IN ATTESA DEL 10 MARZO
di Massimo Di Paolo – Amministrazione comunale 2023-2024 a Sulmona. La sindrome del complotto è cessata. Calma piatta sotto i ponti. Le voci dei rumors dicono che la “pace è fatta” tra i competitors dell’ultima elezione; il Consiglio comunale di “Sulmona nostra” è un ologramma di una realtà numerica diversa da quella che appare. La storia del Cogesa con la scelta di Sposetti quale amministratore unico, sembra sia stato un farmaco prodigioso. Nessun governo di salute pubblica occorre più; remi in barca con la prua a favore di corrente. Vi ricordate il “sangue” e la passione pre-natalizia? La Nannarone come una polena ad indicare la strada? E la “nascita” della nuova giunta? Un parto difficile, ostinato per resistenza e dilatazione. Dopo la battaglia il silenzio. Anche della stampa! La legge dei contrasti ci insegna che quando due o più consiglieri di minoranza e di maggioranza si “avvicinano” la percezione diventa confusa. Oggi si descrive la maggioranza con un valore numerico variabile. Regionali alle porte: bocce ferme. Il Civismo mi direte? Involuto, scomparso tristemente o meglio mutato. Ora: le attese sono state molte per poter partecipare alla rivisitazione del governo della città perchè le condizioni spingevano per una soluzione urgente con meno inaugurazioni e più manutenzioni. Così sembrava. Siamo ormai avanti e il tempo dovuto, giusto e opportuno, scorre inesorabilmente mentre cresce lo sbigottimento e la ricerca di qualche segno o traccia (dicasi cambiamento). Di fatto alcune cose sono avvenute: due semafori sono stati rimossi come pure una fioriera, si sono anche visti nuovi segnali a diametro ridotto nel centro storico (rari in verità) ma siamo contenti. Poi c’è stata la presentazione dei buoni intenti che i nuovi assessori hanno rappresentato alla stampa locale; i “buoni propositi” che valgono naturalmente come impegno e anche per questo siamo contenti. Tutto bene tranne l’ultimo Consiglio comunale che con la nuova squadra al completo non ha brillato per toni, approfondimenti e qualità di dibattito. Tralasciando intercalari imbarazzanti per un Parlamento cittadino espressi forse per imperizia, o per errore o per distrazione da bar sport; e fatti salvi gli interventi della Consigliera Teresa Nannarone il cambio di passo non si è visto. Mancando il “casus belli” sembra tutto spento. Forse si sta progettando, o forse si sta studiando, o forse ci si sta confrontando, o forse si sta nascondendo, o forse si sta decidendo, o forse si sta analizzando, o forse è colpa degli uffici, o forse occorre capire: è meglio aspettare. Certo è che la città è preoccupata. Molto. Sembra che gli amministratori in carica inzuppino la brioche nello xanax al mattino. Giulio Cesare, dopo mesi di inedia e disorientamento, alla ratificazione della nuova squadra avrebbe esclamato alea iacta est. Ma forse fin da subito il dado lo avrebbe rimesso nel bussolotto visto che i primi ripensamenti già circolano nella maggioranza.
Ci resta sempre la “Cultura” -con la maiuscola- che ci ricorda quello che siamo stati e su cui speriamo di rintracciare un filone di unicità, di forza, di orgoglio, insomma ci sintetizza la storia di una Città un tempo grande ma ora alla ricerca affannosa di una nuova o rinnovata identità. Ci sono due tipi di occhiali con cui possiamo guardare la nostra storia amministrativa e politica recente e attuale. Quelli che isolano pochi fotogrammi di cose positive, di accadimenti interessanti, di sussulti che ci fanno dire che tutto sta andando per il meglio. È giusto indossarli, ci fanno bene, ci allietano, ci rassicurano, ci fanno fare sistema, rafforzano le reti sociali e le amicizie. Indossare gli occhiali dai “fotogrammi chiari” ci tutela sempre: non ci fanno assumere le posizioni “contro”. Poi ci sono gli occhiali alternativi che consentono di serbare la realtà, i fatti, l’immobilismo, la sciatteria, le criticità intoccabili e il tempo che passa. Sono visioni severe le seconde, ci richiedono autenticità e non ci permettono di aderire acriticamente ai fatti e alle evidenze. A seconda che si usi il primo o il secondo paia di occhiali tutto cambia. “Sulmona si rimette in marcia sulla zona 30” qualcuno ha scritto: siamo in tema. Il tema è la realtà di una città già immobile che attraverso un ambientalismo ideologico permette alla politica di non prendere decisioni su cose essenziali, urgenti soprattutto fanno evitare decisioni che possono dare fastidio. Mi andrebbe di suggerire una rivisitazione del film di Dino Risi Il Sorpasso, girato nel ’62 con un Gassman che trasudava vitalismo ed energia. Pensandoci bene non è fuori luogo. “Vitalismo ed energia per le amministrazione comunali: l’esperienza di Sulmona” potrebbe essere un titolo da scrivere o satira politica con il solito problema. Problema che non è mai di chi la fa, ma di chi non la capisce.
https://www.comingsoon.it/film/il-buono-il-brutto-il-cattivo/7360/scheda/
Bel film.
oh ma siete fuori di testa? la condizione di Sulmona è seria veramente. Un paesotto siamo diventati ma neppure curato nelle cose più evidenti fatevi una passeggiata alla villa comunale, o nei vicoli del centro storico viene la pelle d’oca. quattro signorucci che presentano libri senza un’ora di lavoro. altro che la città di Ovidio. mai scesi così in basso
Tra poesie giornalistiche e commenti altrettanto poetici
non mi sorprende che Sulmona sia in questo stato.
Datevi da fare e puntate al sodo che ormai la sopportazione
è agli sgoccioli.
Più che di “sindrome”, si tratta di una semplice “sospensione del trattamento”.
Dopo il 10 di marzo, a lettura del nuovo “bollettino regionale”, c’è chi gioierà per la scomparsa di pregresse sintomatologie dolorose in zone “basse e retro poste” e chi riprenderà a soffrire di gastralgia con dolori del tutto simili ai precedenti citati “pazienti”.
I “presunti” spin doctor, i “falsi baroni” dei primari, il luminare “spento” della scienza “politica occulta”, ma anche i medici “secondari” se il bollettino non reciterà nulla di buono per loro, torneranno nuovamente per “divino miracolo” in contrasto con la “scienza ufficiale”, riprenderanno con i lunghi lamenti e le dogliose lagnanze, e allo xanax statunitense, verrà rimpianto l’uniplus italiano, medicinale ritirato dal giugno 2022, così come dovrebbero essere costoro “spinti” al ritirarsi per il “dolore procurato a migliaia di corregionali”, con particolare recrudescenza applicata sulla “nostra tormentata vallata”.