MARCO MARSILIO SARÀ PURE PRESIDENTE MA DON ABBONDIO ERA UN DILETTANTE

di Luigi Liberatore – Abbiamo letto stamattina che il presidente Marco Marsilio ha fatto dietrofront con la riserva del Borsacchio a dieci giorni dal voto, “rinnegando” (termine improprio ma che ci consente di essere compresi anche dal più umile dei suoi elettori) la legge di fine anno che rivedeva i confini della riserva. Come si dice in balistica, ha rinculato rispetto alle minacce di ricorso di quell’altra bella brigata degli ambientalisti, inoltrando una lettera all’Ufficio per le autonomie e per l’esame della legittimità costituzionale della legislazione delle regioni, che gli aveva prospettato una impugnativa della sua legge, obbligandosi a rivedere tutto l’iter amministrativo che aveva portato il Consiglio regionale a deliberare in quella maniera. Personalmente, nella sostanza, avevo ritenuto e ritengo che la decisione di restituire oltre cento ettari di quel territorio ai proprietari, contadini e coltivatori, un atto di buon senso, e perfino di buona pratica politico-ambientale lasciando una ventina di ettari per il “Fratino”, quell’uccellino che fa da anestetico ai dolori esistenziali di un gruppetto di persone. Per me era l’unica cosa pregevole che avesse fatto Marsilio in cinque anni di disastri. Macchè. Pure in quel caso ha dimostrato di essere un pasticcione, inconcludente e persino un poco vile se poi ha detto di fare retromarcia e di non aver mostrato il coraggio di sostenere fino in fondo le ragioni della riduzione territoriale del Borsacchio, ancorché l’iter fosse inficiato da violazioni normative peraltro da potersi dibattere nelle sedi istituzionali come in ogni controversia sulla legittimità costituzionale delle leggi. Che Marco Marsilio fosse pure pasticcione lo avevamo intuito da tempo, avendolo dimostrato senza rossori con la faccenda delle piscine delle Naiadi o con la sua poca dimestichezza con l’Abruzzo e la geografia elementare parlando della “sua” regione come bagnata da più mari. Però qualcosa devo dirgli di bene: ha riabilitato in me, e spero anche in molti altri, la figura manzoniana di Don Abbondio facendoci apparire quel sacerdote quasi un dilettante al suo confronto, soprattutto considerando che la lettera di Marsilio al Ministero è stata spedita proprio per evitare una bocciatura dalla sua stessa parte politica, cioè dal Consiglio dei ministri. Ha avuto più paura di Don Abbondio, regalando un filo di speranza agli ambientalisti senza recidere il filo con i proprietari terrieri del Borsacchio, ma soprattutto evitando di non farsi sculacciare dal Consiglio dei Ministri in sede di esame. Una botta al cerchio e una alla botte. Non stiano però tanto sicuri, con Marsilio, nè i pasdaran del Borsacchio, che sperano in un ritorno al passato, né i legittimi proprietari di quei terreni che hanno provato speranze e delusione. Non siamo in presenza di un romanzo, anche se c’è di mezzo un personaggio che ce lo ricorda: Don Abbondio…  

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