AREE INTERNE PROBLEMA CULTURALE, MA GAGLIANO SOGNA CON IL MESTIERE DI ATTIVATORE
I principali problemi legati alle aree interne, le aree svantaggiate, periferiche, sono in realtà un problema culturale. Naturalmente, l’assenza di politiche, la ritirata dello Stato e del mercato hanno fatto sì che si avviasse un abbandono che ha causato però un fatalismo, nel senso che le persone dicono ‘qui non si può fare niente’, ‘non c’è futuro’, e campano un po’ di rendita isolazionista”. Sono le considerazioni di Raffaele Spadano, giovane antropologo di Lanciano, presidente dell’associazione “Mim – Montagne in movimento”, alla luce dei tre anni di vita del progetto Neo (Nuove esperienze ospitali) lanciato a Gagliano Aterno, dove adesso vivono circa 20 abitanti in più e stanno per aprire 5 nuove attività commerciali. Un progetto che, da quest’anno, si estenderà anche ad altri 5 comuni della Valle Subequana. “L’idea – racconta Spadano all’Ansa – è di lavorare con gli abitanti per far sì che possano capire quante opportunità ci sono in questi territori. Specialmente dopo la pandemia c’è una forte domanda di natura. Vivere in paesi dell’Appennino vuol dire ridefinire relazioni ambientali dentro le relazioni sociali. Se vivi in città le relazioni ambientali non le vedi, la filiera del cibo non c’è, quella dell’energia neanche”. Il lavoro di Spadano è terminato a Gagliano Aterno ed è quello di “una sorta di alieno che cala su un territorio, un ‘attivatore’, che prova a parlare di futuro in quel paese. Dopo anni, è il caso che ci si allontani in modo che le progettualità possano camminare con i loro piedi. Sono un paio di mesi che sto accompagnando la mia fuoriuscita”, afferma, confidando anche nelle nuove attività commerciali, dato che “chi apre un’attività – aggiunge – ha tutto l’interesse a mantenere vivo un circolo di flussi, di interessi, di persone, di competenze”. “Ci sono stati molti elementi conflittuali nella comunità, ma è normale, se le cose cambiano e non c’è conflitto vuol dire che non sta cambiando nulla”, commenta. “Dopo aver girato tantissimi paesi di montagna sotto i 500 abitanti, alla fine scelsi Gagliano Aterno soprattutto per la presenza di questo giovane sindaco che dichiarava di voler fare lo straordinario oltre l’ordinario, Luca Santilli. E poi, anche perché a venti minuti in macchina c’è Fontecchio, un paese che da una decina d’anni fa attività di riattivazione”. Paesi dell’entroterra che risentono di “un certo grado di depressione sociale, generato fortemente anche dal terremoto e poi dal Covid, ma – sottolinea Spadano – con strategie e competenze specifiche alla fine siamo rimasti stupiti e meravigliati da quello che continua ad accadere a Gagliano”. Il problema anzi, adesso è inverso, quello di “un’eccessiva risonanza mediatica, che rischia di far diventare un oggetto la vita di persone che cercano di fare processi fragili e delicati”.