scritto molto sul nuoto perché come ogni attività fluida è anche destabilizzante, c’è la meraviglia del galleggiamento, dell’essere sospesi in questo mezzo denso e trasparente. Lo è soprattutto per i novizi e per chi il nuoto lo rappresenta dentro di sé ma senza mai tuffarsi e poi c’è tutto il simbolismo dell’acqua. Ormai la ricerca delle coste, delle spiagge, dei fondali è tema diffuso di questi tempi. Con l’estate, stagione di viaggi e di vacanze, l’immaginario si incontra con l’acqua. Il nuotatore guarda poco il paesaggio, cerca gli approdi, misura le distanze la ricerca dell’acqua libera, l’acqua bianca è quella che interessa, che rende irrequieti, volubili, desiderosi di scivolare.

A chi vuole trovare da leggere cose belle assai sul nuoto ma soprattutto sulle tante storie, leggende sull’arte di nuotare, non possiamo che consigliare “L’ombra del Massaggiatore Nero” di Charles Sprawson, edizioni Adelphi. Per “Libri & Visioni” è il top per la qualità di scrittura per la varietà, per i significati e i racconti. Si incontrano Byron, Goethe, si passa dai Greci ai giorni nostri. Un passaggio ci piace particolarmente e dice: “la qualità principale necessaria ai nuotatori è quella di sentire l’acqua. Essi dovrebbero usare braccia e gambe come i pesci le pinne, e saper avvertire la pressione dell’acqua sulle mani per mantenerla nel palmo durante la bracciata, senza lasciarla scivolare via dalle dita”.

Bonnie Tsui vive e nuota nella Baia di San Francisco collabora con il New York Times e nel 2020 ha pubblicato “Perché nuotiamo”. Il testo edito in Itala da 66THND2ND è in corso di traduzione in dieci lingue. Per nuotatori, curiosi e per chi viaggia leggendo, seguendo fatti, vicende tracce e testimonianze. Le prime stazioni balneari inglesi videro la luce con la scoperta di un farmaco miracoloso prescritto contro gli effetti deleteri della vita in città: acqua di mare ghiacciata. “Fu il battesimo collettivo di una nazione intera” cosi disse lo scienziato Benjamin Franklin a metà del settecento, pur preferendo nuotate giornaliere nel Tamigi.

Per nuotatori appassionati o per lettori da lettino un racconto freschissimo di stampa: “Il mare non aspetta”, di Valentina Fortichiari, Oligo edizioni. C’è l’acqua anche in questo nostro ultimo suggerimento: “il nuoto rende umani e seguaci di interiorità, stando in una bolla di solitudine e suoni acquatici ovattati, echi di note fluide, che possiedono il potere di rilassare”.

Il nuotatore bravo scivola quasi poggiato sullo specchio d’acqua che vuole nuotare, scorre via, come il decennio della “Olandese”.Cambiarono anche i clienti dello stabilimento come la risacca cambiò la battigia portando sassi su quella riva ormai diversa. Gino non c’è più, ma resta la boa rossa ai trecento metri che accoglie ancora oggi qualche intrepido nuotatore.