LE COMUNITÀ EUSTACHIANE CAMMINANO INSIEME

Tutto è cominciato il 20 maggio scorso quando tre comunità patrocinate da sant’Eustachio (Matera, Campo di Giove e Acquaviva delle Fonti) hanno deciso di camminare insieme per valorizzare le proprie eredità religiose e culturali nel nome di colui che ha saputo incrementare con la vita propria e quella della sua famiglia il radicamento del cristianesimo nell’Impero Romano. Perché vera è sempre quell’affermazione patristica secondo cui il sangue dei martiri è seme per i nuovi cristiani. Il sangue versato non si limita al periodo storico del martirio. Ogni momento della vita del popolo cristiano viene fecondato da esso. Pertanto, con sant’Eustachio è possibile riattivare il coraggio della fede, la creatività della carità e la forza intraprendente della speranza. Non si tratta di una semplice devozione d’onore, ma di familiarità. Quest’ultima è sempre meglio della prima. È la vera devozione. I santi patroni devono diventare familiari e non solo degli esempi o modelli. Con loro ogni fedele deve poter dialogare, confidarsi e affidarsi. Sono i primi intercessori da invocare. Nella vita parrocchiale quotidiana, il santo patrono ha la corsia preferenziale nello sviluppo della vita evangelica della gente.

Le comunità di Tocco da Casauria, di Scanno e di Campo di Giove sono convinte di questa capacità di mentor del generale Placido, diventato poi sant’Eustachio. Il suo mentorato (in senso antico), acquisito già alla Mentorella (monte Guadagnolo), è una pedana di lancio e un sostegno nell’impresa quotidiana della nuova evangelizzazione nello spirito della sinodalità. È un punto forza per diventare un vero popolo di credenti. La trasformazione avvenuta nel magister militum, al servizio dell’imperatore Traiano, è prerogativa di chi decide di camminare in famiglia e con la famiglia. E questa decisione la prese dopo l’incontro con la “voce”, quella di Gesù che conosceva bene le sue “buone opere” e che desiderava la sua appartenenza a Lui. Ecco lo scopo della vita del tribuno romano: appartenere a Dio. E solo si cammina meglio insieme.

Il 1° luglio, una giornata voluta in onore di sant’Eustachio, le tre comunità succitate, dopo un dialogo fraterno tra i suoi parroci, si sono incontrate a Tocco da Causaria. Un programma, ben stilato da don Michele Persichitti, ha scandito l’intera giornata: dall’accoglienza festosa delle delegazioni al ricco buffet in ricordo del XXV anniversario di sacerdozio del medesimo don Michele. L’invitato d’onore del giorno è stato il rettore della basilica di sant’Eustachio Martire in Roma, mons. Mario Laurenti che è subentrato a don Pietro Sigurani, “il parroco dei poveri”, ritornato all’età di 86 anni (04 luglio 2022) nella casa del Padre eterno. Insieme al rettore c’era anche il Presidente XII Commissione Capitolina Permanente Turismo, Moda e Relazioni Internazionali della città metropolita di Roma, delegato dal sindaco Roberto Gualtieri, il consigliere Mariano Angelucci. Si è voluto in questa felice occasione dare forma ad un patto di amicizia tra i comuni intervenuti, che permette da ora di attuare vie concrete per rinsaldare l’appartenenza a Dio: condivisione di eventi parrocchiali significativi, percorso per pellegrini nella scoperta della figura di sant’Eustachio, lo scambio culturale e religioso come avvenuto lo stesso giorno con l’esposizione delle reliquie venerate nelle tre parrocchie abruzzese che beneficiano della protezione e del patrocinio di sant’Eustachio. Altre iniziative (a livello civile e religioso) saranno perfezionate per creare un legame duraturo per il bene dei fedeli e sostenere la necessaria testimonianza di fede in una società sempre più globalizzata e fortemente liquida.

Un ringraziamento speciale a Dio che ha suscitato questo slancio di fede in mezzo al suo popolo guidato dai tre parroci rispettivi. Sono stati sostenuto nel dovuto modo dai tre sindaci. La forza parrocchiale e la forza amministrativa camminano insieme per tracciare percorsi di vita migliore per i cittadini. In questo senso il bene di tutti è il binario che stiamo percorrendo perché esso manifesta meglio l’appartenenza a Dio, unica sorgente di vita.

Nkoutama