UN PARCO PREPOTENTE E UN COMUNE “CAGOJA”

di Luigi Liberatore – Il Comune di Sulmona ha risposto obbedisco all’ordine impartito dal parco della Majella di spegnere le luci all’eremo di sant’Onofrio. Sembra di rileggere una pagina della terza guerra di Indipendenza, col generale La Marmora che blocca l’avanzata di Garibaldi verso Trento il quale rispose col celebre telegramma: “Obbedisco”. Uomini e vicende di ben altro spessore se messi a confronto con questa non banale disputa tra Parco della Majella e Comune di Sulmona sulle luci che illuminano lo splendido eremo di Sant’Onofrio. L’amministrazione si è calata di nuovo le brache a cospetto dell’Ente e per la seconda volta ha detto sì, spegnendo la rete di illuminazione sulla risibile contestazione che “I fari arrecano disturbo agli animali selvatici della zona”. Sembra che lo stesso Parco abbia fatto propri i rilievi effettuati dai carabinieri forestali, sollecitati a loro volta da una segnalazione. Un miscuglio di parole, anzi un guazzabuglio che ha portato, comunque, all’oscuramento di una perla incastonata nella montagna che richiama migliaia di turisti e che la illuminazione notturna rende davvero particolare ed esclusiva. Partiamo dall’affermazione del Parco che parla di disagio degli animali selvatici della zona. Ecco vorremmo che il Parco sia preciso quando parla di “zona”, perché chi scrive è sempre portato a pensare che questi enti siano affetti da macroestesia, tendenti cioè a dilagare. Saremmo poi curiosi di sapere come abbiano fatto i rilevatori a colloquiare con la fauna selvatica, a ricevere il loro messaggio di disagio notturno tanto da essere poi certificato. Io ho qualche dubbio a meno che a dichiarare questo sia stata Amelia Kinkade la quale gode di ottima reputazione, oppure sia tornato in terra San Francesco D’Assisi che parlava coi lupi. Quasi 25 anni fa la Soprintendenza aveva affrontato il problema della illuminazione (Rosanna Tuteri vigente) risolvendolo con una illuminazione carezzevole per le rocce, ottenendo anche il nihil obstat dagli amministratori del Parco. Un anno fa il Comune ha perfino sostituito i fari utilizzando luci soffuse al led. Ecco, ci sarebbe piaciuto che il Comune di Sulmona non rispondesse come Garibaldi al generale La Marmora, che opponesse il diniego, facendo salve successive intese, alla ennesima richiesta fatta dal Parco col tono dei suprematisti, facendo retrocedere l’amministrazione comunale a umile comprimario, sottomesso, esageratamente disponibile; una amministrazione locale che d’Annunzio avrebbe bollata come “cagoja”. Le prerogative del Comune sono ampie e intangibili e il Parco è disciplinato da norme che non prevedono il beneficio della extraterritorialità. Non è una enclave, per capirci. Dunque, il Comune riaccenda le luci all’eremo, non comprometta la fruibilità ai turisti e non tolga ai sulmonesi quella splendida visione notturna. E se del caso, apra pure le ostilità per via giudiziaria.