TUTELA DELL’ORSO: STOP TEMPORANEO DELLA CACCIA AL CINGHIALE IN ALCUNE AREE DELLA MARSICA

Per la tutela dell’orso arriva lo stop alla caccia al cinghiale. “Facendo seguito alla richiesta del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise di assicurare le migliori condizioni di tranquillità e tutela della coppia di giovani orsi marsicani orfani della femmina Amarena, dopo aver incontrato il mondo venatorio, che ringraziamo per la sensibilità mostrata, si è convenuto di sospendere la caccia al cinghiale fino al 30 novembre prossimo all’interno di aree circoscritte ricomprese nel territorio dei comuni di Pescina (AQ), Gioia dei Marsi (AQ) e Lecce dei Marsi (AQ), con l’impegno ad attivarsi immediatamente per il recupero dei giorni di sospensione nel mese di gennaio” – è quanto dichiarano il vicepresidente della Giunta regionale abruzzese e assessore ad Agricoltura, Caccia, Parchi e Riserve Emanuele Imprudente ed il Presidente del PNALM Prof. Giovanni Cannata preannunciando la misura di mitigazione dei rischi sui due giovani esemplari fino al periodo del letargo.

One thought on “TUTELA DELL’ORSO: STOP TEMPORANEO DELLA CACCIA AL CINGHIALE IN ALCUNE AREE DELLA MARSICA

  • Se ci fossero ancora i Savoia questi assurdi divieti non potrebbero sussistere perchè agli orsi abruzzesi non gli hanno sparato solo gli omonimi marsicani di Sanbenedetto ma anche Vittorio Emanuele III perché il PNA era una riserva reale di caccia. ( e come nessuna legge oggi esiste verso la imputabilità di Mattarella se una mattina gli viene lo schiribizzo di andare a coturnici o a camosci o ad orsi nel parco).
    Ora , anche la cultura aquilana, purtroppo, per diligenza, non ho mai ascoltato che ne abbia fatto parola di considerazione e ricordo della figura , se un notevole economista oltre che innovatore umanista ,Benedetto Cotrugli, da Ragusa , vi è morto, a L’Aquila, dove era direttore della zecca e dove era sposata una figlia. Quindi glielo ricordiamo .

    Però è un sintomo storico che ribadisce come nei secoli passati l’ Abruzzo non era così italiano come oggigiorno dopo la cortina di ferro, perchè il maggiore mercato di scambi e di riferimento commerciale per secoli è stata la Repubblica di Ragusa dall’ altro lato dell’ Adriatico, raggiungibile in un giorno di mare molto piu’ agevolmente quindi che andare a Roma a Firenze od a Venezia che al tempo erano sempre estero seppur di stessa lingua italiana . Quindi tra le due sponde e’ passato totalmente di tutto, tutti i tipi di merce di genti e di animali imbarcabili sulle navi . Come si può perciò categoricamente escludere ora , alla nostra facile mentalità di una generazione di persone nate nei blocchi del dopoguerra e cresciute vittime della (necessaria) propaganda militare occidentale se abituati a neanche sapere della esistenza, o le percepivamo come terre lontanissime ostili ed irragiungibili, della Jugoslavia e delle altre nazioni balcaniche del patto di Varsavia,
    CHE,
    gli orsi presenti in Abruzzo non siano provenuti per mare da Ragusa sia con compagnie di circensi medievali od anche come cuccioli da regalo ( per esempio per il matrimonio a L’ Aquila della figlia di Benedetto Cotrugli) od altri motivi e poi rilasciati o rifuggiti in natura.
    Non sarebbero più una rara sottospecie Marsicana assolutamente della NATO e totalmente distinta dei brutti e cattivi orsi ostili balcanici. Ma i blocchi sono finiti da tempo e con una nuova visione più europea si dovrebbe dare una giusta collocazione filogenetica a questi animali per quelli che esattamente sono, anche nelle similitudini del DNA con l’ altra sponda ed i conseguenti adempimenti scientifici, con i piedi storicamente per terra. Cosicché i cinghiali non proliferano grazie ai divieti e ci possiamo azzardare a seminare qualcosa in campagna, con temeraria speranza di raccogliere.

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