SULMONA IN CONSIGLIO COMUNALE, OGNUNO PER SÉ E DIO PER TUTTI…

di Luigi Liberatore – Si dice che il proverbio sia toscano, tuttavia si ha ragione di credere che sia anche un principio biblico e che il detto popolare vada a braccetto con la vocazione per cui ognuno è chiamato a rispondere dei propri atti. Un commento puritano che si riferisce al titolo, afferma che quando si impiega la propria vocazione (quella di consigliere comunale in questo caso) per perseguire vantaggi oppure gloria per sé stessi, si tradisce la vocazione stessa (il mandato) e in tal caso non si serve né Dio né gli uomini. In politica, purtroppo, quel detto assume significati strani, e nel caso specifico della città di Sulmona è ancora un genere tutto da scoprire, e forse lo scopriremo davvero nella prima (sperando che non sia l’ultima) seduta del Consiglio comunale dove probabilmente si capirà se il sindaco dovrà dichiarare il proprio fallimento, sciogliendo l’assemblea per il ritorno alle urne. Questo preambolo, o chiamatelo come volete, mi viene suggerito dal comunicato della “fu” maggioranza con cui vengono marchiati come traditori i consiglieri d’opposizione che non avrebbero consentito di proseguire nel rinnovo delle commissioni per assicurare alla città altri finanziamenti, come nella vicenda del liceo “Ovidio”. Quel comunicato è davvero povero, pretestuoso e arrogante, superbo perché privo di qualsiasi elemento di autocritica, che ha finito per esacerbare gli animi piuttosto che facilitare la riapertura di un dialogo tra gruppi, gruppuscoli e gruppettari. Era quel comunicato che avrebbe potuto riaprire un margine di dialogo tra il Pd ufficiale e piddini fuoriusciti? Ovvero che si potesse tornare a infrangere il muro che divide il sindaco dai suoi amici di cordata che lo hanno sostenuto due anni fa? O che ancora si potesse avviare con l’opposizione, seppur da opposti recinti (un tempo si diceva su convergenze parallele) una manovra per il bene della città? Non me lo chiedo. “Chacun pour soi”, direbbero i francesi, e io dico ognuno per sé. Dio non mi va di nominarlo, non perché io non ci creda, ma per quelli che sarebbero tentati di farlo aggiungendolo al detto popolare, anche in questa vicenda che vede Sulmona soccombere al cospetto di chi sia stato eletto dai cittadini a consigliere comunale.   

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