I FERROVIERI FANNO I BOSCAIOLI MA I TRENI ARRIVANO IN RITARDO
di Luigi Liberatore – Qualche mio lettore dirà che arrivo tardi pure io, però io sono giustificato i treni no. Nel senso che io ho dovuto pensare prima di scrivere la mia opinione sull’accaduto, le Ferrovie non ci hanno pensato due volte a commettere il fatto. Torno sulla vicenda del taglio di quasi cento piante abbattute nelle campagne di Valle Larga e delle Cavate, in agro di Pettorano Sul Gizio, ordinato ex abrupto dalla Fondazione Fs che ha fatto scempio di alberi di alto fusto lungo la strada interpoderale che costeggia la Ferrovia dei Parchi tra Sulmona e Pettorano sul Gizio. Alberi piantati oltre mezzo secolo fa e nemmeno selvatici, dal momento che parliamo di noci, ciliegi e noccioli che rendevano l’area e la stradina parallela ai binari uno dei luoghi più caratteristici e suggestivi delle campagne sulmonesi. Le motoseghe targate FF.SS non hanno impiegato tanto tempo nel disperdere, anzi abbattere, quel patrimonio forestale di pregio sull’assunto che impediva o costituiva pericolo al transito del treno dei Parchi. Diceva Dante Alighieri che è il modo che ancor m’offende, e in questo caso è davvero l’autoritarismo col quale la Fondazione delle Ferrovie abbia compiuto il sacrilegio, andando sopra e oltre perfino il sindaco di Pettorano sul Gizio, preso peraltro alla sprovvista. “Non avrei potuto fare molto”, ha confessato Antonio Carrara, sindaco ed ex presidente del Parco nazionale d’Abruzzo, mica uno sprovveduto, dal momento che la normativa concede ed offre alle ferrovie mano libera quando si tratta di sicurezza per il passaggio dei treni o si prospetta un potenziale pericolo per i passeggeri. Solo che in questo caso bastava una semplice potatura delle piante, nemmeno della capitozzatura, men che meno dell’abbattimento, dal momento che l’impianto arboreo dava sulla stradina adiacente ai binari e non sul tracciato ferroviario. Ma la Fondazione Fs non è nuova a questa strategia del mordi e fuggi, tanto è vero che in passato ha tentato pure di inoltrarsi nell’asta fluviale del Gizio, sempre con la solita pretesa della sicurezza, con ruspe di dragaggio e in maniera spericolata. Allora l’amministrazione comunale arrivò in tempo e con solide motivazioni sufficiente a fermare l’incursione barbarica. Conclusione della vicenda? L’area interessata al disboscamento crudele appare adesso un paesaggio lunare e da quel che mi risulta i treni, in ogni parte d’Italia, arrivano in ritardo. Mi sa che le attenzioni delle Ferrovie dovrebbero essere rivolte agli orari dei convogli ordinari o superveloci, e non al ciuf-ciùf di una vaporiera, carezzata magari dalle foglie di un ramo impertinente che si affianca al finestrino di un turista distratto e pure soddisfatto di quella intrusione.
Concordo pienamente quanto ha scritto.