CIRCA 15MILA IN ABRUZZO DA AGOSTO SENZA REDDITO DI CITTADINANZA

Oltre 24mila percettori di reddito o pensione di cittadinanza; di questi, 14.700 rimarranno senza il sostegno a partire dal 31 luglio. Circa 31mila i cittadini che beneficeranno della Social card da usare per l’acquisto di generi alimentari. Questi i numeri per l’Abruzzo, analizzati dalla Cgil Abruzzo Molise, nel rapporto regionale ‘Reddito di Cittadinanza, formazione e social card 2023’. Obiettivo del sindacato è quello di “avviare un confronto con la politica e con le amministrazioni locali”. Il punto della situazione nel corso di una conferenza stampa cui hanno preso parte il segretario generale della Cgil Abruzzo Molise, Carmine Ranieri, Federica Benedetti, della segreteria del sindacato regionale, il coordinatore regionale del Patronato Inca Cgil, Mirco D’Ignazio, il presidente di Anci Abruzzo, Gianguido D’Alberto, e, in videoconferenza, l’assessore regionale al Lavoro, Pietro Quaresimale. Per quanto riguarda il reddito o la pensione di cittadinanza, in Abruzzo sono 24.213 i nuclei familiari percettori: erano 32.271 nel 2022, 33.928 nel 2021, 30.993 nel 2020 e 23.334 nel 2019. Ad oggi, a partire dagli oltre 24mila percettori, le persone coinvolte a livello regionale dalla misura di sostegno sono 45.857. L’importo medio mensile dell’assegno è di 530,88 euro. Dal 31 luglio il reddito di cittadinanza cesserà per 14.700 persone. Da settembre, ricorda il sindacato, continueranno a percepire il reddito di cittadinanza (fino al 31 dicembre 2023) solo quei nuclei familiari al cui interno c’è un minore, un disabile o un ultra sessantacinquenne. A partire dal primo gennaio, queste famiglie potranno chiedere l’Assegno di inclusione. Ai nuclei familiari con componenti dai 18 ai 59 anni, il pagamento del Reddito di Cittadinanza cesserà a luglio 2023; da settembre potranno eventualmente accedere al “Supporto per la formazione e il lavoro”, una nuova misura del valore di 350 euro mensili, che saranno erogati solo nei mesi in cui saranno attivi percorsi formativi. In tal senso, la Cgil esprime “preoccupazione per il fatto che la formazione non sarà prevista per tutti i percettori e perché non si conosce né la durata dei percorsi formativi né se questi siano utili per la ricollocazione”.