LIBERAMENTE – LIBERA SULMONA
di Massimo di Paolo – Una comunità si costruisce dalle ambizioni condivise, da un terreno comune, dal desiderio di affrontare le questioni difficili e cambiare il modo di fare le cose. Corriamo con altre persone per finire quello che altri hanno iniziato e che noi abbiamo iniziato. Si corre con le comunità locali e con una storia condivisa. Con i nostri mentori, con le generazioni a venire e con le prospettive future. Tu, sindaco di “Sulmona nostra”, con chi hai corso in questi due anni?
Per chi ha seguito e per chi ha “letto” l’azione politica e amministrativa sono molti i fatti e le azioni osservate. Sono anche chiare ed evidenti le contraddizioni emerse con l’impegno e le promesse fatte ai cittadini per ricevere il mandato. Fin da subito, il governo della Città, è stato caratterizzato da solitudine, rancori, paranoia e da quel “venticello diffamatore” che non dà spazio al perdono. Fin da subito l’amministrazione è apparsa isolata e frantumata in mille rivoli, in mille conflitti e in flebili aggregazioni amicali rette da improvvisazioni e decantazioni (non di Montepulciano). Poi le mezze verità: tante, evidenti. La prima è quella della ricollocazione in ambito regionale di Sulmona con il rafforzamento dei legami politici con l’Abruzzo e con i tavoli importanti. Una ricollocazione di rango, della Città e del territorio, utile e necessaria per contare ma mai avvenuta o ricercata. La seconda bugia sulla realizzazione di una visione fatta di prospettive nuove, di scelte fattive, di propositi dichiarati. Poi la menzogna più grave quella sul metodo. Legalità e trasparenza si diceva. Chiacchiere! Specchietti per allodole! Il metodo, caro funzionario, è dato dalla riorganizzazione del lavoro, dalla efficacia ed efficienza dell’agire amministrativo, dalla quantità di azioni, di regolamentazioni e di realizzazioni. Il metodo è fatto dal coordinamento tra la componente politica attuativa -la giunta- e la struttura esecutiva, tra delibere e attuazione; il metodo è dato dalle tassonomie delle scelte da sviluppare per risolvere e gestire i problemi della città; il metodo è dato dalla pianificazione di progetti e dalla regolamentazione dei rapporti; il metodo è dato dalla cura sistematica della città; il metodo è dato dall’impianto di organizzazioni funzionali correlate alle politiche giovanili, alle politiche scolastiche, al disagio, agli anziani, all’uso degli spazi, al rinnovamento urbano. Il metodo è dato dalla rivisitazione dei rapporti tra strutture in affidamento e gestori – impianti sportivi, servizi alla persona, strutture per la cultura e per il turismo – il metodo è dato dal perfezionamento e dalla creazione di servizi; il metodo è dato dai processi di controllo all’insegna dell’equità, dell’economicità e dell’efficienza. Non hai fatto bene, caro funzionario, anzi hai fatto male assai sfiorando il nulla; al di là di quello che, ormai sommessamente, dice la tua claque e i soggetti che hanno occupato, ai tempi, il carro dei vincitori.
Una giunta zoppa, senza sentire il dovere, lo spasmo o il tremolio della responsabilità. Senza sentire il bisogno di colmare assenze, di rinnovare deleghe e aree di competenza, senza sentire l’esigenza di verificarne gli indirizzi politici e la coerenza attuativa. La responsabilità del primo cittadino è evidente nei dettati istituzionali e prevede, in modo chiaro, la responsabilità del decidere. Mesi di polvere sotto i tappeti, di problematiche mai affrontate, di discorsi enfatici, di citazioni, di rimandi di negazioni; il gruppo, la condivisione, la partecipazione chiacchiere per non decidere. Tattica, tattica povera e becera per non catalizzare scelte, per non prendere decisioni. Le dinamiche del Consiglio comunale mai affrontate con tempismo, in modo chiaro e trasparente. Mai una risposta alle giuste e opportune eccezioni dei consiglieri di maggioranza, mai una scelta evidente e caratterizzante. Un quadro grave, con una comunità in sofferenza da anni, una situazione politica disgregata già dal primo mese di mandato, un agire stanco, affaticato, un ruolo vissuto per la coccarda; per rendite da posizione. Non è stato sufficiente l’ammanto delle manifestazioni estive, del teatro, della camerata musicale, della Notte bianca. Coperte di Linus corte, troppo corte, nate grazie a operatori di settore ma non sufficienti a coprire lo stato generale della Città e della mancanza; della mancanza di una guida, di un gruppo di elaborazione e di intervento. La mancanza di una politica sana, emergenziale, concreta, di confronto, priva di paura, di ombre, di conflitti. La vostra, caro funzionario, è stata una politica di ombre, di silenzi, di inesattezze, di errori, di rimandi. Un agire non alla luce del sole, ma nascosto, lontano dalla cittadinanza ma vicino ai pochi. Un tentativo di adeguata risposta ai feudatari che vogliono ancora comandare.
Veniamo alla conferenza stampa del 25 settembre 2023. Rimarrà nella storia. Una débâcle impressionante tra l’enfasi clericale e il tentativo di confutare l’inconfutabile. .
Il passaggio, maldestro, sul dichiarato dovere di evitare lo scioglimento del Consiglio comunale è apparso come il tentativo di chi cerca nuove energie per andare avanti, come se tutto sia stato una finta, uno scherzo; gli inglesi lo chiamano un “second wind” per poter ripartire; nella realtà l’inizio del tentativo di cercare il coniglio, o la “quaglia”, nel cilindro. Roba da democristiani della prima repubblica! Altro che la rinascita, il cambiamento e l’innovazione! Una rappresentazione della “sindrome di Stoccolma” dove il sequestrato s’innamora del sequestratore. Il sequestratore in questo caso è il “potere”, l’ologramma virtuale che il potere riflette su se stessi. Parole, parole che tutto cambiano affinché nulla cambi. Questa la rappresentazione di una conferenza stampa che si auspicava diversa, sincera, vera; una grande opportunità. Una rappresentazione della realtà senza paura doveva essere; priva di maieutica ma ricca di analisi, di obiettivi mancati, di precisazioni sulle cause, sui fatti, sulle condizioni politiche; fatta anche di scuse, di colpe e di responsabilità eluse. Una conferenza stampa che si aspettava ricca di coraggio e non di demagogia; un parlare a petto aperto alla gente comune che da troppo tempo è stata allontanata, negata, con un fare borghese da radical chic per radical chic.
La chiusura, da scaltro doroteo, esorcizzando l’arrivo del commissario prefettizio, ventilando la paura e la possibile catastrofe. Ma la storia ci insegna che nel passato, bravi commissari hanno fatto, per Sulmona, più di scadenti amministrazioni.
Sono stato nella partita politica del sindaco Di Piero con impegno e con forte convinzione. Nessuno pensava che sarebbe successo quello che stiamo vedendo. La catastrofe è già avvenuta!
Un bel leggere complimenti è stato nascosto nel suo lavoro da preside non si conosceva.
Un’analisi dell’ennesimo fallimento
Non si riuscirà più a trovare una soluzione per la questione Sulmona
Un’altro poeta fallito affligge questa redazione.
Invece di scrivere poesie dovrebbe candidarsi e mettere a posto tutto lui.
Ti do una missione che tutti evitano così potrai familiarizzare con il tuo vero lavoro.
Analizza, indaga e spiegaci come fa’ il Cogesa ad avvelenare l’ambiente e i suoi cittadini e come mai procura e magistrati non fanno il loro dovere ( insieme ad amministratori e politici falliti ).
Egregio Lorenzo,
puntuale e quasi sempre per primo, il suo commento.
Si è ben capito che abita nei pressi del “problema”.
Non “saturi” però gli spazi di partecipazione civica per un costruttivo confronto con l’unica conclusione che copia e incolla a piè di ogni articolo.
Le diamo una missione: in vista di muove elezioni, avvii la sua campagna elettorale come candidato alla carica di consigliere.
Chissà, magari riuscirà persino ad essere membro di giunta con delega all’ecologia e ambiente.
Potrà essere più utile e concreto.
In sintesi: liberilamente…