ALLA REGIONE !

di Massimo di Paolo – Anno bisesto il duemilaventiquattro. Sarà funesto con quel giorno in più che la tradizione vede come possibile portatore di sventure imprevedibili? Certamente gli astri non lasciano tracce favorevoli se si pensa che si aggiunge qualcosa in più al febbraio che di suo ha qualcosa in meno.

Gli anni bisestili almeno in Italia hanno fatto di tutto per entrare nel mondo della scaramanzia dopo essersi caratterizzati da tragedie indimenticabili. Il 2024 inizia con una condizione che caratterizza il mondo intero. Sarà l’anno elettorale più grande di sempre con la possibilità di destabilizzare gli equilibri politici e sociali mondiali. Saranno 76 i paesi chiamati alle urne e i report di The Economist riportano ad oltre 4 miliardi gli abitanti coinvolti, più della metà della popolazione mondiale. L’Europa, ma soprattutto l’Italia, si sta caratterizzando con i ritorni di brontosauri della politica scampati a scandali, processi a storie inquietanti. Si andrà verso le europee con molti ex: Cofferati, Turco, Formigoni, Castelli, Ventola, Soru, Letiziona Moratti. Ma non basta; l’Italia è il paese dei trasformismi, dei paradossi e dell’abbiamo scherzato. Uno per tutti: Marco Rizzo fondatore di Rifondazione comunista e del partito dei Comunisti italiani. Nel 2009 eletto segretario generale del Partito Comunista, ha dichiarato di entrare e costituire la lista “Indipendenza!” insieme a Gianni Alemanno già coordinatore dei giovani missini all’epoca di Almirante. Neppure la psicanalisi, antica o moderna, potrebbe darci una mano per capire. Chiudiamo l’angolo di campo e arriviamo al nostro Abruzzo e alla nostra Sulmona. Quando si scrive di elezioni nei piccoli centri si pattina su lastre di ghiaccio fragile. Assai fragile per le suscettibilità, perché tutti si conoscono, per i diversi “mandriani” sparsi a caccia di alleanze e di voti. Ogni testa è un voto è la regola di riferimento; il prerequisito per poter essere un politico. Se la politica è definita l’arte del possibile, citando Dagerman, prepariamoci in questo periodo di campagna elettorale per le regionali, a vedere abbattuti principi etici, parole date, propositi, abiti eroici, enfasi territoriali, amicizie. Sarà il momento delle mutazioni, dei tradimenti, dei compromessi. Palcoscenici dell’incerto.  Ma soprattutto per l’ennesima volta noi sulmonesi e peligni non facciamo crescere troppo la speranza dentro di noi. Con le premesse che ci sono finirà come al solito. Forse un rappresentante se saremo fortunati due. Che poco o nulla potranno fare.  

Occorre riconoscere però il coraggio di chi si candida in Valle Peligna per due motivi innanzitutto. Il primo per l’incertezza strategica; non a caso le candidate donne sono condensate sul nostro territorio. È la prova che la nostra valle resta strumento di conquista, di ricatto, di benevolenza, di elemosina. Un assolvimento all’obbligo della componente femminile nelle liste. I pezzi forti sono uomini e posizionati altrove. Di fatto; diversi nostri candidati saranno a completamento di liste più o meno manipolati nelle legittime aspirazioni, in qualche velleità e in alcuni egocentrismi. Certo il ragionamento ha delle rare eccezioni che solo dopo le elezioni si potranno verificare. Speriamo almeno che più avanti quando gli schieramenti saranno stabili e definitivi si sappiano i motivi delle candidature nostrane, i perché, il come e il che cosa si vorrà fare in regione. Le elezioni regionali dovrebbero essere la testimonianza della democrazia periferica ma la storia ci ha insegnato che spesso, anche in Abruzzo, sono state esibizioni di facciata che non hanno garantito sviluppo, modernizzazione, equità tra territori, pari opportunità tra cittadini e, soprattutto, non hanno garantito all’Abruzzo quella differenziazione dalla cultura meridionale che ha trasformato, nei decenni, la politica locale a strumento privato per bisogni di potere. Come in Italia anche a Sulmona e in Valle Peligna si osservano giravolte iperboliche, cambi di casacca, passaggi di mano da giocatori di poker e grandi aspirazioni: economiche, di rappresentanza, di posizionamento e quant’altro. E il territorio? Con quale forza ci presentiamo, con quali contaminazioni culturali, elettorali, politiche; con quale unità di intenti e con quali premesse? Anche questa volta in ordine sparso. Ma a guardare bene forse le assenze di parte della minoranza nell’ultimo consiglio comunale narrano di una tattica e di una strategia sconosciuta ai più. Ma certamente non territoriale. 

4 thoughts on “ALLA REGIONE !

  • E quali sarebbero le nuove leve? Esistono? O sono fantasmi? I giovani ? I parolai senza alcuna esperienza? I nullafacenti? O i figliocci di borghesucci locali travestiti da ideologi di sinistra che aspettano la sistemazione anche politica? O gli intellettualucci che parlano commentano senza mai prendere il coraggio in mano per fare qualcosa? O i cultori della materia divergenti artisti commentatori che aspettano oboli, gestioni di strutture dopo aver fatto i portatori d’acqua ? O chi vive da sempre in agiate condizioni senza mai aver conquistato la pagnotta?

    • Sono coloro che potrebbero dare un diverso impulso politico, e che dovrebbero scardinare l’inefficacia di risultati per il territorio e riportare l’attenzione del governo regionale.
      O a lei va bene così com’è in vallata?

  • Esattamente, via i professionisti politici locali.
    Per quanto non fatto per il territorio nei mandati precedenti che i “SOLITI NOTI PLURI CAMBI CASACCA ZERO RISULTATI” lascino lo spazio a nuove leve.
    LO FARANNO?

  • È solo giusto che tutte queste strategie non funzionino poiché ormai i risultati si vedono e si gustano.
    È anche un peccato che le minoranze si siano suicidate e non riescano a funzionare o interagire.
    Non ci rimane che sperare la maggioranza riesca a riformare il lavoro, pensioni e sopratutto la magistratura, sempre con attenzione ad ambiente e salute.
    Chissà se qualche politico potrà o vorrà vedere la luce per un cammino importantissimo per noi cittadini ormai disgustati da questo andazzo.

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