ALTRA BRUTTA FIGURA DI MARCO MARSILIO, MESSO ALLA PORTA DAL SINDACO A PAGLIETA
di Luigi Liberatore – Ernesto Graziani, chi era costui? Tranquilli, non esce, assieme a Carneade, sempre da quel panegirico che stava leggendo Don Abbondio in onore di San Carlo. E’ un uomo in carne ed ossa, dei nostri tempi, e perché tutti lo sappiano: è il sindaco di Paglieta il quale ha messo alla porta il nostro governatore, Marco Marsilio. Proprio così. La vicenda ha aperto un “caso” politico in Abruzzo perché il sindaco di Paglieta, (un poco ruvido e arrogante), non ha voluto ricevere in Comune Marco Marsilio (un poco sciocco e prepotente). Siamo di fronte a una riedizione sfilacciata e sbiadita della lotta tra Montecchi e Capuleti, dei Guelfi e Ghibellini, combattuta sulla presunzione di acquisire qualche voto in più. Marsilio, il potente Marco Marsilio dei Fratelli d’Italia, si è presentato al Comune di Paglieta che è guidato da un sindaco avversario, un “rosso” che è candidato alle regionali coi Dem, il quale ha ritenuto la visita del presidente quasi una violazione del suo “feudo”. Spiego le mie convinzioni sulla faccenda e sull’uso di alcune definizioni riguardo al comportamento dei personaggi che hanno aperto il caso in questa sonnolenta regione. Graziani, il sindaco, non ha mostrato eleganza nel contesto, ovvero, non ha saputo interpretare il suo ruolo istituzionale, mostrando altresì arroganza quasi a voler dire: questa è casa mia. Difetto di preparazione o di valutazione. Il presidente Marsilio lo conosciamo abbastanza e l’appartenenza a Fratelli d’Italia, cioè al partito dominante qui come a livello centrale, pare che gli consenta di poter fare e disfare, di possedere un passpartout, il grimaldello che lo ha portato a commettere questa come altre sciocchezze. Vedi complesso Naiadi col famoso tuffo in piscina. Avrebbe dovuto esimersi dal presentarsi in quel Comune, di pomeriggio, col piglio del padrone, per lo più sotto elezioni quando di istituzionale non c’è più nulla e l’ansia da urna travolge uomini e cose. Alla sbarra, piuttosto, dovrebbero andarci i suoi consiglieri, o consigliori, proprio quel gruppo di fuoco (politico) che si è scatenato contro il sindaco di Paglieta per “lesa maestà”. Tuttavia ritengo che sua maestà Marsilio non se la sia proprio presa; esce da studi di filosofia, sicchè una ulteriore brutta figura a fine mandato ridicolizza più il suo cerchio magico che lui stesso. Che poi i Dem abbiano, come al solito, cavalcato la faccenda coi toni da pubblico ministero, mostra la inconsistenza degli aspiranti amministratori. Pure qui, difetto di preparazione.
Leggendo ho capito e riflettuto, in chiesa ci si và quando senti suonare tutte le campane, in contemporanea. Qualcuno ha fatto una mancanza nei confronti dell’altro. Sarebbe democratico saperlo e dichiararlo.
A fatto bene sotto elezioni la giunta regionale a dato soldi elemosine a molti gli ospedali non funzionao per salvare la pelle metti mano alla poca pensione io non sono un melone sono un cocomero verde bianco rosso
Dagli errori grammaticali si capisce bene!!!
Ma un buon esame di coscienza il carissimo sindaco di Paglieta riesce in tutta sincerità a farselo prima di prendere posizioni poco corrette nei confronti di persone come il nostro presidente Marsilio
Classici abbruzzoni spunti..non c’è da meravigliarsi, rispecchiano in pieno il corregionale x eccellenza.. .. ..Razzi, esempio ” genuino” della realtà regionale oggi.
Questo sindaco così arrogante e presuntuoso, come sia potuto diventare sindaco. Non conosce le buone maniere? Presumo sia di sinistra.
Razzi é l’espressione Berlusconiana del degrado politico in cui ci ha trascinato. Gli abruzzesi non sono come Razzi…. Imbecille
Che tristezza queste elezioni regionali. Quello è sguincio,quello è tarchiato,quello è indiavolato, quello è flebile, quello è mesto. Non esiste una persona di figura normale. Altra opposta diversa cosa le candidate peligne tutte giovani e belle, senza difetti nel fisico e Rovelli nella mente, che sembrano un gruppo di turismo sessuale a L’ Aquila come quelle che vanno in Africa.
Smettiamola una volta per tutte di continuare a definire governatori i presidenti di regione. Sono già una categoria ridondante dal punto di vista pratico, per come si sono comportati durante la tragedia della pandemia, cioè nei momenti in cui occorreva tirar fuori gli attributi e far valere le capacità politico/gestionali.