ZOCCOLA O CORNUTO, CHE DIFFERENZA FA?

di Luigi Liberatore – Mi dispiace iniziare con questo titolo, tuttavia non ho trovato di meglio e nel riflettere che in entrambe le definizioni è la donna ad essere la protagonista. In senso attivo e passivo. Mi torna difficile tornare sull’argomento dopo averlo trattato qualche anno fa, soprattutto per quel termine che pure i giudici utilizzano senza veli, e in maniera contrastante, nei loro giudizi. Avrei voluto non provarci di nuovo per quel senso di rispetto che ho nei riguardi dei protagonisti: una donna, giovanissima, peraltro culturalmente strutturata anche in senso politico, e un avversario forse più delineato dagli anni e da una esperienza megalitica in fatto di espressioni. Avrei lasciato perdere; siccome ad adiuvandum per la parte femminile, ancorché ci sia stato un secondo pronunciamento favorevole del giudice, è intervenuta la consigliera comunale Teresa Nannarone, solida nel difendere le questioni che riguardano le donne, mi è sembrato ingiusto che l’ex sindaco di Sulmona, Bruno Di Masci, venisse due volte dichiarato soccombente. O almeno lasciato dietro la lavagna. Bruno Di Masci, sicuramente non allevato in quanto a linguaggio in un asilo di suore Orsoline, non ha bisogno di trovare difensori in chi scrive. Ha fatto sapere di ricorrere in Cassazione per cui sappiamo che non è fatto di argilla e paglia. Però dobbiamo essere sinceri e obiettivi sul significato di quel termine rivolto qualche anno fa nei confronti di Roberta Salvati, peraltro rubato da una conversazione privata e inserita in un contesto politico al termine di una effervescente seduta consiliare a Sulmona. Ecco, è proprio il contesto che libera l’ex sindaco da ogni bruttura umana per quella definizione, al pari di quel “cornuto” di Luigi Liberatore che spesso mi sono sentito dire, e come me altri giornalisti, dal personaggio trattato in diverse circostanze. Me lo hanno detto. Lo hanno perfino scritto. Tuttavia ho sempre capito che facesse parte del gioco, che rappresentasse una maniera “colorita” per dipingermi quando non si potesse attingere a Messer Giovanni della Casa. Per me rimane integra e non scalfita l’immagine della ex consigliera comunale di Sulmona, Roberta Salvati, semmai resa più solida per la pervicacia con cui consegue il suo obiettivo finale di vedere condannato l’ex sindaco Bruno Di Masci per quella definizione di zoccola, termine universale alla pari di cornuto col quale si apostrofa un giornalista non allineato. Mi sembrava un pochino vile lasciare da solo l’ex sindaco di Sulmona in questa circostanza, Bruno Di Masci, soprattutto per uno come me che per mestiere ha provato e prova ancora solitudine o incomprensione. Sulla vicenda dirà l’ultima parola, in punto di diritto, la Corte di Cassazione. Non sono stato curioso abbastanza per sapere se quei giudici abbiano mai affrontato la equivalenza tra cornuto e zoccola.