EMATOLOGIA A SULMONA, IL GOLGOTA DEI MALATI

di Luigi Liberatore – La fonte mi autorizza anche a fare nome e cognome, ma ciò che rimane ancora del pudore giornalistico me lo impedisce: perché ci sono in ballo persone, sofferenze e diritti negati. Avrei potuto anche assecondare l’esigenza di non espormi, di affidare la notizia al giornale come denuncia rituale, ma non me la sono sentita. Sono stato chiamato da un malato, da una persona affetta da leucemia, uno dei tanti che rimette la vita o la speranza di vivere nelle mani del reparto di ematologia dell’ospedale di Sulmona. Ho visto personalmente, anche due anni fa, pazienti essere rispediti a casa per mancanza di medici, o di essere rispediti a “settembre” quasi fossero studenti sfaccendati e non malati. Un calvario allora, stesso Golgota a due anni di distanza. Nulla di cambiato nello stesso piano dell’ospedale di Sulmona dove convivono oncologia ed ematologia, dove l’angoscia della sopravvivenza dei malati viene mitigata dall’affannoso andirivieni di pochissimi medici, pure loro sopraffatti dalla fatica e dallo stress. Costretti loro stessi a rimandare a casa pazienti per la impossibilità di seguirli, tradendo il fondamento del giuramento di Ippocrate il quale recita: “ Regolerò il tenore di vita dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio…” . Chi ha ritenuto, chiamandomi, di poter essere utile alla sua e alla causa dei malati non solo di Sulmona, ma di un vasto bacino che va dalla valle subequana a quella altosangrina, mi ha confessato di essere stato più volte reietto dall’ospedale di Sulmona e costretto ad andare a Pescara per mancanza di medici. “Un giorno mi sono trovato ad essere il trentottesimo malato ad essere visitato dall’unico medico in ematologia a Sulmona, perché quello stesso medico deve servire
anche l’ospedale di Avezzano”. Non sono affetto da voluttà polemica, ma di fronte a queste situazioni vorrei che
rispondessero, non a questo giornale, ma ai malati, i vertici della ASL i quali sono propensi a diffondere dispacci alle agenzie per investimenti milionari a proposito dell’ospedale di Sulmona, e a dimenticare gli affanni del reparto di ematologia. Posso consentirmi un solo accenno riguardo alla vicenda personale: chi mi ha chiamato è stato un elegante e “antico” amministratore della città di Sulmona, il quale spendeva allora la sua passione politica per il rispetto dei diritti e l’acquisizione di miglioramenti della vita dei cittadini. Il quale, secondo me, non insorge per se stesso pure adesso, ma per migliaia di malati per i quali si è sempre battuto.

4 thoughts on “EMATOLOGIA A SULMONA, IL GOLGOTA DEI MALATI

  • Tutto tristemente reale e vero, come da verifiche personali per visite e controlli, con tempi infiniti nei mesi scorsi. Non arrendiamoci per una lotta a favore di tanti altri.

  • Si fa di tutto per annullare la sanità pubblica a favore di quella privata. VERGOGNAAA

  • Nonostante le file di cui si parla la maggior parte dei malati oncologici soprattutto in ematologia va già da tanti anni a L’Aquila o Pescara perché l’ambulatorio di Sulmona va avanti con i dottori di Avezzano da troppo tempo. L’ambulatorio funzionava bene fino a circa 8 anni fa con tanti ammalati ed era efficiente in termini di attività . Rispettava i famosi standard della nostra sanità ? Io penso di sì. Ma perché gli standard non si applicano anche alla spesa media del cittadino per avere una visita di controllo ogni 3 mesi e dover andare a L’Aquila o Pescara ? (ci sono malati che non possono permetterselo! ) I vostri articoli su questo argomento sono preziosi e devono essere indirizzati con PEC agli innominabili managers, agli assessori alla Sanità: ma chi sono, dove sono cosa fanno questi illustri incompetenti ?

    • Però in piena pandemia l’amministrazione regionale ha deliberato per i dirigenti della sanità regionale solo per come indennità di posizione circa 80.000 €, che si è trascinato un aumento per tutti i direttor sanitari, sempre come indennità di posizione, di 50.000 € annui, prema avevamo un dirigente con solo il nome Testa vi lascio immaginare il cognome. Cari chiachiellis pelignensis.

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