PARTITO DEMOCRATICO, INDIETRO TUTTA!!!
di Massimo di Paolo – Qualche punto percentuale in più c’è tutto, la “grande vittoria” a Brescia pure. Poi c’è il soprabito color biscotto della nuova segretaria Elly Schlein e il suo dire tutto e il contrario di tutto. Ma non sembra che le vacanze fatte per il forte stress e “l’armocromia” stiano risolvendo la questione del partito democratico. Certamente il passaggio, dalle vesti rivoluzionarie e del “tutto a sinistra”, ai tailleur e alle immagini da Photoshop dell’Espresso, hanno provocato gli effetti di uno scivolone politico. Però altre sono le cose che preoccupano. La sinistra perde per altri motivi: alle amministrative si è perso. Il partito democratico non riesce ancora a sentire e a ricostruire una identità. Le lotte intestine non sono sopite e la capacità di creare un ambito di riconoscimento collettivo ancora di più. Ai tempi della nascita del PD si diceva che era avvenuta una “saldatura a freddo” tra culture, storia, prassi e organizzazioni di partito radicalmente diverse. Già allora, estate 2007, c’erano incertezze sulla contaminazione tra Margherita e DS. Il presagio si sta avverando. Un fiume di migranti sta uscendo dal partito per incompatibilità con Elly e con le poche cose chiare dette. “Tutta a sinistra!”: l’ordine impartito. Famiglie divergenti, utero in affitto, gender, sfrontatezza verso quella parte significativa dei cattolici, indifferenza verso quelle modalità di appartenenza dei moderati liberisti che guardavano con interesse i diritti di uguaglianza insieme alle regole del mercato. Enrico Borghi, andando via dal partito, ha alzato le paratie e l’acqua ha iniziato a defluire. Subito dopo Caterina Chinnici, Andrea Marcucci, Giuseppe Fioroni, Marianna Madia, Lia Quartapelle, Piero De Luca e Guido Bodrato, Pina Picieno, Giuliano Pisapia, Serracchiani e Gori in sofferenza, per ultimo, almeno per ora, – quel sette a denari- di Carlo Cottarelli. Giorgio Merlo ex parlamentare con il libro -Il centro. Dopo il populismo- (edito Feltrinelli), ha aperto le danze presso l’Istituto Sturzo chiamando a raccolta i vecchi della Magherita, ex democristiani, Dem cattolici, intellettuali, costituzionalisti, in sostanza la rappresentanza della cultura moderata italiana. Impossibile rifare la DC, ma occorre abbandonare la radicalità di sinistra, per una Margherita 2.0.
Una politica di centro solida e non trasformista. Lontano dal modello Calenda-Renzi. Equidistante dai due poli, pragmatica e focalizzata sui problemi, riformista e moderna. Dici niente !
Questa la sintesi dei risultati dei primi mesi di innovazione del PD nazionale.
E anche in periferia le cose non vanno per il meglio. Il Pd locale quello di “Sulmona nostra”, diciamo che vive un imbarazzo politico non banale sorretto da immobilismo e fermo tecnico. La paura di fallire è forte e costante, con quattro consiglieri di maggioranza, una coalizione nata sui tavoli di partito e scelte di impostazione mediate da assessorati strategici con le due figure istituzionali di riferimento: vice sindaco e presidente del consiglio. Si rischia di rimetterci la faccia in caso di fallimento. Certo è che non c’è sintonia. Il “capitano” è fermo tra melina, errori amministrativi, Cogesa fuori controllo, PNRR difficile da affrontare per difficoltà progettuali, procedure e responsabilità. Dal bilancio arrivano zeffiri non proprio sereni con presagi di una “fatal quiete” politica e amministrativa. Sembra che perfino l’ordinario: la cura della città, sia fuori controllo, dimenticata, bagnata, parcellizzata. I dirigenti veleggiano senza rotta: suggeriscono ma non quagliano. Una nuova visione si diceva. Nuova non è la visione ma la consapevolezza. Tutti, a partire dai consiglieri di maggioranza, per finire alla segreteria del PD, sono ormai consapevoli che la situazione è diventata difficile, poco gestibile e priva di una linea di coordinamento. Si va verso la nuova segreteria regionale del PD – ma anche lì ci sarà da dibattere e guerreggiare-. Le “regionali” sono dietro l’angolo con le forze che si cominciano a muovere caoticamente per trovare nomi, alleanze e strategie. Non è un buon momento per il PD a Sulmona. Dibattito, contaminazioni, alleanze operative, presenze di giovani in sezione, organizzazione: ferm, tutto fermo. Occorre salvare la faccia almeno quella. Le cornamuse suonano a singhiozzo con notiziole di cronaca prive di sostanza. La pressione aumenta, i conti non tornano e il divario tra chi ha “assunto rappresentanza” e chi lo ha fatto votare aumenta per mancanza di unità di intenti. Di capacità e di coraggio. Non si riesce a proporre soluzioni, a strutturare strumenti, a creare un passaggio politico di ampio respiro. Nave arenata – mon capitaine- arenati i dibattiti, la crescita, le proposte di riorganizzazione, gli interventi, le azioni programmatiche. Tutti fermi tutti in silenzio: da piccolo paesone con sindrome da riconoscimento. Le attese sono tante ormai, non più paragonabili a quelle condivise e rapidamente dissipate nel post campagna elettorale. Il vero problema: non si riesce a proporre una onesta resa con le dovute dimissioni e la dovuta umiltà. Eppure sarebbe il momento per farlo. Con onestà e con profondo senso di appartenenza alla città.
Sulle pagine del Corriere della Sera, Alessandro D’Avenia nella rubrica -Ultimo Banco- ha proposto un bellissimo passaggio eha scritto: “Noi vediamo ciò che siamo. Scopriamo fuori di noi ciò che ci portiamo dentro”.
Sarebbe giusto osservare quello che volevamo fare e che non siamo stati capaci di fare. Riconoscerlo e andare via: per offrire una nuova occasione a “Sulmona nostra”.
l’ultima riflessione ad orologeria. quando si dicono le cose vere si alzano gli scudi. preciso e puntuale tutto chi è del PD ha ormai perso le speranze caro Mario e il tuo tentativo fa capire che sei tra noi deluso e ormai senza altro. vi sta sul caxxo la verità. non sono opinioni personali sono dichiarate da tanti a partire dal vostro ex presidente ad altissima voce. il passo indietro davanti le opinioni altrui lo devi fare tu. bella l’analisi e giusta purtroppo. come i vostri cronistri parlano devono parlare anche gli altri.
Quando un commento dissente parte la solita tiritera.
Quando si dicono le cose vere? E quali sarebbero le cose vere? Gli abbandoni che non sono abbandoni? Le cose vere sono i fatti e i fatti dicono che di quelli citati solo 2 hanno abbandonato il Pd. A proposito di quando si dice la verità. Le cose vere sono le foto modificate o il colore del soprabito? Ammazza che cose vere fondamentali in un dibattito politico su un partito.
Così per dividere le verità dalle opinioni,
Volendo essere ottimista la sua riflessione ad orologeria si riferiva al Pd locale. Bene. Non spetta a me difenderlo perché non è affatto esente da pecche.
Ma c’è anche un ma. Chi scrive dovrebbe aver dato nella sua storia politica dimostrazione di aver agito diversamente prima di criticare l’agire altrui. Bene non mi sembra che l’autore possa fregiarsi di questo diritto perché tutti ricordano la sua militanza nella Margherita e nel Pd e in quale Pd militava che certo non si può giudicare migliore dell’attuale anzi. E qui non siamo nel campo delle opinioni ma dei fatti basterebbe ricordare la vicenda del sindaco Ranalli, del presentarsi contro il Pd del votare contro il Pd di candidature contro di un Pd chiuso e gestito da figli e figliastri. Bene la domanda sorge spontanea ma dove era l’autore perché non ha sentito la necessità di rivolgere anche a quella gestione una qualsiasi critica? La risposta diciamo sorge spontanea più della domanda. Ps i passi indietro le fanno le basse opinioni di fronte alla dura realtà dei fatti e il difenderlo o il difendersi sotto mentite spoglie nulla togliere alla verità che è verificabile per chi ne abbia la voglia e l’onestà
Di quelli nominati hanno abbandonato il Pd soltanto due. Fioroni non stava nel Pd da tempo. Gli altri ci sono ancora. Cottarelli ha lasciato il senato non il Pd. Le analisi sulle armocromia, sulle foto,photoshoppate, sui soprabiti sono folclore e nulla hanno a che fare con la politica. L’analisi sulle amministrative è grossolana e qualunquista perché non tiene conto del fatto che risentono del vento che spira a destra da settembre e le liste le candidature non sono imputabili a chi è segretaria dai primi di marzo. Forse prima si scrivere servirebbe conoscere la politica nazionale e non quella locale. E se la sintesi del Pd nazionale è piena di inesattezze l’opinione su quello locale è un mero esercizio di opinioni personali. Anche perché le stesse cose che ha scritto le avrebbe dovute scrivere a suo tempo quando lui stesso faceva parte di un Pd che certo non brillava di luce migliore, anzi. Se gli attuali dirigenti devono fare un passo indietro, nel caso cadesse l’amministrazione sarebbe doveroso, lui dovrebbe stare sempre un passo indietro il passo indietro altrui.
Bello! porca miseria è bello.
complimenti per l’analisi condivisa in gran parte. peccato che le cose ancora una volta non vanno. peccato veramente.
È meglio non osservare quello che dovevano e potevano fare poiché ci sarebbe da sborsare anche per terapie psicologiche e i costi degli scempi sono già troppo alti.
Anche quando andranno via rimarrà sempre quest’aria di fallimenti amministrativi e politici che solo dei fuori di testa potevano combinare.
Ci sono ancora delle urgenze urgentissime che ancora nessun partito riesce ad affrontare per via di certe persone ormai più che compromesse.
Si può solo sperare che il primo cittadino possa tirare fuori la frusta e guidare gli amministratori sulla retta e unica via.
Quelli che abbandonano il pd perché troppo di sinistra (ma quando) lo fanno per mera opportunità. Il problema vero è che il PD non è un partito di sinistra, come vogliono farci credere, ma un partito seduto, lontano dai bisogni delle persone, dei lavoratori, dei pensionati.
Risposto il commento che stranamente prima appariva poi è scomparso.
Di quelli citati hanno abbandonato il Pd nazionale solo in due e basterebbe fare una verifica per avere contezza della leggerezza di certe affermazioni tuonate con la sicurezza di chi non sa di cosa parla. Cottarelli ha lasciato il senato non il Pd. Queste le premesse di un articolo che riporta con arroganza opinioni personali su fatti errati, i commenti su armocromia, foto modificate e soprabito diciamo sono folclore non politica, in questo articolo la politica è la grande assente. Sul Pd locale, certo non scevro da critiche, andrebbe però ricordato all’autore il Pd di cui faceva parte lui che non ricordo brillare di luce migliore. Se l’attuale dirigenza deve fare un passo indietro lui dovrebbe stare due passi indietro, anche per via di questa analisi egoriferite autoreferenziali e con premesse false. Se uno non conosce non segue non legge la politica nazionale farebbe bene a parlare di altro senza atteggiarsi a santone dalla verità in tasca.
Ps vediamo se anche questo altro commento sparisce come il precedente