IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE È UN BENE DA TUTELARE E NON UN MODELLO DA BUTTARE (Seconda parte)

di Gianvincenzo D’Andrea – Fra i meriti indiscutibili del SSN c’è il fatto che abbia permesso a tutti i cittadini italiani, senza distinzione di censo, di ricevere gratuitamente le  cure per ogni malattia, anche  per quelle ad elevata  complessità di trattamento.
Come è stato unanimamente riconosciuto dalle istituzioni sanitarie europee e mondiali la Sanità Pubblica italiana  ha rappresentato un modello organizzativo capace di produrre risultati  di eccellenza in tantissimi campi e per questo motivo è stato molto studiato da altri paesi nella  realizzazione o miglioramento  del  proprio servizio sanitario.
Oggi,, però , alla luce dell”esperienza maturata in tanti anni si rende necessaria una diversa organizzazione operativa che faccia aumentare in modo sensibile gli interventi ( e gli investimenti) nel campo della prevenzione.
Perché se ,come abbiamo detto in precedenza, grazie alla qualità delle cure prestate il tasso di invecchiamento della popolazione è aumentato è  anche vero che le condizioni di salute complessiva della popolazione anziana in Italia non possono definirsi eccellenti.
Recenti dati prodotti dall’Istituto Superiore di Sanità parlano della presenza di almeno tre malattie croniche in trattamento negli anziani over 70 anni.
La presenza di tali malattie impone la necessità di cure protratte indefinitamente nel tempo , il  che ovviamente comporta alti livelli di spesa per i farmaci ,e non solo.
Molte di queste malattie croniche ( penso , ad esempio , alle malattie dell’apparato respiratorio legate all’inquinamento dell’aria) , potrebbero essere drasticamente ridotte se solo si attuassero politiche globali di prevenzione.
Finora  l’impegno  prevalente del SSN è  stato indirizzato verso la cura ottimale delle malattie ma molto meno è stato fatto per la prevenzione delle stesse.
Nella sostanza la Sanità Pubblica del nostro Paese è  riuscita a curare bene le malattie con farmaci efficaci e con interventi chirurgici spesso risolutivi con un dispendio economico elevato dedicando nel contempo poche risorse alla prevenzione delle stesse.
In sostanza è stato compiuto un grande sforzo per curare al meglio malattie che invece possono essere evitate con un’accorta prevenzione e con minore onere di spesa.
La cura  doverosa delle malattie anche con mezzi sofisticati ,e conseguentemente costosi, ha creato ,inoltre, un mercato ricco ed attraente per tutte le imprese del settore ( farmaci, apparecchiature ecc) e  per gli investitori privati che sono poco propensi a ridurre attività che generano profitti.
Spetta dunque allo Stato attuare un cambiamento dei programmi per la migliore tutela della salute dei cittadini,programmi che si preoccupino di incidere su tutti i fattori di rischio presenti nell’ambiente,nell”aria nell’acqua e nella terra.
C’è bisogno di un nuovo Piano Sanitario Nazionale ( l’ultimo è del 2006 ) dove sia ben evidente e progettualizzata l’attività di prevenzione delle malattie partendo dalla messa in atto di campagne di sensibilizzazione diffusa all’utilizzo dei vaccini o alla messa in atto delle buone pratiche di vita individuali.
Ugualmente utili risulterebbero le campagne di screening  per l” identificazione precoce delle malattie tumorali o degenerative.
In Italia secondo l’ISS vi sono 13 milioni di fumatori con una  quota consistente di giovani e giovanissimi fra i quali,poi, si registra anche un  consumo incrementale di alcool assai preoccupante per le conseguenze.
Si comprende quindi come  siano diversi i campi in cui realizzare attività di prevenzione per risparmiare a tanti connazionali malattie evitabili.
E si potrebbe continuare  con le malattie indotte da abitudini alimentari sbagliate o legate all’uso
massiccio ed indiscriminato degli antibiotici.
Un cambiamento di tale portata nel SSN si realizza solo se può contare sulla adesione convinta  di tutti gli operatori sanitari coinvolti .
E qui arriviamo alla nota dolente.
I dipendenti del SSN sono fra i meno pagati fra i paesi più avanzati dell’UE ed anche per questo motivo in molti stanno passando nella sanità  privata.
Sarebbe indispensabile  un intervento da parte del Governo per riequilibrare una situazione economica stipendiale che vede i medici e gli infermieri italiani penalizzati rispetti a tanti colleghi europei.
I dipendenti del SSN sono dipendenti statali e spetterebbe quindi allo Stato dimostrare concretamente quanto tiene ad una categoria di lavoratori che in occasione della pandemia COVID è stata oggetto di apprezzamenti e riconoscimenti unanimi.
Sono in corso le trattative per il rinnovo dei contratti di lavoro ,peraltro scaduti da diversi anni , ed il Governo ha avanzato una proposta di incremento stipendiale per i medici pari al 3/4 %.
È un dato che si commenta da solo e che deve spingere tutti i cittadini a riflettere sulle conseguenze di un progressivo scadimento del ruolo e delle attività  finora svolte dal SSN ed a mobilitarsi perché un modello di gestione dei bisogni di salute della popolazione italiana ,dai meriti indiscutibili, venga consegnato ancora più  efficiente alle nuove generazioni.