OSPEDALE SULMONA, VIA LIBERA AL PRIMO LIVELLO E AL MANTENIMENTO DEL PUNTO NASCITA
L’ospedale di Sulmona riclassificato da secondo a primo livello. La riclassificazione del nosocomio del capoluogo peligno è contenuta nel piano di reingegnerizzazione della rete ospedaliera abruzzese, approvata questa mattina, approvata questa mattina dal Ministero della Salute. Alla riunione ha partecipato l’assessore regionale alla salute, Nicoletta Verì, insieme al direttore del Dipartimento, Claudio D’Amario, e al direttore dell’Agenzia sanitaria, Pierluigi Cosenza. L’organismo tecnico ha dato dunque il via libera allo strumento programmatorio. A Sulmona con l’ospedale di primo livello ci sarà il mantenimento del punto nascita, per il quale sarà attivato un progetto sperimentale (da sottoporre alla valutazione del Comitato Percorso Nascita nazionale). Il presidio di Sulmona sarà di primo livello insieme agli ospedali di Avezzano, Lanciano e Vasto, mentre Popoli viene classificato come ospedale di base, sede di pronto soccorso (insieme a Ortona, Penne, Atri, Giulianova e Sant’Omero) e Castel di Sangro presidio di area disagiata, sede di pronto soccorso (insieme ad Atessa). Tra le altre novità, la classificazione dei presidi medici h24 di Tagliacozzo, Pescina e Guardiagrele in stabilimenti ospedalieri rispettivamente degli ospedali di Avezzano, L’Aquila e Chieti, in cui ubicare specifici reparti specialistici. Inoltre la nuova programmazione regionale prevede, tenendo conto dei criteri di efficienza e di complementarietà di discipline in relazione ai bacini di utenza, la classificazione dei quattro ospedali dell’Aquila, Pescara, Chieti e Teramo con funzioni hub per le Reti tempo dipendenti (rete stroke, politrauma/trauma maggiore, rete emergenze cardiologiche estese). “Sono stati mesi di confronto intenso e proficuo con le strutture ministeriali – sottolinea l’assessore Verì – durante i quali abbiamo difeso e motivato le scelte fatte. In un territorio come l’Abruzzo, che ha gli stessi residenti del Comune di Milano, non potevano applicarsi pedissequamente gli stessi parametri di una grande area metropolitana estesa qualche decina di chilometri quadrati, perché non sarebbe stato possibile garantire l’equità nell’accesso ai servizi per tutti i cittadini. E devo dire che i componenti del Tavolo hanno compreso le ragioni alla base di questo piano, che supera sia le previsioni del decreto commissariale 79 del 2016, sia quelle della delibera 824 del 2018, quest’ultima mai assentita dallo stesso tavolo tecnico”.