LA SPORCA PACE, PIZZOLA PRESENTA IL SUO LIBRO SULL’OBIEZIONE DI COSCIENZA
“La sporca pace, la mia obiezione di coscienza” è il libro scritto da Mario Pizzola che verrà presentato venerdì 20 ottobre, ore 17,30, all’Auditorium dell’Annunziata di Sulmona. Dialogheranno con l’autore il giornalista Angelo Figorilli, il vice presidente del CSV Abruzzo Gino Milano e lo storico dell’obiezione di coscienza Marco Labbate.
Nel libro Pizzola traccia il percorso culturale e politico che lo ha portato nel 1971 a rifiutare il servizio militare, esperienza dalla quale nascerà il primo diario da un carcere militare, quello di Peschiera del Garda. Quell’anno otto giovani, tra i quali Pizzola, diedero vita alla prima obiezione collettiva in Italia che porterà, dopo altri rifiuti di gruppo, nel dicembre 1972 al riconoscimento giuridico del diritto all’obiezione di coscienza e all’istituzione del Servizio Civile nel nostro Paese.
Alla maturazione della scelta di Mario Pizzola contribuiranno in modo decisivo le relazioni con personaggi quali il leader radicale Marco Pannella, il fondatore del Movimento Nonviolento Aldo Capitini, il primo obiettore del dopoguerra Pietro Pinna e lo scrittore Ignazio Silone.
Nel volume, pubblicato da Multimage, la casa editrice dei diritti umani, viene ricostruita anche la storia del Gruppo di Azione Pacifista (GAP) di Sulmona che, a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso divenne un punto di riferimento nazionale del movimento antimilitarista.
“Il concetto che io ho di Patria non si ferma ai confini dello Stato in cui casualmente sono nato, l’Italia, – scriveva allora nella sua dichiarazione Pizzola – ma si estende a tutta l’umanità (…). Io non credo che la guerra potrà mai cessare di essere un mezzo normale di risoluzione delle controversie internazionali fino a quando coloro che la fanno, o si preparano a farla, accetteranno di essere incasellati e giocare passivamente il ruolo che altri hanno programmato per loro”.
Oggi che due micidiali guerre, in Ucraina e nel Medio Oriente, rischiano di infiammare il mondo intero, è dovere di tutti, non solo dei capi di Stato ma anche dei cittadini comuni, spegnere l’odio, l’intolleranza e la violenza cieca che alimenta quel fuoco oltre il quale l’unica prospettiva è il suicidio dell’umanità.