NON SANTO MA POLITICO: VANTAGGI E PRIVILEGI
di Massimo di Paolo – Il pezzo di questa settimana, accolto dalla rubrica “Strumenti & Parole”, esce in una Sulmona che ci restituisce, per mille notizie e vicende politiche, una città provata e disorientata. Soprattutto con un “motore” amministrativo penosamente inadeguato. Con gruppi politici che pasticciano ormai con una unica missione -tacitamente- condivisa: la pura conservazione di se stessi e dei gruppi che rappresentano.
Due aspetti sono emersi importanti che spingono a delle riflessioni e approfondimenti. Il primo: l’uso dei termini “atti contabili”, citati nell’ultimo consiglio comunale e su cui torneremo dopo l’approvazione del bilancio. Il secondo, molto interessante e al centro di tanta letteratura socio-politica, è la provocazione a definire un “elenco di vantaggi” che possono rappresentare i motivi che reggono l’impegno politico. Che dettano le spinte interiori ad esporsi e a rendere, la propria persona, figura pubblica caratterizzata da un habitus “specie specifico” di chi fa, della politica un credo, se non la principale attività personale. Studiando il passato della città si potrebbe scegliere, come metodo di rilevamento, l’analisi di percorsi di vita politica dei nostri più noti rappresentanti storici; o si potrebbe fare una statistica per età, titolo di studio, professione, sesso, adesione e colore ideologico; o si potrebbero effettuare dei raggruppamenti di ruoli ricoperti, di atti amministrativi firmati; ancora si potrebbe tentare di individuare le sole azioni attuate, dai singoli politici locali, portatrici di benessere sul territorio. Appare evidente che si tratterebbe di campi di ricerca complessi se pur interessanti e significativi. Resta più semplice, per la nostra riflessione, riportare ciò che alcuni studi di noti commentatori e ricercatori hanno individuato per rendere più autentiche le ragioni che sottendono i comportamenti di chi fa politica. Il vissuto popolare e le ricerche sociali, non rappresentano più il politico come un monaco esegeta o un missionario votato alla causa di un territorio. La storia italiana nuda e cruda, ci riporta a figure ambivalenti, a pezzi bui di cronaca, a processi di arretratezza e di controllo delle istituzioni. Sempre più si è andata affermando la configurazione di caste e di gruppi di potere che gestiscono la cosa pubblica attraverso la politica. Gli studi sui profili di personalità e sulle tipologie di leader politici hanno portato molti chiarimenti offrendo prospettive di analisi interessanti. Innanzitutto i “vantaggi riscossi” dall’agire politico, sono spesso taciti e non evidenti perchè l’amor proprio del politico, è sempre affamato e altera drasticamente la percezione soggettiva della propria posizione in rapporto agli altri. Una voce interiore agisce all’orecchio del leader decretando il diritto ad avere un posto preminente di fronte agli altri. Oggi ancora più evidente con l’uso dei social e con la professionalizzazione della politica.
Sicuri di sé, compiaciuti, affascinati dal proprio riflesso, restano assetati perennemente di conferma, di adesione, di scelta, di unicità, di potere. I vantaggi, i privilegi ricercati, ottenuti, rinnovati, ammassati sono prevalentemente focalizzati su alcune componenti personali. Certo ci sono anche motivazioni correlate ad incarichi, ruoli, funzioni riconosciute da prebende, compensi, stipendi che restano per pochi. Le dimensioni correlate al nutrimento delle componenti intime, narcisistiche e di funzionamento personale tra l’interno e l’esterno di sé, sono i vantaggi e i privilegi più importanti. Sicuramente il vecchio Freud avrebbe spinto ben oltre l’analisi. I tre vantaggi dominanti: il piacere di sentirsi leader e di vedersi riconosciuti come portatore di verità; l’apprezzamento delle proprie idee e della propria personalità; la sensazione che tutto sia dovuto.
Arriviamo all’elenco: la politica nutre, sfama dando visibilità; offre un accesso facilitato ai servizi, alle istituzioni; crea la partecipazione ai tavoli decisionali; permette un allargamento dei sistemi relazionali; concede vicinanza e accesso ai vertici del potere e delle istituzioni; genera potere di scambio; sostanzia un maggiore riconoscimento; fa acquisire potere amministrativo e di scelta. Permette l’ingresso a logge locali formali o sostanziali con il riconoscimento quale membro di élite sociali. E non è poco.
Per onestà non bisogna dimenticare i costi da pagare agli anni di attività politica. Chi sceglie di fare politica con continuità è destinato a vivere in uno stato di continua “attivazione” per poter mantenere i vantaggi, incrementarli o rinnovarli. Schiavo di quel “odi et amo”, cronicamente dipendente dalle lodi delle persone che si vorrebbe considerare “inferiori”: elettori, membri di partito, consiglieri di coalizioni, tecnici, intellettuali. La negazione delle proprie idee, la contrapposizione, la negazione della persona o del ruolo aprono campi di battaglia dove si realizzano gli “itinerari del rancore”. Quali sono i proverbi più amati dai politici di carriera? Chi semina vento raccoglie tempesta; chi mal semina mal raccoglie; chi di spada ferisce di spada perisce; occhio per occhio dente per dente; perdonare ma non dimenticare. Questo è! Ma c’è altro ancora. Non attraverso concorsi, esami, valutazioni, responsabilità formalizzate, ma mediante un percorso di formazione astratto fatto di vicinanza e partecipazione. O meglio di affiancamento al mentore, al politico del momento. Un periodo di servitù per passare da “portatore d’acqua” a “scherpa”. Poi la parte più difficile: diventare “capobastone” locale e restarci negli anni.
In tutto questo troviamo i motivi dei comportamenti “gattopardeschi” perché ricoprire una posizione di “leader politico” è come detenere una licenza di pesca: non garantisce di portare a casa il pesce.
Tanta poesia per dire che la politica è ormai finita se non fosse per il cittadino medio ignorante, bastonato e riverente che aspira a sopravvivere.
Dopo gli ultimi funerali di stato si capisce cosa ci meritiamo e aspiriamo.
Ben venga una rivoluzione che tanto non risolveremo niente al momento.
La mia paura oltre a vedere cittadini avvelenati e l’ambiente non tutelato, è che soffriranno solo i più deboli.
Non sono i dati statistici che interessano al cittadino, per lui è bastevole unire al nome del politico i risultati del suo mandato.
Il vissuto popolare e le ricerche sociali è il confronto giornaliero di ogni famiglia a fine di ogni singola giornata.
Che ora lei ne voglia fare dei politici delle certe vittime da probabili carnefici non regge, se non si regge il sacrificio semplicemente si abbandona… gli aspiranti sono tanti e tutti pronti.
Il proverbio più in voga dal cittadino? Salta salta, il cetriolo sempre in xxxx all’ortolano.
Lo conosceva? Tanti i cittadini che lo conoscono e lo hanno vissuto sul loro xxxx, per i più svariati fra cui quelli politici.
Lo so, è un classico ma fa sempre male.
Per gli sherpa poi capo bastone, ben poco addestramento politico, qualcuno vi si trova per acquisito diritto dinastico, ma tanto allenamento pratico dell’intrallazzo e con ottimi “voti” e “pochi risultati”.
E per concludere, se il politico non porta sempre il pesce in casa, per il cittadino la “melangola” è garantita.