NELLA CRISI COMUNALE SENZA SBOCCHI SI FA AVANTI PURE IL ROMANTICISMO…
di Luigi Liberatore – E’ una provocazione. Non può essere interpretata diversamente, soprattutto perché arriva da Elisabetta Bianchi, notoriamente sensibile, acuta e intelligente oltre ogni ragionevole dubbio, in quanto conosce la materia non effimera né volatile di cui si parla, specialmente se riferita alla palude nella quale è finita l’amministrazione comunale. L’esponente di “Direzione Sulmona” ha evocato una raccolta di firme tra i cittadini per obbligare la convocazione del Consiglio comunale, quasi che la proposta abbia in sé una forza coercitiva capace di rimuovere ogni ostacolo alla paralisi politica, con un velato (nemmeno tanto) sentimento di accusa nei riguardi del sindaco e della minoranza. E’ una provocazione, non ci sono dubbi, nemmeno sottomessa a propositi rivendicativi, che io temo sia sostenuta invece da una visione romantica di democrazia popolare, popolana in questo caso, più cha da un soffio di realismo politico. Elisabetta Bianchi la pensa così, e mentre io sto riflettendo sul suo breve comunicato, immagino che nemmeno stasera al sindaco, Di Piero, venga prospettata una piattaforma idonea a ricucire strappi amministrativi, ad attenuare rancori personali o a riannodare rapporti di antica amicizia lacerati da dissidi politici. Altro che socratica raccolta di firme ci vuole per disattivare la eventuale deflagrazione se al sindaco dovesse essere chiesto di sacrificare il suo vice, Casciani, o il presidente del Consiglio, Gerosolimo. La questione di Sulmona è racchiusa in un paio di mosse, o in una mossa sbagliata perché si possa continuare ad amministrare oppure scegliere di tornare alle urne. E non è neppure il caso di citare la questione delle prossime elezioni regionali quale motivo di dissidio interno, perché in fondo Sulmona, pur avendo un bel bacino elettorale, è frammentata così tanto da passare del tutto inosservata ai cacciatori di voti. Non fa gola più a nessuno perché non ha più leader, nessun riferimento politico affidabile e perentorio, tanto è vero che Elisabetta Bianchi evoca addirittura una raccolta di firme per trattare la vicenda, come in quei villaggi di un tempo in cui le questioni venivano decise dai saggi o dagli stregoni…
Si potrebbe andare peggio di così ???
Ma veramente non c’è più nessuno interessato ad un ambiente salubre e una sanità che funzioni ???
Stupefacente è il comportamento di questi amministratori che non ci vedono e sentono soprattutto sapendo che in Valle Peligna il Cogesa sta ammazzando di cancro tanti residenti inclusi loro.
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