I MIGLIORI ANDRANNO VIA
di Massimo Di Paolo – Elio Germano, durante la cerimonia per il David di Donatello, ha detto che il cinema non può cambiare la realtà ma può aiutarci a vedere le cose. Può cambiare lo sguardo che usiamo per osservare le cose aggiungiamo. A noi sulmonesi -e soprattutto a chi ci governa- servirebbe eccome. Calma piatta sotto i ponti, ma dicono che il lavorio sulle piccole cose personali sia incessante a Via Mazara. Occorrerebbe agli ospiti “occasionali” di palazzo San Francesco una terapia d’urto per scoprire che si potrebbe fare in altra maniera. Non si tratta tanto di pensare di più, quanto di pensare diversamente. Viene in mente, restando nel cinema, il film di Maria Sole Tognazzi “Dieci minuti” con Margherita Buy tratto dal romanzo di Chiara Gamberale. È una storia che parla di terapia per smettere di avere paura (di governare diremmo). La psichiatra condivide con la paziente una terapia per rompere gli schemi consolidati e per sperimentare modalità mai provate prima. Tutti i giorni, per un mese, dieci minuti al giorno per fare cose mai fatte. Per un rinnovamento amministrativo, potrebbe essere un valido tentativo. A guardare bene nelle azioni gestionali dell’attuale esecutivo tecno-politico (Sic) non si riconosce uno stile di governo né di sinistra e né di destra.
D’altronde PD, Sbic e MoVimento 5 Stelle, a Sulmona, hanno scelto fin da subito che le acque si mescolassero con certi compari di opposizione: prima per comandare, poi per sopravvivere e resta difficile pretendere oggi la profondità da una pozzanghera.
Osservando tutto quello che è successo negli ultimi quasi tre anni di sindacatura sorge l’istinto che accompagna i grandi investitori sui mercati internazionali: Sell in may and go away “vendere in maggio e andare via”. Occorre invece resistere e prodigarsi. “Restanze rivoluzionare” potrebbe essere il titolo per un nuovo corto su Sulmona nostra. Una terapia d’urto dicevamo: o una benedizione non si sa. Certo ormai siamo nelle dimensioni aleatorie della speranza. Il contesto allargato non aiuta: la Regione Abruzzo è tra le ultime per tasso di occupazione, ultimi posti nelle classifiche economiche e finanziarie; 80% dei ginecologi sono obiettori di coscienza, nel 2023 è stata la regione con il maggiore incremento di morti sul lavoro rispetto all’anno precedente, senza badare troppo alle incompiute e alle dimenticanze gravi che sono state omesse da 15 anni: politiche strutturali, per i giovani, la scuola, l’organizzazione urbana.
A oggi, sul mercato regionale, Sulmona ha un valore pari a zero. La sciatta e flebile azione politica attuata dalla compagine che governa la città, si è caratterizzata per l’assenza dai tavoli tecnici e politici regionali – quelli che contano — privando la Città da ogni forma di transizione, avvicinamento e ricollocazione regionale. Per mercato regionale vogliamo intendere quella giusta collocazione di Sulmona negli assi di sviluppo a seguito di un dovuto riconoscimento di specificità e valori territoriali. Allo stato attuale non risentiamo più neppure di quella forza gravitazionale su Pescara o sulla Città Capoluogo. Dinamica che non ha i presupposti per avvenire prossimamente senza fatti, organizzazione economica, facilitazioni fiscali, originalità culturali e sburocratizzazione per l’attecchimento di nuovi insediamenti commerciali o di piccola e media impresa. Quale previsione quale intuito possibile? In una parola: come andrà a finire. Si permarrà nella frantumazione che stiamo vivendo con una cornice appiccicaticcia di cerimonie, sagre, feste, arte e simulacri per continuare ad illuderci.
I ceti imprenditoriali, dei commercianti e dei possessori di rendite da posizione, vigileranno e condizioneranno la politica locale per conquistare quel potere amministrativo utile e necessario per la tutela di beni e ricchezze. Quello che resta dell’antica borghesia sulmonese, i radical chic più attuali e i nuovi fortunati, tuteleranno il loro stato di rappresentanza diventando sempre più isolati e autoreferenziali. Le classi povere, più sofferenti ed instabili economicamente migreranno o vivranno assoggettandosi allo sfruttamento intramurario con un mercato del lavoro da profondo sud. I migliori andranno via. L’oroscopo di Horus, quello dei pavidi e dei benpensanti, avrebbe detto che nell’amore – verso la propria Città – se non tutto va come vorreste, l’unica soluzione è la pazienza. Noi vorremmo l’indignazione e la rivalsa. Non per snobismo ma per una sorta di salvaguardia personale: pazientare con i pavidi si rischia di scendere al loro livello e ti fregano con l’esperienza.
Alla regione … alla regione! ora ne abbiamo tre di consigliere. i tempi dovrebbero cambiare. Vediamo cosa sapranno fare e speriamo in bene. per ora social social social e non sembra altro.
Splendida analisi e scritta magnificamente complimenti. Peccato che la diagnosi e’ implacabile ma e’ quello che abbiamo voluto . Tanti i responsabili qualcuno di più !
E già…,
gli errori della Regione Abruzzo sono di responsabilità dell’amministrazione civica e non delle azioni, tanto quelle mancate che quelle pedissequamente e maldestramente volute, create e attuate per la distruzione totale della città e per la propria vana gloria di chi era in Regione dei nostri… anzi NON dei nostri.
Pratolano credo fortemente e con sicurezza che Tu non lo Sia ma se così non fosse perché non pensi un po’ ai c…. Tuoi?
Ancora a spendere parole su sulmona (s volutamente minuscola)