COGESA, OLTRE AL DANNO LA BEFFA, I COMUNI SOCI TOLGONO IL RISTORO ECONOMICO PER SULMONA E PACENTRO

“Nella seduta del 20 ottobre scorso l’assemblea dei soci del Cogesa a maggioranza ha ritenuto di eliminare il ristoro ambientale per i Comuni di Sulmona e Pacentro”. E’ quanto rendono noto gli assessori comunali di Sulmona Catia Di Nisio, all’ambiente, e Katia Di Marzio, alle partecipate, in una lettera aperta rivolta ai sindaci soci, giudicando la decisione paradossale.

“Il contributo ambientale”, affermano Di Nisio e Di Marzio, “è un ristoro per i disagi ambientali patiti dai territori in conseguenza della presenza di un impianto, ed è data facoltà ai sindaci dei Comuni Soci, anche di quelli su cui non insiste l’impianto, di decidere se riconoscerla o meno.

Ora che l’impianto del Cogesa, sito nella frazione Marane, nel Comune di Sulmona sia un detrattore ambientale non è una novità, anzi diremmo che è un dato inconfutabile. Sono anni che le popolazioni che vivono su quei territori lamentano odori nauseabondi, traffico di mezzi pesanti e temono per la loro salute.

Nel 2022 è stata attivata dal Comune di Sulmona una convenzione con l’Agenzia regionale per la tutela ambientale (Arta) volta proprio al monitoraggio della qualità dell’aria, monitoraggio ancora in corso e di cui si avranno i risultati per la fine dell’anno. Un accordo che è stato attuato impiegando proprio una parte di quei fondi provenienti dal ristoro ambientale.

Perché la logica del ristoro ambientale parte proprio dalla considerazione oggettiva che la presenza di un impianto, anche qualora fosse gestito bene, rappresenta comunque una criticità in termini di impatto ambientale e paesaggistico, ed è dunque giusto che il o i territori che lo ospitano siano “compensati” economicamente, anche per mettere in atto interventi e progettazioni che attenuino quegli impatti. 

Tra l’altro questa cancellazione del ristoro ambientale viene in un momento di grande crisi economica e gestionale del Cogesa, ed è quindi un modo per fare “cassa”, per cercare, rastrellando un po’ dovunque, di coprire il grande buco economico creato nella gestione della società. E quei soldi nel capitolo “ristoro ambientale” per i Comuni ribelli di Sulmona e Pacentro saranno apparsi come una manna dal cielo, un modo per recuperare qualcosa e per “punire” l’azione di disturbo di chi in questi ultimi due anni ha esercitato, come previsto dalla norma, un controllo assiduo e profondo sulla partecipata. Magari sarebbe stato più giusto ed efficace, anche in termini di politica sulla produzione dei rifiuti, proporre delle tariffe di conferimento molto più pesanti per quei comuni che hanno ancora valori di percentuali di raccolta differenziata bassi. 

Ora, evidentemente, i sindaci che hanno votato a favore dell’eliminazione del ristoro, ritengono che l’impianto, comprensivo della discarica, non rappresenti un elemento particolarmente impattante sul territorio e sulla popolazione. 

Ci auguriamo pertanto, e sotto questo aspetto vogliamo essere fiduciosa, che in un futuro (molto prossimo) questi sindaci offrano la loro massima disponibilità ad individuare, sui territori di loro competenza, un sito per una nuova discarica, in cui conferire il sovvallo dei rifiuti di tutti e 64 i Comuni soci, tenuto conto che l’impianto di Sulmona è ormai in esaurimento”, concludono Di Nisio e Di Marzio.

2 thoughts on “COGESA, OLTRE AL DANNO LA BEFFA, I COMUNI SOCI TOLGONO IL RISTORO ECONOMICO PER SULMONA E PACENTRO

  • CHIUDETELA.
    Ritorniamo ai piccoli impianti di ambiti territoriali ben definiti e circoscritti in quanto oggi si differenzia molto di più e meglio, quindi si possono recuperare percentuali molto alte di Carta, Cartone, Plastica, Metalli e Vetro, che vengono remunerati dalle ditte che li recuperano e li riciclano, e poi l’umido è facile gestirlo con piccoli impianti di compostaggio singoli o collettivi a valere specialmente nei Comuni medio-piccoli.

  • Lasciando perdere la completa ignoranza e disinformazione delle autorità che dovrebbero proteggere cittadini ed ambiente, incluso il nostro sindaco e tutti i consiglieri, le prove dell’avvelenamento delle falde acquifere e terreno in Valle Peligna sono già agli atti in tribunale dal 2019.
    I perpetratori e responsabili si sa’ chi sono o chi erano ma la procura e magistratura non fanno il loro lavoro e anzi impediscono qualsiasi azione punitiva.
    Per non parlare della corte dei conti che non ha ovviamente nessun potere poiché gestita da persone come magistrati e procuratori.
    Siamo allo sbando completo e come a Gaza, piovono bombe sul bombardato.

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