L’EDICOLA, MONUMENTO CULTURALE
di Massimo Di Paolo – Cambiano, si adattano, resistono ma restano. Le edicole, i chiostri dei giornali con la loro presenza danno il senso della vitache scorre. Quando sono aperte è la città tutta ad apparire “aperta”. Fredde d’inverno infuocate d’estate, ma sempre luogo di incontro, di scambio, un ritrovo di umanità. Diverse ormai chiuse come in ogni parte d’Italia, diventano archeologia urbana, una sorta di monumento culturale dedicato ai ricordi, al passato, agli edicolanti che non ci sono più.
Ogni consumatore di carta stampata un tempo, ma forse ancora oggi, sceglieva la prediletta, la più comoda, la più vicina, quella dove incontrava le prime persone della giornata un po’ amici, un po’ confidenti. Oggi resistono alla fuga delle parole, delle notizie, delle immagini che corrono in rete, altro si trova insieme ai quotidiani che non arrivano più a grandi pacchi, alle riviste, ai mensili, alle buste regalo e alle figurine. Sono rimaste in poche, e pochi i clienti amanti dell’inchiostro e della epifania del giornale nuovo. Aficionados delle testate, delle riviste, degli inserti che dettano l’appuntamento della settimana. Eppure, per tutti in ogni città,rappresentano punti di snodo, di orientamento, patrimoni da tutelare come segnavia per centri storici, quartieri nuovi e periferie. Venti anni fa erano 36 mila ne sono restate 11 mila a detta della Federazione Italiana Editori Giornali.
La carta stampata ha perso autorevolezza sostituita da Internet, blog, social, influencer. Con essa anche le relazioni sono cambiate:l’aggregazione che scorreva tra le righe di inchiostro che si faceva commento, confronto, umorismo o rammarico, sembra non servire più.Umberto Eco, che non era proprio l’ultimo, diceva “I giornali non sono fatti per diffondere ma per capire le notizie”.
Resistono preservando sempre socialità, cultura e incontro e cambiano per sopravvivere: “L’edicola riapre” – come fare impresa nel settore delle edicole – di Alessandro Gian Maria Ferri, Edizione &100.
Cambiano anche le forme, il design diventano arredi urbani belli e tutelati. A Parigi ormai progettate e ristrutturate da grandi nomi come MataliCrasset; a Mantova, a piazza Canossa, la più antica d’Italia del 1882 tirata a nuovo, l’edicola Radetzky a Milano diventata luogo di mostre e esposizioni, a Roma la Erno ormai spazio per iniziative culturali.
Altre, le molte altre, si attrezzano cambiando un po’ i lineamenti trasformandosi in rivendite di souvenir, oggettistica, libri e giocattoli; fino ad arrivare ai tabacchi, snacks e bevande. A Perugia, in fondo a Piazza IV Novembre, l’edicola porta scritto a caratteri cubitali “non siamo la Feltrinelli” come a dire, restiamo chioschetto!
Alle “Edicole sulmonesi” noi gli vogliamo bene assai, rendono vive piazze e scorci, ormai giocano ai quattro cantoni con gentilezza e simpatia sempre. Restano aperte e ci informano preservandoci dalla quotidianità che disturba. Un po’ ritrovo un po’ specchio, che ha riflesso i tanti momenti di Sulmona ma senza ancora diventare color seppia. C’è ancora l’abitudine, con il sapore del passato, a frequentare i nostri chioschi, dobbiamo usarle ancora e ancora, per molto tempo anche se di giovanissimi non se ne incontrano. Osservandole e “leggendole” vediamo uno spaccato della nostra realtà, nel tempo ci hanno aiutato a crescere e a diventare cittadini migliori. Restano importanti per “Sulmona nostra”ibride, sostenibili, con cartaceo e digitale; restaurate o nuove, al centro di riqualificazioni urbane o di ammodernamento di luoghi. Auspicando aiuti,facilitazioni e uso rivisitato dello spazio pubblico purchè, aperte.