BASTA CON LA STORIA DELLA NECROPOLI, LA CITTÀ DI SULMONA È GIÀ UN SEPOLCRO
di Luigi Liberatore –
Non sono un dipendente della Snam (magari), e purtroppo non ho più nemmeno la pazienza o la forza di tornare su argomenti che per me, una volta trattati, non sviluppano più passioni. A meno che emergano fatti e aspetti che mi siano sconosciuti o sottratti alla mia analisi che rimane, per la dovuta precisione, una opinione che prego quel mio lettore di valutare alla pari di chi non la pensa come me. Devo tornarci, tuttavia, con la medesima ostinazione che anima gli ambientalisti. La vicenda
della realizzazione in località Case Pente di Sulmona di una semplice centrale a gas di spinta, assimilata ad un ecomostro, è ormai un racconto che ha varcato i confini della stessa regione
Abruzzo, non tanto per la particolarità tecnica in sè, quanto invece per le fantasticherie che ancora l’accompagnano. Gli ambientalisti di Sulmona, che con la catena di Sant’Antonio hanno attratto estimatori da ogni parte d’Italia, si sono opposti in maniera pregiudiziale al quel meccanismo evocando chissà quali disastri ecologici, attivando ricorsi a tutte le magistrature possibili. Mi sembra che manchi solo quella vaticana, ma è un dettaglio. In ogni passaggio sono risultati soccombenti in punto di fatto e di diritto, e soprattutto per il noto principio della reciprocità: Sulmona spinge il gas altrove, come il centro Abruzzo lo riceve da qualche altra parte d’Italia. Ma hanno sempre avuto dalla loro parte la politica locale che ne ha fatto merce di scambio ad ogni tornata elettorale, senza peraltro aver mai dimostrato una loro autonoma dignità, cioè slegandosi dal potere del momento. Lo stato, il governo, la regione Abruzzo, hanno deciso che quella centralE di compressione del gas si deve fare per un motivo di sicurezza nazionale in fatto di approvvigionamento energetico; adesso, come ultima chance, gli ambientalisti hanno cercato di dimostrare che quell’area sia rapportabile ad una necropoli, esibendo foto di piatti rotti, qualche spuntone di ferro (magari staccatosi da qualche vecchio cancello), di una anonima anfora e di un muricciolo realizzato in pietra incerta come una macera. Gli ambientalisti non sono ingenui, forse romantici, tuttavia scaltri allo stesso tempo da capire che questa loro rappresentazione possa bastare per inceppare il meccanismo della costruzione della centrale
turbogas a Case Pente. Tanto è vero che hanno fatto scomodare perfino il TG3, le cui stime di attendibilità tuttavia sono risibili. Vedete, io li rispetto gli ambientalisti per la pervicacia che
mettono nelle loro battaglie, molto meno per il giudizio che esprimono nei confronti di coloro, che come me, non la pensano allo stesso modo. Ecco, non capisco poi la dichiarazione pubblica
resa dall’assessore al comune di Sulmona, Catia Di Nisio, che ha detto che manderà in quell’area i vigili urbani a verificare non so che cosa. Io me la sarei risparmiata. La città è già sotto assedio per via di una amministrazione comunale che definire sudamericana è una generosa estrapolazione. Se poi di Case
Pente vogliamo farne pure una necropoli, allora davvero affidiamoci allo Spirito Santo.
E’ da apprezzare la precisazione del vostro redattore di non essere dipendente della Snam. Molto meno il suo auspicio di diventarlo. Del resto, con le cose che scrive, ne avrebbe tutte le credenziali.
Se il punto principale è dimostrare che c’è una necropoli avete già perso. La Snam non ha l’anello al naso.
Vedete, piuttosto che argomentare in maniera efficace la non necessità di costruire una centrale di stoccaggio del gas, cosa fanno alcuni argomentatori? Offendono chi la pensa diversamente da loro, anche sul piano personale, dimostrando poco rispetto per le posizioni altrui. A prescindere dal contenuto oggettivo della disputa. Buon proseguimento.
Tu caro mio dopo tutto quello che hai passato in carriera non capisci propio niente e anzi sei un danno al tuo mestiere.
Eppure ne hai avuto di opportunità ma non hai saputo prenderle o capirle.
Dichiarati incapace e smetti di scrivere poemi stupidi e insipidi.
Testo superficiale e pieno di pregiudizi, indegno perfino di un rotocalco di serie B.
Signor Liberatore, accetterebbe di fare un incontro pubblico con noi dei comitati per l’ambiente in modo che i cittadini possano giudicare le sue tesi e le nostre?
Forse uno spiraglio di dialogo si è aperto. Al di là delle coloriture presenti nell’articolo, lei infatti afferma che: “A meno che emergano fatti e aspetti che siano a me sconosciuti…”. Ecco,
si, vi sono aspetti che le sono sconosciuti che portano a concludere che il metanodotto e la centrale ad essa connessa sono opere inutili e che, essendo tali, farebbero risparmiare costi a cittadini e imprese (2,4 miliardi su progetto, chissà quanto a opera realizzata). Si tratta di risorse che potrebbero utilmente essere impiegate per lo sviluppo delle energie rinnovabili ed evitare di aggiungere nell’aria che respiriamo gas clima alteranti. Sempre disponibile ad incontrarla civilmente e pacatamente per darle gli elementi che sul tema ignora e che potrà valutare nella loro validità. Cordialmente. Pietro Di Paolo.
Risposta elegante ad una pecora belante.