LE SVEDESINE DEL CALCIO E L’IRRITAZIONE DI GRAVINA…
di Luigi Liberatore – Finalmente abbiamo rivisto il nostro Gabriele Gravina non più nelle vesti di presidente della Federazione italiana gioco calcio, ma col piglio, anzi cipiglio, di quando era presidente del Castel di Sangro. Ci volevano le calciatrici svedesi a restituircelo nella versione originaria, con qualche anno in più (molti, in verità), quando da manager rampante metteva in riga imprenditori e allenatori, imponendo il suo carattere brusco a sostegno dei suoi obiettivi, denudandolo adesso del suo aplomb istituzionale assunto da presidente della Figc. Gravina si è irritato dopo le dichiarazioni della calciatrice svedese, Kosovare Asllani, la quale prima e dopo la partita giocata contro la nazionale italiana nel Nations League a Castel di Sangro, peraltro vinta per uno a zero, ha avuto parole critiche rispetto alla sede scelta del match. La “svedesina” ha detto che l’hanno mandata a giocare tra i boschi, in una località dove ha visto più animali che persone, facendo capire che il suo gruppo avrebbe gradito esibirsi in uno stadio più grande, per un pubblico più numeroso, e non giocare a cospetto di pochi e seppur attenti tifosi. La replica alla censure della Asllani da parte di Gabriele Gravina sono state nella sostanza della vicenda ineccepibili, e forse per la prima volta lo abbiamo visto rabbuiato a ragione, sebbene abbia dovuto tradire il suo stile di incassatore per difendere la sua scelta e soprattutto per non tradire i legami che lo uniscono alla sua terra di adozione: Castel di Sangro. A quel fior di ragazza della Asllani possiamo darle torto, perché avrebbe dovuto capire che stava lì, anche se tra pochi spettatori, a giocare una partita di calcio e non a far passerella. La giustifichiamo, tuttavia, per conto della sua giovane età che l’ha indotta a pensare che l’avessero dirottata, dalla Scandinavia, in questa parte dell’Abruzzo montano a fare i ritiri spirituali e non a mostrare la sua bravura… Gabriele Gravina ha avuto una comprensibile reazione professionale perché Castel di Sangro, pur avendo un bacino ristretto di popolazione, per attrezzature e capacità sportive e ricettive è ad altissimi livelli. Non sono un sacrilegio le parole proferite dall’atleta svedese; la replica di Gravina ha restituito al territorio dell’Alto Sangro il manager sanguigno prima maniera, seppur sempre in giacca e cravatta, ma con qualche debolezza caratteriale senza più freni inibitori rispetto al suo incarico. Segno che pure lui sta invecchiando, come i nostri ricordi!
Questa Kosovare non ha capito nulla della accoglienza abruzzese. I boschi li abbiamo fatti venire apposta dalla Svezia mentre gli animali li abbiamo fatti venire apposta dall’Albania.
Dove li ha visti tutti questi animali non si sa. In tutti gli Abruzzi da tre milioni di pecore siamo decaduti a 160.000 pecore.. Magari ci fossero per davvero.
Stai bene ad investire milioni…