FESTA DEI LAVORATORI
di Massimo Di Paolo – La Festa del primo Maggio nell’immaginario collettivo sembra essere condensata nel concertone di piazzale San Giovanni a Roma. Nella realtà è una festività nazionale in cui si riconosce la nostra Repubblica “fondata sul Lavoro”. Con gli anni, la fatica a mantenere l’adesione consapevole sulle problematiche del lavoro aumenta. Lo spettacolo musicale con annessi saluti e sermoni spesso supplisce: da supporto diventa contenuto. Questo anno il parterre è al Circo Massimo con artisti dal pedigree significativo. Ma le cose oltre il palco, la musica e quei rituali ormai scontati, sono ben diverse. Freud affermava che l’amore e il lavoro erano i due elementi autorealizzativi di ogni uomo (nel senso di essere umano) e che attraverso essi la vita acquisiva dignità. Il lavoro dalla fine del secolo scorso ad oggi è divenuto forse il problema dei problemi. Oggi, su scala globale, la disoccupazione e in particolar modo la disoccupazione giovanile e dell’età matura, ha raggiunto il livello più allarmante dai tempi della Grande Depressione. La pandemia e la forte accelerazione tecnologica hanno aggravato la condizione degli oltre ottocento milioni di disoccupati nel mondo. Probabilmente, le condizioni di marginalità saranno ancora più gravi con l’aumentare dei processi di espulsione anticipata della forza lavoro correlata ai nuovi processi organizzativi delle aziende e alla nuova frontiera dello sviluppo tecnologico con l’intelligenza artificiale. Gli ottimisti affermano che alcuni lavori muoiono e altri crescono teorizzando uno sviluppo alla pari. La storia ci ha insegnato altro, con livelli di disperazione e sofferenza crescenti e sempre più diffusi. L’innovazione tecnologica, lo smembramento dei processi di fidelizzazione aziendale, il rapido invecchiamento culturale del lavoratore, gli approcci politici nazionali ed internazionali hanno ormai fatto accettare la dimensione del “danno collaterale da sviluppo”: purtroppo a carico solo ed esclusivamente dei lavoratori. E proprio per questo che le disuguaglianze sono molto cresciute nelle società avanzate. Il peggioramento e la rarefazione del lavoro hanno fatto crescere gruppi non rappresentati e abbandonati a destini di vita impegnativi. Come per tutti i nostri appuntamenti, anche per il 1 Maggio del 2024, “Libri & Visioni” vuole offrire uno spunto sorretto da due letture utili, attualissime e indispensabili per avere una maggiore consapevolezza del fenomeno, delle correlazioni e delle tematiche presenti nei mutamenti epocali in atto.
Nelle nostre letture ritroveremo un Marx, ringiovanito e rivisitato, per conoscere il lavoro come strumento di sfruttamento dell’uomo su l’uomo, della fatica, della sofferenza, della umiliazione. Aspetti non superati anzi rintracciabili in fenomeni di ritorno violenti e disumanizzanti. Troveremo anche le nuove analisi sul lavoro manipolato dalla cultura capitalistica, dell’efficientismo e dell’individualismo, un lavoro trasformato in vera e propria idolatria. Una “religione” correlata all’avidità del consumo indotto. Di Jeremy Rifkin, La fine del lavoro -Il declino della forza lavoro globale e l’avvento dell’era postmercato- edito da Baldini &Castoldi.
Per una simbologia del lavoro e per un approfondimento in prospettiva psicoanalitica della perdita -del lavoro e della propria identità- due articoli di Massimo Recalcati pubblicati su “La Repubblica” del 15 maggio 2012 e su “La Stampa” del 5 maggio 2022. Gli stessi articoli – Suicidi sul lavoro e L’idolo del lavoro – sono editi da Feltrinelli in “A Pugni Chiusi”, Psicanalisi del mondo contemporaneo.
Vi segnaliamo inoltre da vedere ma soprattutto da condividere, sempre mercoledì 1° Maggio alle ore 21.15 su La7, In viaggio con Barbero: “Lavoro e schiavitù”. Il tutto per tenere sempre presente una delle lotte sociali più importanti del nostro tempo: quella per il lavoro e per i diritti dei lavoratori.