CRISI IN COMUNE, NANNARONE ATTACCA FRATELLI D’ITALIA: SONO IN MALAFEDE

“È curioso che Fratelli d’Italia anziché rispondere in maniera puntuale ad un comunicato di alcuni consiglieri di opposizione si concentri sulla sottoscritta, precisamente sulle mie affermazioni in risposta a chi mi accusa di perseguire “vantaggi personali” senza ancora dire quali”. Alla vigilia dell’importante  consiglio comunale sul bilancio di previsione che si terrà sabato 17 giugno, dalle 8,30, la consigliera comunale di Sulmona Liberi e Forti Teresa Nannarone torna ad attaccare gli esponenti di Fratelli d’Italia chiedendo chiarimenti sulle accuse che le sono state rivolte di aver ipotizzato un accordo tra il Partito democratico e quello della Meloni per far cadere il sindaco Gianfranco Di Piero.
“Bene avrebbe fatto Vittorio Masci in Consiglio a chiedere prima al Pd quali fossero i miei vantaggi personali, piuttosto che chiedere conto delle mie risposte, perché non sono io a fuggire da alcuna domanda (la seduta è su Civicam) ma il Pd”, prosegue Nannarone precisando che sia il capogruppo Mimmo Di Benedetto che l’assessore ai Lavori pubblici nonché vicesindaco, Franco Casciani, hanno abbandonato l’aula proprio prima che Masci leggesse il suo ordine del giorno, proprio per sottrarsi al confronto in consiglio e alle risposte.
“Parimenti è bizzarro che si imputino alla sottoscritta dichiarazioni su accordi tra Pd e Fratelli d’Italia”, incalza Nannarone.
“Indichino quando e dove avrei reso “recenti pubbliche affermazioni su presunti e segreti accordi fra il gruppo del Partito Democratico e quello di Fratelli d’Italia, tesi alla caduta del Sindaco Di Piero e della sua amministrazione”, come scrivono nel comunicato. Perché sono curiosa di sapere se sono io a soffrire di dimenticanze o loro in malafede”.
“Resto perciò in attesa di una risposta anche da Fratelli d’Italia, che spero voglia in questo distinguersi – conclude l’ex presidente del Pd – Diversamente sono certa che i cittadini sapranno fare le dovute valutazioni sull’inconsistenza e sulla ambiguità delle loro condotte mascherate da falso perbenismo”.

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