COGESA COME LA CASMEZ, BELLA IDEA FINITA MALE…
di Luigi Liberatore – Non sto qui a dirvi cosa sia Cogesa, a cosa servisse, né chi l’abbia gestita, né chi l’abbia usata! Ma l’acronimo di Casmez lo devo chiarire almeno per i più giovani: esso sta per Cassa per il mezzogiorno, un ente fondato nel 1950 tra i cui ideatori vi era Domenico Menichella, economista illuminato, che divenne poi governatore della Banca d’Italia. La Casmez nacque per dare una mano al Mezzogiorno d’Italia, autorizzata dal primo ministro De Gasperi a progettare ed eseguire opere ordinarie e straordinarie per il Sud d’Italia, per risollevare quelle popolazioni dalla miseria atavica se non dall’oscurantismo culturale. L’Abruzzo faceva parte del progetto, sicché la Casmez, tra le tante opere gigantesche per quei tempi, portò in tutti i comuni, e in tutte le case degli abitanti, l’acqua. Adesso può sembrare uno scherzo, ma non lo fu allora. Opere di captazione e di adduzione, termini che oggi ci fanno sorridere. Sapete come fini’ la storia della Casmez, oltre ad altre storie di ruberie che la portarono allo scioglimento? Portava acqua ai Comuni da cui non riceveva il pagamento, i quali, a loro volta, se la facevano pagare dai cittadini ma quei soldi finivano in feste patronali, bande musicali e pali della cuccagna. Divento’ perfino terreno di collocamento per politici trombati e scherani delusi. Casmez fu sciolta perché sommersa da debiti. Cosa c’entra Cogesa? Beh, questo consorzio di Comuni, nato per raccogliere le immondizie del Centro Abruzzo, dopo aver vissuto più stagioni nell’interesse delle comunità e con ragguardevoli risultati economici e finanziari, è finita coi suoi libri contabili in tribunale. Colpa di chi? Di quei Comuni che continuano a conferire immondizie e che non versano a Cogesa la tassa che riscuotono dai cittadini. Come allora, ai tempi di Casmez, coi soldi che finiscono in fuochi pirotecnici per il santo patrono. Cioè in fumo. Casmez fini’ per decreto nel 1992, come fu creata. Cogesa è in mano ai giudici e aivoglia a dire che si tratta risanamento finanziario e non di concordato preventivo. Cogesa, idea di un gruppo di sindaci competenti, finisce tra le maglie della magistratura a causa di cattive gestioni, di arrembaggi politici e di aggregati amministratori che adesso fuggono di fronte al disastro commesso. Cogesa finirà come la Cassa per il Mezzogiorno. Non devono temere operai e maestranze che comunque verranno ricollocati. Mi dispiace che una bella iniziativa sia finita tra le immondizie stesse di Cogesa e che soprattutto siano state sepolte le idee di Franco Gerardini, l’unico manager che poteva salvare l’azienda.
Strana analisi, un po riduttiva e “quantomeno” parzialmente errata nell’enunciazione.
A suo dire la colpa è solo “di quei Comuni che continuano a conferire immondizie e che non versano a Cogesa la tassa che riscuotono dai cittadini”, cosa verissima, ma a mio parere ha dimenticato di scrivere anche delle responsabilità amministrative e gestionali del consorzio che nulla ha fatto al riguardo, ma che anzi ha incrementato il crescere del buco finanziario e della discarica anche con prestazioni a favore dei Comuni morosi, entrambi pensanti forti di spalle ben coperte e ancor più forti della rete di fratellanza politica … o vuol far intendere proprio così?
Tu caro mio adesso ti accorgi di cosa è successo ????
E invece di supportare Gerardini non hai pubblicizzato le stupidate degli stupidi sindaci ribelli e hai scritto tante poesie per niente.
L’amministratore che cerca di fare funzionare il sistema non può andare bene e nessuno lo elogerà, perché rompe il sistema del favoritismo. Sarà elogiato solo quando non ci sarà più.