SANITÀ PUBBLICA, ADDIO?

PRIMA PARTE
di Gianvincenzo D’Andrea – Sulle condizioni di evidente sofferenza del Servizio Sanitario Nazionale (che in alcune regioni del Sud è in fase preagonica) ho già espresso qualche tempo fa.alcune riflessioni assai preoccupate, ma dopo aver letto i dati pubblicati in  un quotidiano a diffusione nazionale mi sono convinto  che per la Sanità Pubblica del nostro Paese, in assenza di interventi governativi immediati ed economicamente consistenti, il futuro potrebbe essere assai nero o addirittura non esserci.
E non credo di esagerare.
Archiviata la pandemia COVID (e le numerose criticità messe in evidenza in quell’occasione) e rapidamente dimenticati i sacrifici e lo straordinario impegno del personale sanitario, medico ed infermieristico, (all’epoca  definiti angeli ed eroi), per contenerne la diffusione  ed i conseguenti effetti devastanti nulla  si è  fatto per risolvere i problemi esistenti ed alla fine tutto è rimasto come prima.
Gravi carenze nell’organico, turni di lavoro massacranti, ferie e riposi non goduti, tante ore di straordinario effettuate e non sempre pagate .
Con una situazione così pesante in tantissimi  dipendenti è scattato il desiderio di abbandonare il Servizio Sanitario Pubblico ( SSN) per scegliere altre realtà lavorative.
Circa 10 mila medici ,secondo Pierino Di Silverio  Segretario Nazionale dell’ANAAO (il sindacato dei medico ospedalieri) si sono informati sulle procedure per accedere al pensionamento , modificare il loro contratto di lavoro o presentare le dimissioni.
Sembrerebbe l’annuncio di una grande fuga dagli ospedali  che metterebbe in ginocchio la sanità ospedaliera, e non solo! Le liste d’attesa per i ricoveri ordinari, gli esami  e gli  interventi chirurgici programmati si allungherebbero a dismisura con il risultato di vedere i pazienti indirizzarsi ancor più verso la sanità privata che negli ultimi anni ha visto crescere in maniera considerevole la sua attività ed i suoi profitti.

Ciò che succederà questa estate nei Pronto Soccorso e nelle Sale Operatorie sarà una spia molto precisa di ciò che potrà  succedere nel prossimo futuro.
Ma , tornando alla ” fuga dagli ospedali” come si potrebbe dar torto ai medici  visto che sono costretti a pagare le conseguenza delle passate scelte governative e delle decisioni delle Direzioni ASL che, per risparmiare sui bilanci, non hanno proceduto alle sostituzioni di quanti sono andati in pensione negli anni, o meglio nei decenni, precedenti?
Cosa si può rimproverare ad un medico ospedaliero che decide di modificare o chiudere il suo rapporto con il SSN (perché non riesce ad usufruire di ferie e riposi, costretto ad effettuare in media 300 ore annue di straordinario  non retribuite?)
Come si può convincerlo a rimanere in servizio quando nell’ambito della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro ( scaduto nel 2021 ) la proposta del Governo prevede un aumento stipendiale medio del 4%? Un valore che rappresenta meno della metà dell’inflazione corrente?
Il medico ospedaliero italiano dovrebbe, poi, essere contento di continuare a percepire una retribuzione assai inferiore (poco più della metà) a quella di tanti colleghi europei ed anche della sanità privata?
Meglio dimettersi , allora,  e magari fare lo stesso lavoro di prima come medico a gettone guadagnando almeno il doppio dello stipendio precedente.
Quest’ultima situazione,inoltre, sta creando effetti esplosivi perché mette insieme nello stesso reparto, a svolgere lo stesso lavoro, medici con retribuzioni profondamente diverse.
Oggi ,dunque,si stanno pagando scelte assai sbagliate nella organizzazione sanitaria alle quali si aggiungono altri elementi ben noti da tempo.
Sulmona “Noi avevamo lanciato l’allarme che dal 2021 al 2027 sarebbe andato in pensione il 40% in più dei medici che escono dal mondo del lavoro – dice Filippo Anelli Presidente Nazionale degli Ordini dei Medici e Chirurghi- ma nulla è stato fatto ed ora la scarsità di medici specialisti nella Sanità Pubblica rischia di avere effetti devastanti”.
Bisognerebbe correre subito ai ripari ampliando ancor più  l’accesso alle scuole di specializzazione ( come ha già  fatto l’ex  Ministro della Salute  Speranza )  ma non si vedono decisioni in tal senso da parte del Governo.
E sopratutto bisognerebbe mettere in campo appropriati sistemi incentivanti per  aumentare il numero di medici che scelgono le specializzazioni oggi sistematicamente rifiutate perché ritenute meno gratificanti e più pericolose per la propria incolumità  personale quali la Medicina d’Urgenza e di  Pronto Soccorso o Anestesia e Rianimazione e le altre che non prevedono lo svolgimento di attività  libero professionale.
Basti pensare che lo scorso anno della disponibilità  di posti per la Specializzazione in Virologia il 78% è rimasto inutilizzato mentre per Chirurgia Plastica solo il 2%.
Ma come dicevo prima i problemi che affliggono la Sanità  Pubblica sono diversi ed ognuno di essi deve essere ben conosciuto per essere affrontato in modo risolutivo al fine di  evitare che il grande patrimonio ed i grandi meriti del Servizio Sanitario Pubblico nel garantire in modo uguale i bisogni di salute dei cittadini vengano definitivamente azzerati.
                ( continua)

One thought on “SANITÀ PUBBLICA, ADDIO?

  • Senza la riforma del lavoro e delle tasse/pensioni non si può fare nulla ma soffrire e in silenzio visto che una grande percentuale di cittadini evade le tasse anche quando impossibile. Anche se ti beccano ti perdonano e ti fanno i funerali di stato.

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